ANCHE L'OVVIO E' IN BILICO (CARLOS)

domenica 6 luglio 2008

Blogger e reati d'opinione

Se cercate sul Web www.accadeinsicilia.net spunta una pagina bianca con la scritta «Sito in allestimento. Se state cercando il sito di Carlo Ruta visitate www.leinchieste.com».
E’ stato oscurato oltre quattro anni fa - come si usa in Cina - il blog AccaddeInSicilia.net e da allora l’americano che ne ha comprato il dominio non ne ha ancora fatto nulla. Ma, come si confà alle regole di scambio della Rete, offre il link al nuovo sito del suo ex proprietario, lo storico siciliano Carlo Ruta, 55 anni, giornalista e saggista, vittima di una vicenda kafkiana che lo ha costretto a migrare tutto il suo lavoro di documentazione su www.leinchieste.com: aperto con gli stessi contenuti del sito oscurato (dalle indagini sull’omicidio del giornalista Giovanni Spampinato alla strage di Portella della Ginestra fino agli affari anomali della Banca Agricola Popolare di Ragusa per citare le più gettonate). Registrato - miracoli della Rete - non più in Sicilia, bensì in salvo su un server americano.

Ovvio che chi lo voleva chiudere non si è ritenuto soddisfatto. Così è arrivata prima una condanna per diffamazione a sette mesi di carcere in primo grado e lo scorso 8 maggio il Tribunale di Modica lo ha condannato per il reato di «stampa clandestina». E’ esplosa la protesta dei blogger.

La prima volta
«E’ la prima volta in Europa che un blogger viene condannato per stampa clandestina, un reato penale, retaggio del fascismo, che punisce con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a euro 250 “chiunque intraprenda la pubblicazione di un giornale o altro periodico senza che sia stata eseguita la registrazione prescritta dall’art.5”. Ricevo solidarietà perchè tutti i blog sono a rischio» commenta Ruta, che è da anni oggetto di minacce mafiose. Lui e la sua famiglia: una moglie redattrice in una casa editrice locale «molto preoccupata, ma non mi ha detto mai di smettere» e due figli adolescenti cresciuti nel «cono d’ombra», come lo chiama Ruta, abituati al clima del «Gulag Sicilia», il titolo del suo libro sull’omicidio di Giovanni Falcone edito da Rubbettino. «Ho ricevuto 25 denunce, ma ho vinto quasi sempre perchè ero ben documentato, sebbene le procure di Modica, Ragusa, Messina e Catania in questi anni abbiano fatto di tutto per screditarmi».

Il tam-tam della Rete ha portato il caso all’attenzione di sessanta storici italiani, che hanno firmato una lettera aperta di solidarietà a Ruta che esprime «preoccupazione» per gli effetti della sentenza sull’attività di ricerca e contesta l’inedita valutazione dei siti Internet con le norme della carta stampata.

«La sentenza richiama alla memoria metodi censori propri di regimi politici non compatibili con una piena libertà democratica e potrebbe ripercuotersi contro chiunque svolga coraggiosamente funzioni di informazione civile in contesti ambientali sfavorevoli».

L’appello, diffuso nell’ambito della Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea (Sissco), è stato lanciato da alcuni noti ricercatori e storici. «La sentenza ci preoccupa, ma non arriva del tutto inattesa» spiega il primo firmatario, Carlo Spagnolo. «Purtroppo anche fra noi storici finora non tutti hanno percepito le implicazioni di queste cose con la libertà di ricerca, di documentazione e di espressione delle libere opinioni specialmente in materie delicate quali i rapporti fra mafia, politica e affari di cui si occupava, fra l’altro, il sito oscurato».

La mobilitazione
In Italia il caso Ruta si aggiunge a quello di un altro blogger, il giornalista calabrese Antonino Monteleone, 23 anni, che ai primi di giugno si è visto mettere il suo blog (www.antoninomonteleone.it) sotto sequestro dalla magistratura di Reggio Calabria perchè ha pestato i piedi all’onorevole Giuseppe Galati (Udc), che non si è accontentato di una rettifica.

Secondo il rapporto annuale World Information Access dell'Università di Washington sarebbero 64 dal 2003 ad oggi i blogger arrestati per reati di opinione - ovvero per aver espresso il proprio pensiero attraverso i propri «post» (pubblicazioni) - e il dato cresce, di anno in anno, in misura esponenziale anche in Paesi quali l’inghilterra, la Francia, gli Stati Uniti. «Siamo tutti clandestini» scrive sul Barbiere della Sera il blogger Antonello Tomanelli di «www.difesadellinformazione.com».

Tra i blog mobilitati per Ruta e Monteleone c’è quello di Beppe Grillo. L’unione fa la forza, ma la legge si presta a interpretazione e non è affatto detto che i blogger la spuntino facilmente. Che cosa farà adesso, Ruta? «Francamente speravo in un’assoluzione, sono stanco...Ma ricorrerò appello e cercherò di vincere». Stavolta, dalla sua, ha la rete dei blogger.

(da semidiceviprima.ilcannocchiale.it)

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