ANCHE L'OVVIO E' IN BILICO (CARLOS)

lunedì 29 giugno 2009

Punto e virgola

di Arduino e Vittorino Marseghelot

A: Co sta crisi, i lavoratori ie’ a meso servisio.
V: Dopo el part-time, inventera’ la mesa stagion.

Coperton Buick

giovedì 25 giugno 2009

Punto e virgola

di Arduino e Vittorino Marseghelot

A: Cos’elo el Futurismo.
V: Roba de na volta.

Coperton Buick

martedì 23 giugno 2009

EMERGENZA DEMOCRATICA

Vergogna
per il direttore del tg1


LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA RAI, PAOLO GALIMBERTI
di Giulietto Chiesa

Egregio Presidente, lo scandalo di un Presidente del Consiglio “utilizzatore finale” è già mondiale. A questo si aggiunge lo scandalo del telegiornale di RAI Uno e del suo direttore Minzolini, che è riuscito a oscurare completamente, per giorni e giorni, ogni notizia al riguardo.
Siamo di fronte a palese incompetenza professionale, a palese violazione del codice deontologico del giornalismo, a palese disprezzo dell'impegno preso all'assunzione dell'incarico di una informazione completa e imparziale. Ce n'è quanto basta per un licenziamento in tronco per giuste e concomitanti cause. Lo mandi a casa, Presidente. Non resterà comunque disoccupato.
Giulietto Chiesa

FIRMA L'APPELLO LANCIATO DA PANDORA TV

La vicenda delle feste private a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa oltre a mettere alla berlina la particolare condotta privata del Presidente del Consiglio, ha messo in evidenza ancora una volta il deterioramento progressivo e inarrestabile dell’informazione italiana.

La stragrande maggioranza dei cittadini, che ancora apprende le notizie dalla televisione, non è stata informata sulla scandalosa agenda proposta dai telegiornali delle reti principali.

In particolare il Tg1 ha continuato per giorni a nascondere o camuffare l’inchiesta di Bari e a dedicare alla notizia solo uno spazio irrilevante, che certo non rende merito alla gravità di una situazione che suscita invece grande interesse sui media di tutto il mondo.

Quello del direttore del Tg1 Augusto Minzolini è un comportamento da censurare, quello sì, e che pone di nuovo il problema del rispetto del codice deontologico oltre a quello annoso delle nomine politiche dei vertici dell’informazione del servizio pubblico.

Per questo, i firmatari di questo appello chiedono al presidente della Rai Paolo Garimberti il licenziamento del neodirettore del Tg della rete ammiraglia, Augusto Minzolini. Sarebbe un gesto di riparazione nei confronti dei cittadini italiani e un piccolo simbolico passo verso il ristabilimento della decenza nel nostro paese.

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Per il Minzolin calza a pennello un sonetto di Pasolini:
Sei cosi ipocrita che quando l’ipocrisia ti avrà ucciso
andrai all’inferno e ti crederai in paradiso.

stock buick -

Gnocca continua

Gnocca continua
Non gliene va bene una, alle Eve Braun che si accalcano nel bunker del fuhrerino da fureria. Denunciano il complotto di D’Alema, poi si scopre che il pm barese Pino Scelsi che indaga su Puttanopoli è lo stesso che indagò su una mazzettina a D’Alema (prescrizione). Allora ecco un altro scoop del Giornale: «È cresciuto in Lotta continua il pm che insegue il premier». Panico negli altri house organ: erano in Lotta continua anche Marcenaro e Panella del Foglio, Briglia della Mondadori, Capuozzo del Tg5, Liguori del Tgcom. Ora il Giornale è costretto a scrivere che la nota toga rossa indaga sull’assessorato alla Sanità della giunta Vendola e sulla frequentazione tra il vicepresidente Frisullo e il noto Tarantini, «utilizzatore iniziale» delle ragazze. E le due testimoni che inguaiano Reo Silvio sono forziste sfegatate: la “escort” Patrizia e la “ragazza immagine” Barbara, candidate nella lista Fitto («La Puglia prima di tutto»). Pare pure che nell’allegra brigata si sniffasse coca, si importassero ragazze dall’Est, si molestassero telefonicamente minorenni, si sfruttasse la prostituzione. Cioè si violassero contemporaneamente il pacchetto sicurezza Maroni per l’arresto dei clandestini, la Fini-Giovanardi per l’arresto dei tossici, la legge Carfagna per l’arresto di squillo e clienti, la legge Carfagna-2 per l’arresto degli “stalker”. Non vorremmo che Al Pappone finisse dentro per una legge fatta da lui. Per intanto Calderoli, che aveva proposto la castrazione fisica dei pedofili («un bel colpo di forbici, e zac!»), non lo fanno più entrare a Palazzo Grazioli. Non si sa mai.
Marco Travaglio

Zio Mario

Zio Mario

La roda gira
ma la camera d’aria no tien,
su sta strada de buse
piena de letame e fien.
La bici fa’ fadiga
e mi ancora de piu’,
che son qua’ tut suda’
co la schena brusada dal sol.
Ho tira su’ le braghe al genocio
par no sporcarme co la caena,
e la borsa sora el manubrio
se ciapa dentro i raggi.
Go’ tutte ste medicine
da portar a me sio,
che ghe ne ciapa cusi’ tante
da no starghe drio.
Non so de cos che’l sia mala’
forse no i lo sa’ nianca lu’,
ma el dottor par no sbagliarse
ghe a dito che cusi’ el se tira su’.
Me sio Mario
vecio operaio della zanussi,
l’unico trofeo che’l ga’ porta casa
le la so tuta blu,
i la tien come na reliquia
da esibir in salotto,
in occasion de qualche visita parenti.
In vita sua el ga’ monta’ oblo’ par lavatrici
el ga’ quindi na vision tonda delle robe,
i so colleghi i lo ciamava
el copernico de Porcia.
Quaranta ani de linea
quaranta de mensa,
quaranta de macchineta del caffe’,
quaranta de timbradora e
quaranta de postura a 90 gradi.
Con la liquidasion le’ anda’ in Canada
a trovar so fradel Venansio,
trenta giorni a meno trenta gradi,
l’unico volta che le usio par cior la posta
se ga’ frattura’ un polso.
All’aeroporto i voleva segarghe el ges
par veder sel portava droga,
na volta rimes pie’ in Italia
nol se ga’ piu’ mos da Topaligo.
E mi son qua’ che ghe porto su e so’ ste medicine
par el cuor, par la pression, par el diabete
e par tut el resto.
Questo le’ me sio Mario
un dei tanti che ga’ fat na vita da median,
i amici del bar i l’ha sempre scoiona’
disendo che la vita le na roda che gira
che’l cerchio poi se chiude.
Ma lu’ de suo invese,
pensa che la vita
sia come i oblo’ che’l ga’ monta’,
chi ga’ da serarse ,
sempre che la guarnision sia messa ben.

Coperton Buick

domenica 21 giugno 2009

giovedì 18 giugno 2009

Punto e virgola

di Arduino e Vittorino Marseghelot

A: Certo che te ga’ la barba mesa bianca e mesa nera.
V: Son in quela fase, dove non so’ se tingerla tutta d’un color o dell’altro.

Coperton Buick

sabato 13 giugno 2009

Salvezza

C’e’ chi trova salvezza
nella Bibbia,
chi nello scrivere
altri nel recitare o predicare.
Ognuno si ancora
da qualche parte,
sul punto che ha scelto
o in cui e’ arrivato.
La salvezza
da qualche parte c’e’,
ma e’ difficile orientarsi
nel gioco bendati.
Salvarsi da chi o cosa
non importa,
la fuga e’ l’azione
che permette la possibilita’.
Tutti a ritagliarsi
un pezzo di mondo,
ogni granellino di sabbia
ha il suo senso.
Nel grande catino
il vento fa’ la sua parte,
cadono le foglie
insieme alla volonta’.
Spesso la tempesta
rimescola tutto,
il faro a riva
si vede a fatica.
Salvarsi l’anima costa,
perdersi ancor di piu’,
e’ il cammino
lungo e necessario
verso il proprio lido.

(Coperton Buick)

venerdì 12 giugno 2009

Salviamoci la pelle

“Storie e pensieri del Conte Racelio Fighessa di Milano Marittima”


La politica elegge il popolo come sovrano,
il popolo gregge poi,
purtroppo,
elegge il suo sovrano.

Coperton Buick

sabato 6 giugno 2009

Ma vattene fuori dai coglioni!!!


Perchè El País ha deciso di pubblicare le foto

Il quotidiano spagnolo El País spiega in un editoriale la decisione di pubblicare sull’edizione cartacea e online le foto di Silvio Berlusconi a Villa Certosa: “A scanso di equivoci per Berlusconi: è la stampa democratica quella che rispetta la sua intimità ed è lui quello che continua a cercare di censurarla. Pubblicando le foto delle sue feste private, infatti, non vogliamo giudicare la sua morale di cittadino, ma dimostrare che Berlusconi, come presidente del consiglio, sta cercando di trasformare lo spazio della politica democratica in un semplice prolungamento delle sue relazioni di amicizia e dei suoi divertimenti. Perché è quello che ha fatto – secondo le sue stesse dichiarazioni – quando è stato il momento di compilare le liste elettorali del suo partito o perfino di assegnare gli incarichi di governo”.

“Se finora le uscite fuori luogo di Berlusconi erano state prese come comportamenti scherzosi”, prosegue El País, “oggi esistono nuove e consistenti ragioni per pensare che il primo ministro sta mettendo in gioco il futuro stesso dell’Italia come stato di diritto. E un’Italia in caduta libera è un motivo di preoccupazione per tutti gli europei, non solo per gli italiani”.

L'Internazionale

s.b.

Berlusconi no es mì presidente

Italiani scatenati su El Paìs: «Berlusconi no es mì presidente»
Italiani scatenati su El Paìs: dopo che il quotidiano spagnolo ha pubblicato stamattina alcune delle foto scandalo scattate a Villa Certosa, incorrendo nella denuncia del legale del premier Niccolò Ghedini, i nostri compaesani hanno affollato la pagina dei commenti del primo quotidiano iberico per lamentarsi e dire la loro sulle immagini che ritraggono il premier e alcune giovani donne nella sua residenza sarda.

Il commento degli italiani sul Paìs è unanime: «Grazie - dice Alessandro - el Paìs è l'unico quotidiano libero italiano». E il mantra è sempre lo stesso: «Berlusconi no es mì presidente». Ma gli spagnoli obiettano: "Cosa succede in Italia? Perché - chiede Ana - quest'uomo vince le elezioni? Se sono tanti a criticarlo, ma allora chi è che lo ha votato"?

L'Unità
sb

venerdì 5 giugno 2009

IL DISCORSO DEL PRESIDENTE OBAMA AL CAIRO

«È il momento di un nuovo inizio
Come dice il Corano, Dio ci guarda»

«Il "sogno americano" è vivo anche per i sette milioni
di musulmani che vivono nel nostro Paese»

Sono onorato di trovarmi nell’antichis­sima città del Cairo, ospite di due illu­stri istituzioni. Da un millennio Al-Azhar rappresenta un faro di cultu­ra islamica e da oltre un secolo l’uni­versità del Cairo è fonte e stimolo di progresso per l’intero Egitto. Insieme, queste due istitu­zioni incarnano un sodalizio tra sviluppo e tra­dizione. Vi ringrazio della vostra ospitalità, e dell’accoglienza del popolo egiziano. Sono inoltre fiero di portare con me la buona volon­tà del popolo americano e un saluto di pace da parte delle comunità musulmane del mio pae­se: Assalaamu alaykum! («Che la pace sia con voi», ndr).
Il nostro incontro avviene in un periodo di tensione tra gli Stati Uniti e i musulmani del mondo intero, una tensione generata da forze storiche che travalicano l’attuale dibattito poli­tico. Le relazioni tra Islam e Occidente si basa­no su secoli di coesistenza e cooperazione, ma anche su conflitti e guerre di religione. In tem­pi recenti, le tensioni sono state attizzate dal colonialismo, che negava diritti legittimi e op­portunità a molti musulmani, e dalla Guerra fredda, nel corso della quale i Paesi a maggio­ranza musulmana troppo spesso sono stati trattati come semplici pedine, senza tener con­to delle loro aspirazioni. Inoltre, i cambiamen­ti profondi avviati dalla modernizzazione e dal­la globalizzazione hanno spinto non pochi mu­sulmani a vedere nell’Occidente un nemico delle tradizioni dell’Islam. La violenza estremista ha sfruttato queste tensioni all’interno di piccole ma potenti mi­noranze musulmane. Gli attacchi dell’11 set­tembre del 2001, e le ripetute azioni sanguino­se di questi estremisti contro la popolazione civile, hanno spinto una parte del mio paese a considerare l’Islam come inesorabilmente osti­le non solo all’America e ai paesi occidentali, ma anche ai diritti umani. Di qui sono scaturi­te nuove paure e diffidenze.
Fintanto che i nostri rapporti saranno fonda­ti su divergenze, daremo mano libera a coloro che vogliono seminare odio, anziché pace. (...) Sono venuto qui da voi per gettare le basi di un nuovo inizio tra gli Stati Uniti e i musulma­ni di tutto il mondo; un nuovo rapporto fonda­to sul reciproco rispetto e su interessi comuni; e basato su questa verità, che l’America e l’Islam non si escludono a vicenda e non sono in competizione. Anzi, i nostri paesi hanno in comune molti principi, i principi della giusti­zia e del progresso, della tolleranza e della di­gnità di tutti gli esseri umani. Voglio afferma­re questa verità, pur sapendo che i cambia­menti non avvengono dall’oggi al domani(...) Occorre fare uno sforzo sostenuto per ascol­tarci a vicenda; per imparare gli uni dagli altri; per rispettarci e cercare un terreno d’intesa. Come dice il Corano «Dio ti guarda, di’ sempre la verità». Sono cristiano, ma mio padre veni­va da una famiglia kenyota che vanta genera­zioni di musulmani. Da bambino, negli anni passati in Indonesia, ascoltavo l’invocazione dell’azaan all’alba e al tramonto. Da giovane, ho lavorato nelle comunità di Chicago dove molti avevano trovato pace e dignità nella fede islamica. Lo studio della storia mi ha insegna­to quanto è grande il debito della nostra civiltà verso l’Islam (...)
Ho conosciuto l’Islam in tre continenti pri­ma di metter piede nella regione che ne è stata la culla. E l’esperienza mi dice che la collabora­zione tra l’America e l’Islam dovrà essere impo­stata su quello che l'Islam è, non su quello che non è. Sarà mia responsabilità, quale presiden­te degli Stati Uniti, combattere gli stereotipi negativi dell’Islam dovunque essi si manifesti­no. Lo stesso principio, tuttavia, dovrà ispirare la percezione dell'America tra i musulmani. Proprio come i musulmani mal si attagliano a un vile stereotipo, l’America non incarna il vile stereotipo di un impero egoista (...) Ha fatto molto discutere il fatto che un afro-americano, di nome Barack Hussein Oba­ma, sia stato eletto presidente. Ma la mia sto­ria personale non è poi così eccezionale. Se il sogno americano non si è avverato per tutti in America, quella promessa esiste sempre per coloro che approdano ai nostri lidi, compresi i quasi sette milioni di musulmani americani che oggi vivono nel nostro Paese e possono vantare un reddito e un’istruzione superiori al­la media. Inoltre, la libertà in America è inscin­dibile dalla libertà di praticare la propria fede religiosa.
Per questo motivo c’è una moschea in ogni stato della nostra Unione, per un totale di oltre 1.200 luoghi di culto musulmani. E il governo americano è arrivato fino alla Corte Suprema per proteggere i diritti di donne e ra­gazze che vogliono portare l’hijab, condannan­do coloro che vorrebbero negarlo. Infine, è ve­nuto il momento di spazzar via ogni dubbio: l’Islam fa parte dell’America. Animato da que­sto spirito, desidero perciò esprimermi con semplicità e chiarezza su specifiche questioni che dovremo finalmente affrontare insieme. Il primo argomento è la violenza estremista in tutte le sue forme. Ad Ankara ho ribadito che l’America non è — e non sarà mai — in guerra con l’Islam. Siamo pronti tuttavia a combattere senza mezzi termini gli estremisti che mettono a repentaglio la nostra sicurezza. Perché anche noi respingiamo quello che tut­te le religioni respingono: l’uccisione di uomi­ni, donne e bambini innocenti. E il mio primo dovere, come Presidente, è proteggere il popo­lo americano.
La situazione in Afghanistan dimostra quali sono gli obiettivi dell’America e la necessità di lavorare assieme. Più di sette anni fa, gli Stati Uniti sono intervenuti contro Al Qaeda e i Tale­bani con un forte appoggio internazionale. Non siamo andati in Afghanistan per nostra scelta, ma per necessità. So bene che alcuni mettono in dubbio o addirittura giustificano gli eventi dell’11 settembre. Ma lo ripeto con fermezza: quel giorno Al Qaeda ha ucciso qua­si tremilapersone. Nonvoglioesserefrainte­so: non abbiamo alcuna intenzione di mante­nere le nostre truppe in Afghanistan. Non vo­gliamo insediare basi militari. L’America vive nell’angoscia di veder cadere i suoi ragazzi. (...) Saremmo felicissimi di riportare a casa tut­ti i nostri soldati se fossimo certi che in Afgha­nistan e in Pakistan non ci sono più estremisti decisi a sterminare quanti più americani possi­bile. Ma le cose non stanno ancora così. È per questo motivo che siamo affiancati da una coa­lizione di 46 Paesi. E malgrado gli ingenti co­sti, l’impegno americano non verrà meno.
Vorrei toccare anche il tema dell’Iraq. A dif­ferenza dell’Afghanistan, la guerra in Iraq è sta­ta una scelta che ha scatenato fortissime pole­miche nel mio Paese e in tutto il mondo. Seb­bene sia convinto che, tutto sommato, gli ira­cheni non rimpiangono affatto la tirannia di Saddam Hussein, credo tuttavia che gli eventi in Iraq abbiano fatto capire all’America che per risolvere i nostri problemi occorre rivolger­si alla diplomazia e costruire il consenso inter­nazionale laddove possibile (...) Ho esplicita­mente proibito l’uso della tortura negli Stati Uniti e ordinato la chiusura della prigione di Guantánamo nei primi mesi del prossimo an­no. (...) La seconda, importante causa di tensione da discutere è la situazione tra israeliani, palesti­nesi e il mondo arabo. I forti legami che uni­scono l’America e Israele sono ben noti. È un nodo indissolubile, fondato su vincoli storici e culturali e sulla consapevolezza che l’aspirazio­ne a una patria ebraica affonda le radici in eventi tragici e incontestabili. Il popolo ebrai­co è stato perseguitato per secoli in tutto il mondo e in Europa l’antisemitismo è sfociato in un Olocausto senza precedenti.
Sei milioni di ebrei sono stati sterminati, più dell’intera popolazione di Israele ai nostri giorni. Negare questi fatti è un atto di viltà, di ignoranza e di odio. D’altro canto, è innegabile che il popolo palestinese — cristiani e musulma­ni — abbia sofferto a sua volta alla ricerca di una patria. Da più di ses­sant’anni non conosce la tutela di uno Stato. I palestinesi sono sog­getti a umiliazioni quotidiane — grandi e piccole — che derivano dall’occupazione. Lo ribadisco con forza: la situazione del popolo pale­stinese è intollerabile. L’America non volterà le spalle davanti alle le­gittime aspirazioni dei palestinesi di vivere dignitosamente in uno Stato proprio. L’unica soluzione è quella di far convergere le aspira­zioni di entrambi i popoli con la creazione di due Stati, in cui israe­liani e palestinesi vivranno in pace e sicurezza.(...) La terza causa di tensione è il no­stro comune interesse per i diritti e le responsabilità delle nazioni per quel che riguarda gli armamen­ti nucleari, che tante divergenze ha sollevato tra gli Stati Uniti e la Re­pubblica islamica dell’Iran. Tutti i Paesi - anche l’Iran - hanno il dirit­to di accedere all’energia nucleare a scopo pacifico, se accettano le proprie responsabilità sotto il trat­tato di Non proliferazione nucleare.
Il quarto argomento che intendo affrontare riguarda la democrazia. Negli ultimi anni, non poche controversie hanno circondato il concet­to di diffusione della democrazia, specie a pro­posito della guerra in Iraq. In questa sede per­tanto vorrei ribadire che nessuna nazione può permettersi di imporre a un’altra un qualsivo­glia sistema di governo. L’America è pronta ad ascoltare tutte le voci pacifiche e rispettose del­la legalità che vogliono farsi sentire nel mon­do, anche se siamo in disaccordo. E noi acco­gliamo tutti i governi pacifici ed eletti dal po­polo, purché siano rispettosi dei loro cittadini. Il quinto tema da affrontare insieme è la li­berà di religione. La libertà di religione è un concetto fondamentale per garantire la convi­venza pacifica dei popoli e dovremo fare mol­ta attenzione nel tutelarla.
Il sesto argomento riguarda i diritti delle donne. Respingo quanto si sostiene talvolta in Occidente, che la donna che decide di coprirsi il capo si consideri in un certo senso inferiore. Sono fermamente convinto, invece, che nega­re l’istruzione alle donne significa negar loro il diritto all’uguaglianza. Non è una coincidenza che i Paesi dove le donne godono di elevati li­velli di istruzione hanno maggiori possibilità di sviluppo. (..) Questo è il mondo che voglia­mo, ma potremo realizzarlo soltanto con l’im­pegno di tutti. Sta a noi decidere, ma solo se avremo il coraggio di impostare un nuovo ini­zio, tenendo a mente le Scritture. Dice il Corano: «Umanità, ti abbiamo creato maschio e femmina e moltiplicato in nazioni e tribù per farvi conoscere». Dice il Talmud: «La Torah intera ha lo scopo di promuovere la pa­ce ». Dice la Bibbia: «Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio». I popoli del mondo sanno vivere assieme pacificamen­te. Sappiamo che è questa la volontà di Dio. E questo sarà il nostro compito sulla Terra. Gra­zie, e che la pace del Signore sia con voi.
Barak Obama
(traduzione di Rita Baldassarre)
05 giugno 2009

sb

Salviamoci la pelle

Storie e pensieri del Conte Racelio Fighessa di Milano Marittima


Da bambini spesso giravamo a piedi nudi, un po’ perche’ ci piaceva, e soprattutto perche’ non avevamo scarpe.
Oggi regalano delle scarpine ai neonati ancor prima che camminino, i tempi cambiano senza un senso preciso, ma dettati dalla banale rincorsa al futile per giustificare l’inutile.

Coperton Buick

Ma vattene fuori dai coglioni!!!

Tenetelo e teniamolo sotto una pressione mediatica fortissima. E' l'unico metodo per farlo saltare. Non resiste alla pressione mediatica avversa, sta già scricchiolando non poco. Ricordiamoci bene che se la sinistra purtroppo non ha un leader, il PDL senza lui implode nel giro di una settimana. E soprattutto andiamo tutti a votare, è fondamentale la non astensione, e se poi riusciamo a dare un voto alla democrazia tanto meglio.
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Il numero smisurato di bugie, di menzogne, di falsificazioni che sono state dette per coprire un comportamento non solo fuori dagli schemi della rappresentanza istituzionale ma dal comportamento che ad ogni essere umano è richiesto, sta danneggiando gravemente il nostro paese, la nostra immagine, la nostra economia e la nostra credibilità. Se Milano, a detta del Premier sembra l'Africa - anche se non so a quale africa si riferisca vista la pulizia e il rigore di molte delle città Africane - ponendosi sullo stesso qualunquista modello, Villa Certosa sembra la Thailandia.

Commenti a Repubblica

giovedì 4 giugno 2009

Punto e virgola

di Arduino e Vittorino Marseghelot

A: A Fontanafredda, la campagna elettorale lè na sfida a grigliate.
V: Prima i te fa sercar la carne, dopo le elesion te ciuci i oss.

Coperton Buick