ANCHE L'OVVIO E' IN BILICO (CARLOS)

martedì 29 aprile 2008

Il Mondo

Da piccolo t’insegnano che hai
tutto il mondo davanti,
poi cresci e ci finisci dentro,
da vecchio lo superi
e lo lasci dietro te.
Troppo lontano da piccoli,
troppo vicino e attorno da grandi,
da saggio poi lo tieni alle spalle.
Il mondo è così difficile da capire,
perchè nella vita rischi,
di non vederlo mai.

(Coperton Buick)

giovedì 24 aprile 2008

Non pensarci

Un Rocker disadattato e perdente, come nella miglior tradizione degli Outsiders, ritorna, dopo una deludente e marginale storia di convivenza nella capitale, a Rimini dalla sua famiglia.
Il protagonista Valerio Mastandrea, con look e sembianze da Lupin terzo, sarà colui che scardinerà le certezze dei famigliari per poi ricompattarne le sorti.
Le gag generate ad arte per demolire le certezze di una società e d’una famiglia costruite sulle (buone) regole, sono il fulcro di questa commedia leggera ma vibrante, ricca di inversioni ad “u”, progressioni, fermate e rapide ripartenze.
Il coprotagonista è l’attore G. Battiston, un R’n’R doctor con qualche anno in meno e molti chili in più, assolutamente spassoso, ironico, con quei piccoli occhi malinconici; se coperti da occhiali ti fa pensare a J. Belushi.
Il musicista da comprimario diverrà il perno della famiglia alla resa economica, con il fallimento della fabbrica da una parte, e quella sentimentale fatta di confessioni, tradimenti, abbandoni del tetto coniugale, tentativi di recuperare con storie che portano sulla strada di squillo d’alto rango, dall’altra.
La vera sorpresa, che ci regala il regista Gianni Zanasi, è l’aver messo insieme questi due attori talentuosi, nella piena espressione e performance artistica.
Speriamo che altri seguano l’esempio, senza lasciarsi scappare l’opportunità di lavorare con uomini brillanti e personali, cosa non molto diffusa nel nostro panorama cinematografico.
Non pensarci, oltre a divertire per un paio d’ore, potrebbe diventare per chi si ritrova con un paio di mosche in mano, uno slogan post elettorale.

(Coperton Buick)

lunedì 21 aprile 2008

Nord Est Pordenone

Ieri l'inserto culturale de Il Sole 24 Ore ha pubblicato questo interessante articolo di Tullio Avoledo, scrittore pordenonese.
(s.b.)

Lettera dalla città di P.
Il mio Nordest, terra straniera
Uno scrittore friulano racconta la sua giornata nel pronto soccorso di un centro industriale della regione: specchio di una società dove gli anziani e la piccola borghesia si sentono impoveriti e minacciati dagli immigrati
di Tullio Avoledo

Scrivo questa lettera da un posto che è ancora Italia ma che forse già non lo è più. Da quello che sembra in procinto di diventare, o forse già si sente, un altro Paese. Scrivo dalla città di P. (non uso il nome completo per pudore, o per un ostinato atto d'amore), in questo strano aprile che non sa trasformarsi in primavera. Scrivo con la sinistra, in una sala d'attesa del pronto soccorso all'ospedale. La destra è fasciata. Macchie di sangue filtrano attraverso le bende. Mi sono chiuso le dita nella portiera dell'auto, un'ora fa, e da un'ora attendo che un medico trovi il tempo di occuparsi di me. Deve avere pazienza, ha detto l'infermiera. Così ho slacciato la cravatta e mi sono seduto in questa strana stanza fatta a cuneo, con un distributore d'acqua vuoto e i poster che spiegano in tante lingue come funziona il servizio di pronto soccorso. Sopra ogni lingua c'è la bandierina di un Paese. Scopro così che il romeno è facile, e che anche alcune frasi in albanese sono meno ostiche di quanto mi sarei aspettato. Ho letto i cartelli per un quarto d'ora. Poi ho tirato fuori di tasca carta e penna e ho cominciato a scrivere questa lettera.
Ogni mattina, venendo al lavoro, mi colpisce la quantità di gente che si muove verso quest'ospedale, come in un pellegrinaggio a un santuario. È una folla dolente, fatta in gran parte di vecchi. Gente lenta, piegata, vestita di scuro; d'inverno sembra di vedere una foto in bianco e nero. La città che pareva nuova quando avevo vent'anni, la città cresciuta negli anni del boom, oggi è vetusta, imbruttita. I condomini del centro sono abitati ormai quasi solo da immigrati (che in città - anche a contare solo i regolari - sono il triplo della media nazionale). I negozi chiudono e vengono sostituiti da empori cinesi o da negozi etnici dietro le cui vetrine si vende di tutto, dalle scarpe al cibo in scatola. Spuntano come funghi le agenzie di lavoro interinale.
Identità confusa. I condomini del centro di P. sono abitati ormai quasi solo da immigrati. I negozi tradizionali chiudono e vengono sostituiti da empori orientali. I ricchi vanno ad abitare fuori città, in villaggi protetti da mura e telecamere
Nel fumo nero che si alzava dalle Twin Towers qualcuno colse apparizioni soprannaturali. Ma anche nel fumo che si leva dai camini e dalle strade di P. si può leggere qualcosa. Si può leggere il futuro. E non è un bel futuro. Quest'inverno il livello massimo di polveri sottili nell'aria è stato superato praticamente ogni giorno. Le malattie polmonari e cardiache sono in aumento. P. è una città vecchia, con impianti di riscaldamento obsoleti. Le sue strade sono percorse da troppe auto che avrebbero dovuto essere rottamate da un pezzo, o da poderosi Suv che non hanno mai visto uno sterrato e che in compenso bruciano un litro di benzina ogni quattro chilometri. Un potlatch mortifero, un Moloch di metallo e idrocarburi che divora la salute dei nostri figli.
Da quando sono arrivato, un'ora fa, la sala d'attesa si è riempita. Alle tre del pomeriggio conto diciotto persone. Sono quasi tutti anziani. I più giovani siamo io e una ragazzina di colore chiusa in mezzo a due genitori bianchi, ovviamente adottivi, che la soffocano di premure
molto più del gesso in cui le hanno ingabbiato un braccio. Può darsi che i due siano più giovani di me, ma hanno un'aria stanca, vestiti dimes¬si. Ogni loro gesto affettuoso brilla come un diamante nel grigiore della stanza, ma ti chiedi se sia un diamante vero o un coccio di vetro, che brillerebbe allo stesso modo. Di fronte a me c'è un uomo sui sessant'anni in tuta da lavoro, con un piede fasciato alla meglio e avvolto in una busta di plastica del Lidi, perché fuori piove. I Lidi e gli altri hard discount sono sempre più frequentati, anche da gente che fino a qual che tempo fa li sdegnava. Le tute da operaio so no invece una visione rara, in questa città che seppure è cresciuta intorno a un'industria; che è stata, per molti aspetti, un prodotto di quell'industria, la Z. Ora la Z. è proprietà di una multi nazionale svedese, e sta sperimentando tutte le variazioni possibili dell'esternalizzazione, della delocalizzazione, dell'outsourcing.,
La città di P. è un organismo all'apparenza relativamente sano, che nasconde dentro di sé un tumore. Se dovesse passare attraverso il triage di questo pronto soccorso sarebbe clas¬sificata con un codice giallo («non c'è immi¬nente pericolo di vita, ma la situazione è grave»). Mentre io ho ricevuto un codice bianco, che mi assegna un «tempo di attesa indefinito». Se il codice fosse stato verde, il tempo d'attesa sarebbe stato di due ore. Sono tutte cose che ho scoperto dai cartelli. Come stando qui ho scoperto, mio malgrado, dove hanno passato le loro vacanze le due signore dell'alta borghesia che pur potendo accomodarsi una accanto all'altra preferiscono parlarsi da un capo all'altro della stanza, raccontandosi le meraviglie di Petra e il loro scandalo per il ritorno in auge della Lega. L'operaio dev'essere un simpatizzante di Bossi, perché sentendole comincia a inveire sottovoce contro le due anziane. La bambina nera è spaventata. Ha occhi grandi, bianchi. Nel mio nuovo romanzo non ci sono più extracomunitari, per le vie di P. So¬no stati tutti sterminati. Mi chiedo se per l'uo¬mo arrabbiato che ho davanti ciò che ho descritto sarebbe un incubo o un sogno. Il fatto è che questa città, come tutto il Nord del Paese, sta diventando intollerante alla tolleranza. E vota di conseguenza.
Coi suoi proclami di solidarietà e di convivenza multietnica, la sinistra è diventata un partito di élite. I partiti popolari sono ormai altri, altri i valori di una piccola borghesia che si sente sempre più povera, sempre più minacciata. Che comprende - quando non applaude - gli omicidi di Erba. Le villette degli anni 60 magari non vengono ridipinte, ma si spendono gli ultimi soldi della pensione per dotarle di impianti d'allarme. I ricchi non hanno di questi problemi. Vivono in condomini esclusivi o in enclave come quella progettata a 5 chilometri da qui, circondata da un muro alto due metri e mezzo e vigilata 24 ore al giorno. I ricchi non fanno la spesa all'hard discount. Non viaggiano in treni sempre più sporchi e affollati, perennemente in ritardo. I loro figli studiano in scuole private. La prima linea contro i guasti di un'immigrazione incontrollata e del declino industriale sono oggi i pensionati, gli operai. Lasciati soli con le loro paure della Cina e dei Rom, o dei Romeni, o dei Romulani, o di chiunque parli un'altra lingua o abbia un altro colore di pelle. Con l'incubo di non arriva¬re con lo stipendio o la pensione alla fine del mese. Il Nordest un tempo ricco sembra la città assediata dagli zombi dell'ultimo film di George Remerò. Che lo sia o non lo sia, non ha alcuna importanza. Questo inverno ha visto il suicidio di intere famiglie a causa dei debiti, o della perdita del lavoro. La paura fa vedere mostri anche dove non ci sono. E da queste parti, oggi, regna la paura. Il benessere c'è ancora, ed è spesso ostentato, ma appartiene a un numero sempre più esiguo di privilegiati. Un giovane industriale, qualche giorno fa, lamentandosi dell'economia regionale in crisi, mi ha descritto come un modello di riferimento, quasi come un paradiso, la vicina Slovenia.
La Slovenia...
Attendendo il mio turno per essere curato mi chiedo chi curerà questo Paese. Se c'è bisogno che il codice da giallo diventi rosso perché qualcuno si preoccupi davvero. Quattro punti sistemeranno la mia ferita. Ci vorrà di più, temo molto di più, per guarire i mali della città di P.
(Il Sole 24 Ore - 20/04/2008)

venerdì 18 aprile 2008

Danny Federici

Ciao Danny
"Danny and I worked together for 40 years - he was the most wonderfully
fluid keyboard player and a pure natural musician.
I loved him very much...we grew up together."
Bruce Springsteen


Agenda del Governo

Nel primo consiglio dei ministri, del nuovo governo, sarà deciso che:
1) AirFrance ai francesi.
2) Alitalia ai Padani.
3) Alibaba’ ai quaranta ladroni.

(c.b.)

giovedì 17 aprile 2008

Quale orizzonte

Uno scritto di Franco Berardi, scrittore e filosofo italiano.
...
Gli operai hanno rifiutato di votare (come non capirli?) oppure hanno votato per i peggiori tra i loro sfruttatori (come non compatirli?).
Ma occuparci delle elezioni passate o di quelle future sarebbe pura perdita di tempo. La democrazia rappresentativa da tempo non ha più niente da dare. Ora ha chiuso ufficialmente i battenti.
E' già successo in Francia qualche tempo fa. La vittoria di Sarkozy è stata accompagnata dalla scomparsa della sinistra dalla scena politica parlamentare. Perché disperarsi se ora accade in Italia?
La sinistra, che avrebbe dovuto essere strumento di organizzazione dell'autonomia della società dal capitale, nel corso del Novecento si è trasformata in un ceto parassitario che succhia il sangue dei movimenti per tradirli in maniera sistematica.

Nella versione bolscevica quel ceto politico ha massacrato le avanguardie intellettuali e operaie. Nella versione socialdemocratica ha venduto le conquiste operaie in cambio di potere economico per le burocrazie. Nella sua attuale versione americanizzata si illude di poter condividere il potere con gli aguzzini. Non si accorgono gli americanoidi all'amatriciana che l'America dei loro sogni sta sprofondando, sconfitta dalla resistenza regressiva dei popoli islamici, e sommersa da una recessione senza vie d'uscita. L'Occidente sprofonda in una recessione che annuncia guerra civile planetaria. Questo lo scenario, questo l'orizzonte.

Ora la società non ha più difese, in compenso non c'è più il ceto politico che la parassitava.
Lasciamo perdere l'idea di ricostruire la sinistra, perché la sinistra non ci serve. E' un concetto vuoto, che si può riempire soltanto di passato.
La società non ha bisogno di un nuovo apparato di mediazione politica. Non ci sarà mai più mediazione politica. Il capitale ha scatenato la guerra contro la società. Non possiamo far altro che adeguare ad essa i nostri strumenti e i nostri linguaggi.

Non possiamo combattere quella guerra sul piano della violenza, per la semplice ragione che la perderemmo.
La società deve costruire le strutture della sua autonomia culturale: dissolvere le illusioni che sottomettono l'intelligenza al lavoro al consumo e alla crescita, curare lo psichismo collettivo invaso dai veleni della paura e dell'odio, creare forme di vita autonoma autosufficiente, diffondere un'idea non acquisitiva della ricchezza.
Non abbiamo altro compito. Ed è un compito gigantesco.

(s.b.)

Così vanno le cose...

...
E s'alzano i canti e si muove la danza
E s'alzano i canti e si muove la danza, danza, danza, danza, danza
Muoiono i preti rinsecchiti e vecchi e muoiono i pastori senza mandrie
Spaventati i guerrieri, persi alla meta i viaggiatori
La saggezza è impazzita, non sa l'intelligenza
La ragione è nel torto, conscia l'ingenuità
Ma non tacciono i canti e si muove la danza
Quietami i pensieri e il canto e in questa veglia pacificami il cuore
Così vanno le cose, così devono andare
Così vanno le cose, così devono andare
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
Chi è stato è stato e chi è stato non è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
E non tacciono i canti e si muove la danza
E non tacciono i canti e si muove la danza
Danza, danza, danza, danza, danza, danza, danza, danza...
(Così vanno le cose, così devono andare...)

(CSI - Fuochi Nella Notte - Album: Ko De Mondo)
(s.b)

Record di contatti

Ieri questo blog ha registrato il record di visite: 69 contatti in un giorno e 82 pagine consultate. Negli ultimi 15 giorni c'è stato un incremento del 15% dei collegamenti con una media giornaliera di 28 contatti.
Grazie, Grazie, Grazie.
Tanti saluti dal Klondike.

Ultima cosa di sinistra

Una delle ultime cose rimaste a sinistra, in questo paese, è l’indicatore rosso della benzina che segnala la riserva.

(Coperton Buick)

martedì 15 aprile 2008

Tresette

Tresette
(Settebello)

Vince per tre volte,
nel 1994, 2001 e 2008,
ogni sette anni
e governa sette anni.
Tresette.
Dal ’94 sono 14 anni,
divisi per due legislature,
fanno sette.
Settebello.
E’ il sortilegio del sette,
chi rompe lo specchio
garantisce la sfiga per sette anni.
Ma gli specchi rotti sono due,
a chi addebitiamo la maledizione?

(Coperton Buick)

Buona Notte Italia


Tanti saluti dall'Alaska.
La redazione.
(s.b.)

venerdì 11 aprile 2008

Ed Vedder solitary rocker

Hide Your Love Away (The Beatles)
Forever Young (Bob Dylan)
Picture In A Frame (Tom Waits)
Millworker (James Taylor)
Masters Of War (Bob Dylan)
Trouble (Cat Stevens)
I Won't Back Down (Tom Petty)
All Along The Watchtower (Bob Dylan)
Growin’ Up (Bruce Springsteen)

Queste sono alcune delle cover che Eddie Vedder sta eseguendo nel suo APRIL FOOLS TOUR partito il 2 aprile da Vancouver. Lunga vita al ragazzo.

(S.B.)

David Goldblatt

DAVID GOLDBLATT FOTOGRAFIE
Testimonianze dal Sudafrica


PORDENONE
SABATO 12 APRILE ORE 17.30
Museo delle scienze
INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA
presentazione di Nadine Gordimer e Giancarlo Pauletto
interviene David Goldblatt

La mostra è aperta dal 12 aprile al 25 maggio dal martedì alla domenica dalle 15 alle 19. Domenica anche dalle 10 alle 13.
Ingresso libero.

La mostra è all'interno del programma DEDICA FESTIVAL

giovedì 10 aprile 2008

Pagare

Pagare

È tutto gratis,
quando hai finito di pagare,
quando ti passa il dolore,
goditi la salute.
Quando tutti saranno stati serviti,
sarai il primo della fila,
perchè è vero che gli ultimi saranno primi,
quando dietro loro non ci sarà più nessuno.
Muoviti a seminare,
che al raccolto ci pensiamo noi,
ricordati di pagare sempre,
e una volta fatto dimenticalo,
così da esser pronto a pagare ancora.
Pagare il giusto
o pagare perchè è giusto,
non conta nulla,
conta solo il gesto.
Il pagare,
il fartela pagare,
pagare per purgare,
reprimere, affondare, impoverire,
impaurire, abbassare il livello.
Andare giù, giù, sempre più,
nel fondo del fondo,
e ancora sotto, nel sottofondo
e ancora giù,giù,giù…

(Coperton Buick)

martedì 8 aprile 2008

News

La cordata italiana per salvare Alitalia non è solo uno slogan elettorale ma quasi una certezza.
Blowterm, Tecnocalor e la triade Battiston-Lot-Burigana sembrano molto vicini alla nostra compagnia di bandiera.
Gli imprenditori del Nordest pensano all’aerocampo della Comina come Hub ed intendono sviluppare le maggiori tratte locali come Torre-Cordenons, Villa D’Arco-Sedrano, Tiezzo-Azzano, Coltura-Polcenigo e la Dardago-Val di croda.

(Coperton Buick)

Notti indiane

Notti indiane

Notti di fuochi che si spengono in cielo,
notti di mappe e tesori,
di grandi battute di caccia,
notti di lupi e bisonti.
Notti di montagne incastrate nel tramonto,
di amache che dondolano,
con o senza di noi.
Notti di sguardi lucidi,
di grandi idee e bevute,
notti di fumo e fiumi,
notti che profumano di donne,
di tende mangiate dal buio.
Notti che non dormi,
di rumori che s’avvicinano,
odore di gringos nella valle,
stelle di sceriffo che puntano verso l’alto.
Notti di cavalli attenti,
di frecce nervose
in mani che sudano,
notti di segnali
e di segni sul viso.
Notti di carne che brucia,
di terre da lasciare,
alberi per controllare
e silenzi per capire.
Notti per fuggire,
rincorsi dalle iene,
che mordono l’aria,
mostrano i denti ribelli,
Notti di nuvole pesanti
che s’incazzano fra loro.
Notti di sottane e di puttane,
di archi, frecce e cerbottane.
Notti di torce,
di sentieri che ci dividono,
di asce e scalpi,
di guru e stregoni.
Notti che non le vedi,
preghi e speri nel giorno,
che porti una notte da guardare.

(Coperton Buick)

domenica 6 aprile 2008

La mosca

Photo: s.b.
Uomini

Fanno salti mortali dalla gioia
e prendono botte di vita dalla disperazione,
non amano per non soffrire,
ma fanno guerre come opere di pace.
Se questi sono gli uomini…

(Coperton Buick)