ANCHE L'OVVIO E' IN BILICO (CARLOS)

venerdì 28 dicembre 2007

Peace, Love & Soul


La democrazia non trova pace,
ha sempre bisogno della guerra per esistere.
Spesso non trova vita ma il lutto,
come per Benazir Bhutto.

(Coperton Buick)

My friend Gino

Gino ha un debole per l’amicizia, e ne è spesso l’ultimo anello.
Debole perché Gino è all’antica, uno di quelli che cavalca slogan quali, meglio tre caffè che una cena, pur di vedere qualcuno.
Quattro castagne e mezzo bicchiere di vino sono, per lui, poco impegnativi e l’occasione o la scusa per ritrovarsi con qualche amico a parlare e divertirsi.
Gino, per quello che è, non si permette grandi filosofie, ha poca sensibilità artistica, ma è persona generosa ed allegra.
Qualche tempo fa però, qualcuno gli ha aperto gli occhi e chiuso il cuore,
dicendogli che è un retrogrado, un romantico, un perdente senza attenuanti, che il suo atteggiamento, questo suo vivere è out, fuori dal nuovo tempo , la tecnologia ha cambiato i sistemi, i rapporti e soprattutto la comunicazione.
Resosi conto che i suoi dogmi l’hanno isolato, vuoi per le castagne che non sono quelle d’un tempo, il vino che non trovi buono nemmeno sul collio, decide un giorno di visitare il centro commerciale e di stare nel centro del centro pur di scoprire le ultime novità.
Tra Ram, memorie e Gigabyte, compra tutto il possibile, spendendo più del dovuto, ma contento di essere al top dell’hi_tec.
Scopre così un mondo nuovo, il nuovo mondo, l’unico disponibile e possibile, quello della grande tecnologia.
Gino, non senza fatica, comincia ad usare un nuovo linguaggio, poco consono alla sua umanità, ma ricco di novità e stimoli.
Per uno statico come lui, abituato solo alla retromarcia, fare quel salto è stato difficile.
Ha soffiato la sua esile voce nella rete, e il miracolo della comunicazione ha compiuto la sua parabola.
Sua maestà il link, il collegamento con migliaia di mani tese, pronte a stringere le sue, un posto di nessuno ma di tutti, una enorme comunità di utenti pronti ad ascoltare, scrivere, parlare, scambiare, scaricare, mutare ogni identità a proprio piacimento; milioni di occhi che non vedi, ma che vedono te, pronti a compiacerti e coccolarti.
Ogni cosa a portata di click, un mondo per quanto virtuale sia, senza muri e confini, liberi di vagare nel grande etere alla ricerca di qualcosa o di qualcuno da comprare, vendere, amare o odiare.
Anche per Gino, abituato a fraternizzare a tavola, con castagne e vin novello, musetto e brovada o montasio e noci, è arrivato il tempo di gettare il passato nei rifiuti, prepararsi al accogliere nuovi e numerosi compagni di viaggio.
Tecnologia quindi, novità e progresso, fiducia e benessere, velocità, alta velocità, banda larga, sempre più larga, più prestante, capiente, sensuale e vogliosa di bit.
Non c’è più bisogno d’incontrarsi, d’una pacca sulla spalla, d’un bacio affettuoso.
Non c’è più bisogno d’un pugno sulla tavola per spiegare un’idea, vedersi con le nostre facce strane, spettinati e barbe incolte, sentire l’odore delle emozioni che fanno sudare.
Non è più tempo di guardarsi, capirsi, confrontarsi, è solo tempo di abbandonare il tempo, il modo e lo spazio che conosciamo.
Ora capisco che la tecnologia è, oltre che la libertà, la vera democrazia, l’inno della comunione tra scienza ed etica, il solo e vero mezzo di comunicazione tra popoli.
Certe espressioni quali, una volta, un tempo, c’era una volta, dovrebbero essere abolite per legge, comprese tutte quelle fregnacce di favole che umiliano ed offendono i nostri figli.
Quel povero cristo di Gino s’è costruito una casa di paglia, mentre in parte sorgeva un grattacielo di cristallo.
Domenica scorsa, spinto da chissà quale rigurgito, sono andato a trovarlo.
Al suono del campanello, la porta s’apre d’una fessura così sottile che non riesco a capire chi è, nemmeno da dentro immagino che qualcuno possa vedermi, quando sento un sussurro che m’invita ad entrare velocemente.
Che ci fai qui, esclama Gino con voce tremante, speriamo che nessuno t’abbia visto o seguito.
Dopo alcuni brevi momenti di confusione, decidiamo per la nostra incolumità, di uscire ed avviarci, in macchina, verso la montagna.
Parcheggio nella piccola piazza del paese, prendo una borsa dall’auto, e c’incamminiamo lungo il sentiero verso la collina.
Mentre tiro fuori la solita bottiglia di rosso, Gino mi dice che sono il solito stronzo, che s’ostina a rifugiarsi nel bacco.
Marciando, però, quella bottiglia, come Coppi e Bartali qualche decennio prima, ce la passiamo sorseggiando a canna come facevamo da ragazzini, quando aspettavamo il treno per tirargli contro il vuoto, che esplodeva come pioggia di diamanti.
I nostri respiri pesanti decidono la pausa, mentre i nostri sguardi s’incrociano, e noto i suoi occhi tagliati da crepe di sangue, a descriverne un sussulto, un momento d’emozione.
Provo vergogna ad aver trasgredito alle nuove regole, non è giusto ferire un amico anche se ha fatto altre scelte, non si può riportarlo indietro, quando lui ha deciso di andare avanti.
Non c’è peggior delitto che tradire l’amicizia, bisogna essere disposti alla sconfitta, accettare che il mondo cambia e noi con lui, senza bruciarsi troppo, concedendo qualcosa e difendere a denti stretti quello che conta.
Un amico perso è un cuore che rallenta, che perde i pezzi in una carcassa da rottamare.
E così lo riporto a casa, con un cenno del capo ci salutiamo e mi riavvio anch’io sconsolato in macchina.
Maledetta l’amicizia, non la puoi estirpare, sradicare, puoi ogni tanto tagliare, ma lei ricresce, respira, vive con te, per te se la vuoi.
La tecnologia è politicamente corretta, un file indesiderato è pane per il cestino, da svuotare poi come un posacenere.
Gino mi diceva che, era meglio tenersi in tasca sempre cinque centesimi di sentimenti, si sa mai quanto possa essere fredda la notte.
Torno a casa, gli farò una mail per scusarmi, forse no, mi verrà a cercare lui nella rete, tanto non ci sono segreti, è tutto alla luce del sole, sarò due di quei milioni di occhi che lo guardano e lo proteggono, da quelli fuori gioco come me, con nel cuore una ferita e due sogni nel cassetto.
Addio fratello, forse ci ritroveremo nel mondo che non abbiamo cercato, ma che ci ha inghiottito come marinai nella peggior tempesta.

(Coperton Buick)

giovedì 27 dicembre 2007


Neve

Neve,
neve ovunque,
scricchiola sotto gli scarponi,
lascio orme per il ritorno,
se non sarà già buio.

Neve che attende,
riposa sui rami d’abete,
prima di franare,
al mio passaggio.

Impronte d’animali,
che riempio con le mie,
il sentiero sotto la coltre,
non mi aiuta.

Neve fredda,
respiro il suo odore,
soffio nuvole di fiato,
che perdo dietro me.

Luce bianca,
che disegna la valle,
la baita in alto,
aspetta il mio riposo.

Cammino senza estro,
nella bellezza che vedo,
della mia barba bianca,
che non mi stanca della neve,
la neve ovunque.

(Coperton Buick)

lunedì 24 dicembre 2007

BUONE FESTE DAI BUICK

Nel giorno di Natale di trent'anni fa scompare Charles Chaplin, il genio, colui che Fellini definì "l'Adamo del Cinema".
Con questo ricordo auguriamo Buone Feste a tutti i nostri milioni e milioni di fan, alla nostra Borgomeduna, alla E Backstage Band;
Buone Feste ad amici, figli, ferrotranvieri, magazzinieri, ai roadie ed a tutto il personale ausiliario; Buone Feste ad uomini e topi, ai nostri vignaioli di fiducia ed alle donne che ormai ci hanno sfiduciato.
Buone feste. Peace, Love and Soul.

THE BUICK BROTHERS
Gingol Bel
(canson tradisional)

Gingol Bel
Gingol Bel

Nadàl le sempre quel,
in giro tanti stornei,
e i regali su ibei.

Gingol Bel
Gingol Bel

Cavei tirai col gel,
e siore co diamanti e anei.

Gingol Bel
Gingol Bel

Eleganti co cravata
e capel,
el pranzo coi miei
e auguri co la meil.

Gingol Bel
Gingol Bel

Inpugnen forcheta
e coltel,
le tecie sui fornei
co polenta e osei.

Gingol Bel
Gingol Bel

A genaio se
copa el porsél,
scorte de museti
e figadei,
adìo tredicesima
ie finii tuti i schei

Gingol Bel
Gingol Bel

(Coperton Buick)

giovedì 20 dicembre 2007

Ode al Vinile

Non è stato infantile
il tempo dell’amor nel fienile,
del Jack Daniels nel barile.

Le serate d’estate sul pontile,
le corse in Bravo verso Sacile,
le bevute all’osteria del campanile.

Non servivano pile
nel fisico più virile,
erano gli anni del vinile.

(Coperton Buick)

mercoledì 19 dicembre 2007

Once upon a time the CD

Dal Quartier Generale della Federal Reserve
ci scrive il Governatore in persona.



Carissimi Stock e Coperton virgola
mi piacerebbe vedere sul vs blog virgola molto accattivante virgola questo articolo di
Ernesto Assante pubblicato su Repubblica di oggi punto

Si potrebbe prendere spunto per un sondaggio o per parlane semplicemente un pò punto punto punto a capo riga

(Il vs Chief64)

LA PROPOSTA
Cari discografici, ridateci il vinile
Tramonta anche il Cd: non vogliamo più bene ai "supporti". Ed è un errore
di ERNESTO ASSANTE

Cari discografici
chi vi scrive è stato ed è un grande appassionato di musica, un forte consumatore di musica, una persona che per merito del mercato discografico ha potuto conoscere ed amare migliaia, decine di migliaia, di dischi e di artisti. Ed è con grande malinconia, tristezza, che osservo il declino, costante e apparentemente ineluttabile, del mercato discografico odierno, il declino del cd. Ormai non fa più nemmeno notizia. 10 per cento in meno, 20 per cento in meno, il calo costante delle vendite, i licenziamenti, le ristrutturazioni, si susseguono con tale rapidità da lasciare ormai indifferenti gli spettatori, che già immaginano come andrà a finire.

La colpa? è del cd, del compact disc. O meglio, la colpa è nostra, degli appassionati, dei consumatori, che si sono disaffezionati al supporto, che non vogliono bene al cd. No, non vi meravigli il termine "voler bene". Chi ama la musica ama anche gli oggetti che hanno saputo contenerla. Il pubblico, i consumatori, hanno amato profondamente i dischi nelle loro successive incarnazioni, dal 78 giri al 45, dall'Lp alla cassetta, fino al cd e all'iPod. Ma la battaglia tra questi ultimi due, il compact disc e l'iPod sembra la stia vincendo il secondo.
Il motivo, mi sembra, è semplice: voi discografici avete perso il dominio della copia, che è passato completamente nelle nostre mani, quelle dei consumatori. Da quando la musica è diventata digitale non siete più voi gli unici a poter fabbricare dischi. Con i nostri computer e i masterizzatori siamo in grado di copiare la musica su cd fatti in casa, di produrre compilation, di rimescolare i dischi più celebri, di riprodurre gli album originali, e queste operazioni sono talmente poco costose da farci dubitare del valore di un cd originale. Non solo: mentre fino a qualche anno fa le copie che compravamo dai pirati erano su cassetta, qualitativamente inferiori agli originali su vinile, oggi le copie del mercato pirata sono perfettamente eguali ai cd che si trovano nei negozi.

Certo, non ci sono le indicazioni sui dischi, le copertine sono a dir poco raffazzonate, magari anche le masterizzazioni non sono tra le migliori, ma il risultato è soddisfacente per chi spende i 5 euro (spesso anche meno) richiesti dai venditori di strada. Vi siete mai chiesti il perché? Perché delle copertine dei cd la gente non sa che farsene, perché di quello che c'è scritto sui dischi, stampato in corpo 5, con caratteri illegibili per un occhio normale, nessuno ha notizia. Perché il cd pirata lo si mette in macchina, senza copertina, buttato tra un fazzoletto per il naso e una cartina stradale. Perché il cd non vale più di cinque euro, anche quand'è originale. E non è un oggetto al quale gli appassionati di musica si sono affezionati, non sono oggetti che un appassionato di musica vuole conservare, proprio perché non hanno copertine, non hanno immagini da vedere, cose da leggere, non rappresentano gli artisti e le loro idee, sono solo supporti, non sono la musica. Poi è arrivato l'iPod e i lettori mp3.
Per un appassionato di musica è come portarsi in tasca l'Eden, tutta la musica che voglio, che amo, che posso ascoltare come e quando voglio. Mi viene in mente un brano, uno qualsiasi, lo scarico e lo ascolto. E pago. Perché quell'euro a canzone è un prezzo che mi sembra equo, vista la comodità del poterlo portare in tasca e, se voglio, metterlo su un cd. Ho un iPod pieno di musica e lo continuerò a riempire, ma non è questo il modo in cui voglio conservare la musica che amo.

Abbiamo, dunque, una modesta proposta da fare.
Ridateci il vinile.

Ma come, improvvisamente si vuole tornare indietro? Nel bel mezzo della rivoluzione digitale si pensa a tornare al prodotto analogico? No, non preoccupatevi, non è così. O meglio, non è solo così. Nel senso che i modi in cui la gente acquisterà musica nel prossimo futuro potrebbero, dovrebbero, essere tre: tramite file, per chi vuole ascoltare musica con i lettori mp3 o con i cellulari, per chi vuole masterizzare i propri dischi; tramite cd, per chi non vuole fare la fatica di scaricare la musica attraverso i computer o i telefonini, e non vuole perdere tempo con i cd "fai da te", o semplicemente non ama gli mp3 e preferisce tenere centinaia di cd in macchina; con il vinile, per chi vuole conservare i dischi, per chi ama le opere degli artisti e vuole essere legato a queste da un filo emotivo che è tenuto dall'oggetto stesso.

Il disco in vinile non è un "supporto" ma è l'opera. Dark side of the moon, o Stg. Pepper, o Highway 61, non sono collezioni di canzoni, sono "dischi". Così come i Promessi Sposi non sono uno scritto ma un libro. Il libro non è un supporto cartaceo, è l'opera stessa. Che non può essere copiata se non in qualcosa che libro non è. E il vinile non può essere copiato se non su cassetta o cd, il dominio della copia in vinile non è mai passato nelle mani di noi consumatori e appassionati. E il disco in vinile si rovina, si graffia, s'impolvera, se io voglio bene al disco voglio e debbo conservarlo. Il disco in vinile ha una copertina che è parte integrante del disco stesso, identifica l'opera, la illustra, in qualche caso la spiega. Ed è un oggetto come questo che gli appassionati di musica vogliono avere, vogliono conservare. Non il cd, che invece è piccolo, portatile, comodo, adatto ad essere messo in auto o portato in giro. Cd che posso perdere o che si può anche rovinare, perché al massimo ne posso masterizzare un altro, perfettamente identico al primo.

Ridateci il vinile, ridateci la possibilità di avere dischi che durano trenta, quaranta minuti, fatti di canzoni e brani che gli artisti hanno voluto metterci, senza inutili e insulsi riempitivi. Ridateci il vinile, ridateci un oggetto che magari si sente peggio, che non è portatile, che è grande e scomodo, ma che rappresenta la musica quanto la musica che contiene. Ridateci il vinile, che ha un valore intrinseco che nessun cd riuscirà mai ad avere. Ridateci il vinile, assieme ai file mp3 e ai compact disc, utili ognuno per un motivo diverso. Certo, magari guadagnerete meno, magari i clamorosi fatturati che l'industria discografica ha fatto da quando è arrivato il compact disc non li vedrete più, ma di sicuro non perderete l'anima e il lavoro. Il lavoro lo state già perdendo, l'anima la state per perdere, trasformandovi in venditori di magliette, poster, gadget, venditori di diritti televisivi e radiofonici, produttori di concerti e di dvd, di certo non più "discografici". Ridateci il vinile e provate a salvare il vostro, nostro, mercato della musica, abbandonando l'idea di vendere pezzi di plastica e tornando a vendere dischi.

19 dicembre 2007 - repubblica.it




Gettare la spugna

Le maglie si sono allentate,
sciolte e rilassate come i tessuti del culo d’una novantenne,
lo zoccolo è duro quanto le gomme di 100.000 km,
da sembrare nuove ma alla prima frenata ti fottono.
La difesa fa acqua ovunque, gli avversari entrano nel burro,
lo spalmano e se lo mangiano con noi dentro.
L’ammaina bandiera, la resa dei conti,
l’oste che presenta il conto a uno che non conta più niente.

Gettare la spugna…

Moderare la velocità, rallentare, frenare, fermarsi.
Sedersi, sdraiarsi, stendersi sul divano,
davanti la televisione,
un breve sonno e arriva la pensione.
Scendere dalla bici e salire sull’ammiraglia,
cadere e non rialzarsi, arrancare.
Rinunciare piuttosto che provare,
rallentare invece di accelerare,
subire piuttosto che agire.
E’ più semplice cliccare enter,
piuttosto che entrare,
meglio salvare un file,
che la propria vita.

Gettare la spugna…

Cala il desiderio, la voglia, il coraggio,
prevalgono i se e ma sull’entusiasmo di ieri,
quando i sogni s’inseguivano fino a raggiungerli.
È il punto di non ritorno, senza andata,
fermarsi ed attendere che gli eventi ci travolgano.
I ricordi potevano essere il trampolino di lancio per ripartire,
per rimettersi in gioco,
provare al nostro spirito di esserci ancora.
Non rimane che la panchina, o ancor peggio la tribuna,
l’oblio.

Gettare la spugna….

Poveri noi, figli di adozioni a distanza, di madre rete,
parola che fino a ieri, erano i goal di Rossi, Tardelli e Altobelli.
L’I.N.P.S. ha già confermato il primo accredito,
Casa Serena, grazie al prezioso lavoro del Presidente,
ha preparato la stanza, carina e spaziosa, dove per quel che rimarrà,
sarà tutto bello, con quella grande finestra con veduta sul Noncello

(We made a promise we swore we'd always remember
No retreat, believe me, no surrender)

(Coperton Buick)

sabato 15 dicembre 2007

L'Angelo e l'albero di Natale

Era un inverno difficile: le renne avevano la dissenteria e Babbo Natale aveva dovuto pulire tutta la stalla, metà degli Gnomi erano a letto con l'influenza e gli Elfi scioperavano per solidarietà con i tacchini.
Come se non bastasse si era rotta la slitta e Babbo Natale si era appena maciullato un dito per aggiustarla, quando entrò un angioletto e disse:
'Auguri vecchio! Dove metto l'abete?!?'

Fu così che nacque la tradizione dell'angelo in cima all'albero di Natale!!!

(Maurizio Siddharta)
Balle vere


Le balle a fin di bene,
sembrano verità,
anche se hanno le gambe corte,
basta muoverle rapidamente.
I nodi vengono al pettine,
se non hai cappelli niente nodi,
se li hai non pettinarli.

(Coperton Buick)

venerdì 14 dicembre 2007

Flash/News

Un’altra testa pensante vittima della censura televisiva, è quella di Daniele Luttazzi (ancora lui), con il suo Decameron su “La7”.
La redazione dei Buick è fortemente preoccupata.

Nel prossimo gennaio sarà aperta la nuova sede parigina dei Buick, in Rue Mantaigne de la Fregne.

Sarà “Tracanàr” l’hit dei Buick che nella prossima edizione di Sanremo, verrà interpretato dal trio Paolo Conte-Vinicio Capossela-Paolo Rossi.

In occasione dei festeggiamenti della scuola “De Amicis “, sarà esposta nella hall dell’istituto la bicicletta di Plinio, noto e indimenticato dirigente dell’Aurora degli anni 70.

(Coperton Buick)
Arte

Sono letteralmente,
musicalmente,
e cinematograficamente commosso,
quando vivo l’emozione artistica.

(Coperton Buick)

mercoledì 12 dicembre 2007

Città di Maniago
Assessorato alla Cultura
con la collaborazione di
Cineforum maniaghese
La Cineteca del Friuli
presentano:
ANTONIO CENTA. DA MANIAGO A CINECITTÀ

Nato a Maniago il 10 agosto 1907 Antonio Centa ha avuto una grande popolarità nel cinema italiano degli anni Quaranta. Alcuni dei personaggi più incisivi del decennio cinematografico 1936-1946, appartengono alla sua galleria.
I suoi inizi sono stati particolarmente duri e tipici della gente friulana di allora: ventenne era già negli Stati Uniti lavorando come terrazziere nelle ville dei ricchi americani. Quando tornò in Italia arrivò al cinema per caso, ma ebbe la fortuna di lavorare con alcuni dei più celebrati registi del tempo: Gustav Machaty, Augusto Genina, Alessandro Blasetti, Camillo Mastrocinque, Mario Soldati, Dino Risi… partecipando ad oltre quaranta film.
Quando si concluse il suo decennio più fortunato, rimase nell'ambiente cinematografico come produttore e talent-scout. Solo in età matura si allontanò del tutto dal mondo del cinema. Morì il 19 aprile 1979 a Rovigo in un incidente stradale. Nel centenario della nascita dell'attore, l'Amministrazione Comunale ne ha voluto ricordare il percorso artistico e umano. Da oggi il ridotto del Verdi, del cinema cioè, che tanti film di Antonio Centa ha ospitato, porterà il suo nome. Qui è stato allestito anche un piccolo omaggio fotografico che ripercorre attraverso alcune immagini, tra le tante dell'archivio del nipote Massimo Centa, la carriera di un maniaghese a Cinecittà.

Acrobazie del cervello

Sneocdo uno sdtiuo dlel'Untisverià di Cadmbrige, non irmptoa cmoe snoo sctrite le plaroe, tutte le letetre posnsoo esesre al pstoo sbgalaito, É ipmtortane sloo che la prmia e l'umltia letrtea saino al ptoso gtsiuo, il rteso non ctona. Il cerlvelo É comquune semrpe in gdrao di decraifre tttuo qtueso coas, pcherÊ non lgege ongi silngoa ltetrea, ma lgege la palroa nel suo insmiee .......
hai vstio?

(Maurizio Siddharta)

Sicurezza sul lavoro

Un addetto del palco al seguito del tour di Bruce Springsteen è stato accoltellato in Danimarca. L'uomo del crew aveva da poco terminato di montare il set per il concerto che il Boss si apprestava a tenere al Forum di Copenaghen quando, con un altro uomo, pare un collega, ha chiamato un taxi per farsi riportare in albergo. All'arrivo dell'auto pubblica si sono fatti però avanti altri due uomini che avevano urgente bisogno del taxi; i quattro si sono messi d'accordo per dividere il costo della corsa e sono partiti. Durante la corsa però si è verificato un battibecco, con le due parti a litigare sull'importo. Giunti all'albergo i due statunitensi sono scesi, ma uno degli altri due passeggeri si è loro avvicinato senza farsi vedere e, alle spalle, ha inferto una coltellata alla coscia del roadie di Springsteen. L'operaio è stato ricoverato presso un ospedale della capitale danese, ma non è grave. La polizia ha arrestato l'assalitore.

(C.B.)

martedì 11 dicembre 2007

La mitica elementare compie 100 anni

La scuola elementare di Borgomeduna, la mitica De Amicis, compie 100 anni. Costruita dall'impresa del Signor Moretti fu inaugurata in Pompa Magna nel dicembre del 1907. L'edificio uscì purtroppo malconcio dai bombardamenti delle due guerre mondiali e nel 1947 fu necessariamente "medicato" dalle ferite. Fu la scuola dei Buick e di una generazione irripetibile di luminari. Questa scuola (ancora funzionante) formò tra il '70 ed il '75 la créme de la créme dell'intellighentia Borgomedunense. Come non ricordare infatti i migliori allievi del '900 italiano, coloro che caratterizzarono, insieme ai Buick, una stagione indimenticabile per la scuola contemporanea e per tutto il movimento scolastico europeo. Chi non ricorda, tra gli altri, il Corai, il Gasparotto, il Paier, il Miatto, il Lunardelli, il Principe, il Campagna, l'Aldo, il Brusadin, tutta gente da scena muta, piccoli geni che inventarono un nuovo modo di ronfare sui banchi, di attaccare la gomma sotto la sedia e di trasformare le cartelle (non c'erano ancora gli zaini) nei primi avanguardistici compost per la raccolta differenziata della frutta portata da casa e di altre materie organiche. Non si dimentichi inoltre che anche il gioco dei pili visse, grazie a quella generazione modello, la sua migliore stagione.

(Stock Buick)

Destra, sinistra o...

In questo paese, o sei di destra, di sinistra o stai con Massimo Del Papa, noto giornalista e scrittore Rock, uno che non ha e non da speranza, che brucia intorno a se l’ossigeno ancor prima di respirarlo, che non vede mai il sole perchè gli gira sempre le spalle, uno che non annaffierebbe mai una piantina perchè non potrebbe crescere visto che l’acqua è inquinata, come l’aria e la terra nella quale sorge.
Uno che si mastica i vari Grillo e Travaglio e li sputa poi come pallini per cerbottane.
Usuali frequentatori dei salotti buoni, denudati, ispezionati ai raggi x, smontati e rimontati come mobili Ikea.
Vede più spettri che persone, più buio che luce, una carezza per lui, se data con passione, diventa uno schiaffo.
Il mondo intorno è una giostra che gira per inerzia e scricchiola, puzza di ruggine, ognuno che sale la rallenta, va avanti sempre nello stesso senso ma senza senso e meta.
Ma come dargli torto, in un’Italia dove nove cose su dieci non funzionano, e quella che va’ se la mangiano i soliti pochi eletti (non dal popolo).
Devo riconoscere a Del Papa grande talento narrativo, il suo scrivere è in presa diretta, molto dal vivo, vive un senso di solitudine e disagio che condivido e traspare ogni volta che punta la penna sul foglio, ed infine una certa avversità a tutta questa tecnologia che schiaccia come mosche molti di noi, negando spazio a pensieri e sentimenti che esulino da madre rete.
Da quest’anno ho ricominciato a comprare il Mucchio, e il taglio dei suoi racconti m’hanno riportato indietro ai tempi del vecchio zambo (al secolo Mauro Zambellini), dove una sua recensione era un disco (vinile) da mettere in banca.
Del Papa ha scritto che vuol scendere qui, i Buick che vogliono star fuori, chissà se questo luogo immaginario è un posto comune e vicino dove trovarsi per due chiacchiere.
Forse l’unica soluzione, l’unica salvezza sia da riporre in una cenetta con i Buick, niente di impegnativo, musetto nella brovada, noci con formai imbriago, 2 bozze di Refosco anzi una cassa che siamo in tre, una fettina di gubana che fa scenografia e da intro alla grappa.
Se ha il palato difficile, la sacca del cotechino può toglierla, prima di mangiarla.
Chissà che il bacco ci trasporti in una dimensione diversa, dove il cielo sia meno grigio e le persone meno spente.
Come diceva mio nonno in friulano “Ce vites par tiapa vites”, ossia che vita per avere quale altra vita, la dice lunga su un malessere radicato e remoto.
Coraggio vecchio Max, nei giorni peggiori ricordati che, i Buick, hanno sempre il rosso in fresca.

(Coperton Buick)

lunedì 10 dicembre 2007

Nada

Di farsi terra e paese...

"Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perchè la sua carne valga e duri quanlcosa di più che un comune giro di stagione"

"A quei tempi non mi capacitavo di cosa fosse questo crescere, credevo fosse solamente fare delle cose difficili - come comprare una coppia di buoi, fare il prezzo dell'uva, manovrare la trebbiatrice. Non sapevo che crescere vuol dire andarsene, invecchiare, veder morire e ritrovare la Mora com'era adesso. [...] E fu così che cominciai a capire che non si parla solamente per parlare, per dire 'ho fatto questo, ho fatto quello', ma si parla per farsi un'idea, per capire come va questo mondo. Non ci avevo mai pensato prima."

Cesare Pavese - La luna e i falò - Einaudi
(S.B.)

venerdì 7 dicembre 2007

El somo poeta

El somo poeta
gira coa so careta,
trainà dal mus
che segue na cagneta.
Elegante coe ghete
e in testa a bombeta,
la camisa da festa
soto la jacheta.
Quando ’l passa el poeta
onori de bandiere e trombeta,
le femene coi fiori in man
i fioi che core drio’l can.
Invocà dal popolo sovran
che chiede un versetin,
el somo el taca
“Nel meso de nostro camin…..
arde le scorse de bagigi e nosele
magnae a festa co do putele,
ma su tut el vin
a trasformar la stansa in un casin”.

(Coperton Buick)

Giovanni Impastato a Borgomeduna

Martedì 11 dicembre 2007 alle ore 17.00 presso il Deposito Giordani, in via Prasecco 13, a Borgomeduna (Pordenone), sarà presente per un incontro con giovani, insegnanti ed operatori dei Centri di Aggregazione della Provincia, Giovanni Impastato, fratello di Peppino, al quale è dedicato il Centro di produzione musicale del Progetto Giovani del Comune di Pordenone.
L'incontro vuol essere l'occasione per la riflessione sull'importanza della promozione della legalità presso i giovani, uno dei temi centrali delle attività del Progetto Giovani, trattato in particolare quest'anno con le scuole superiori della Provincia all'interno del progetto "Meeting".
Nel 2004 il Comune di Pordenone ha voluto dedicare il centro di produzione musicale presso il Deposito Giordani, inaugurato con la presenza di Luigi Locascio ed altri attori del film "I Cento Passi", che raccontava la storia di Peppino, giovane fondatore di una delle prime radio libere in Italia (Radio Aut), eliminato dalla mafia per le sue posizioni a favore della legalità e contro il potere mafioso.
La visita di Giovanni Impastato, che non ha potuto essere presente all'inaugurazione del 2004, è molto importante sia come riconoscimento del lavoro fatto in questi anni con i giovani, sia per il tema, sempre attuale, che affronta.

(S.B.)

giovedì 6 dicembre 2007

Comunicato della redazione

Il contatore web è stato attivato alle ore 22.00 del 06/12/07. Il numero di visite rilevato decorre perciò dal momento dell'attivazione e non dal 01/12.
(The Buick Brothers Agent Press).
Nastassja Kinski - Paris Texas (1984), Wim Wenders - Palma d'Oro Festival di Cannes.

Tuttotruffa

Io truffo, tu truffi, egli truffa,
noi truffiamo, voi truffate, essi truffano.
Truffami che ti truffo,
e se non mi truffi tu ti truffo io.
Truffare, truffare, truffare….
Truffiamoci tutti,
tuffiamoci nelle truffe,
truffiamoci a tuffi.
Truffa il tuo prossimo,
come lui truffa te.
Oh popolo di poeti e navigatori,
ma soprattutto di truffatori,
uniamoci alla truffaldina.
Truffami amor,
che godo del tuo truffar,
truffami proprio lì,
che a me piace così.
Giuriamo di truffarci per sempre,
nelle salute e nella malattia,
finché truffa non finisce.
Non indugiamo ma truffiamo,
perchè noi che italiani siamo,
truffiamo, truffiamo, truffiamo.

(Coperton Buick)

mercoledì 5 dicembre 2007

Stai cercando o stai cercando di cercare? Non hai più gli anni della rivoluzione, a dir il vero non li hai mai avuti…siediti che è meglio, siediti e pensa…pensa a tutto il tempo che potresti perdere e a tutto quello che perdi pensando di trovare…eppoi, trovare cosa vecchio ignorante…hai portato a pisciare il cane stamattina? Hai sperato che qualcuna si fermasse e ti dicesse “che bello, come si chiama, posso accarezzarlo?...certo che lo hai sperato, come tutti i santi giorni vecchio ignorante…sei lì che invochi il miracolo, il miracolo di tremare vicino a qualcuna ti accarezzi il cane…e invece niente, nulla, merda…e sei lì che pensi di cambiare il cane, vorresti cambiare il cane perché quello che hai gli vuoi bene ma non funziona, non trova, non attira…un testone di cane…si può voler bene anche ai testoni...ma alle donne Amilcare piacciono i cani da cerca o da scovo…alle donne piace essere scovate vecchio ignorante…cosa vuoi che gliene freghi alle donne di accarezzare quel crucco del tuo bracco da ferma, con quella puzza di cagnone che si porta addosso tutto l’anno…prenditi un cocker, il cocker è sempre stato un formidabile cane da scovo, vedrai che funziona…te la scova il cocker la donna…alle donne piacciono i cocker…non vedi che le case sono piene di cocker…siediti e pensa vecchio pastrano e intanto manda in vasca il bracco…

(Stock Buick)

martedì 4 dicembre 2007

Great Ermanno


Della serie quando le parole fanno strada...L'home page del sito ufficiale di Bruce ospita la recensione di Ermanno Labianca dei recenti concerti di Madrid e Bilbao.
Caro Ermanno è proprio una Beautiful Reward...

(Stock Buick)


sabato 1 dicembre 2007

Nel Bosco

Voglio andare nel bosco
e bermi un litro di Refosco,
cacciare un bel coniglio
e farmelo arrosto.

Voglio scappare da questo posto
e starmene lì nascosto,
portarmi carta e inchiostro
e aspettare agosto.

Anche se ha un costo
come il Merlot o il Mosto,
non mi sposto
e non cercarmi che non ti riconosco.

(Coperton Buick)