Il luogo e' l'Alpe Adria ristorazione, che non e' una banca, non e' un rifugio di montagna e forse nemmeno un ristorante.
La grande sala che ospita l'evento, sembra quelle delle feste di fine anno per pensionati, pervasa da un olezzo di cipolla e fritto, si configura con una nicchia gigante rientrante uso palco, dove si attendono i vari Raul Casadei o i Rodigini.
Feste che finiscono in largo anticipo, come nella migliori commedie Fantozziane, dove entri con la speranza di una botta di vita, ma esci con dieci anni in piu' sul groppone.
I presenti stasera sono i soliti noti, quelli con le facce un po' disincantate ma soprattutto disilluse, quelli che vogliono bene al R'.N'.R', che gli danno del tu, lo considerano un fratello maggiore cui seguire il buon esempio.
Sono le occasioni in cui rivedi gente dopo un mucchio di tempo, situazioni in cui confronti e verifichi come il tempo sia stato galante oppure spietato, comunque sia una pacca sulla spalla ed una stretta di mano rimettono a posto ogni mutamento genetico.
Un gruppo di ragazzini gestisce l'organizzazione, e prima del concerto, il vice assessore alla cultura e turismo li tiene insieme e li sostiene come un buon capo di famiglia.
Forse non sono dei fan di Elvis, ma la loro creativita' ed entusiasmo contaminano il proprio progetto.
Questa sera niente balera e liscio, c'è Willy Nile da N.Y.C., che fino al cuoio capelluto è alto come il ministro Brunetta, per guadagnarli poi 15 cm. con i cappelli cotonati sparati verso il soffitto.
Il Rocker d'oltre oceano e' accompagnato da un gruppo di ragazzini di varia estrazione, il bassista d'origini sicule proviene dalla Palermo bene.
Frizzante, energico, brioso, cosi' potremo spiegare un live_set che ha sorpreso e sorpassato ogni aspettativa, la performance di un folletto che, dotato d'una voce piuttosto leggera, contrappone una grinta da gigante.
In poco piu' di due ore, Nile attraversa gran parte delle RootsRock, passando da Lee Hooker, ai Ramones, Clash, per virare ai Rolling Stone fino ad una particolare dedica al meraviglioso talento che e' stato Jeff Buckley.
Alcune ballate eseguite al piano, posizionato e rimesso in naftalina dai Roadies locali, creano quell'intimita' da giustificare quelle, in taluni casi, equivoche candele accese sui nostri tavoli.
Non possiamo certo parlare di notte indimenticabile, d'un concerto imperdibile ma d'un momento sereno in cui qualche emozione ha fatto vibrare i nostri culi, che rischiano ogni giorno d'accumulare strato adiposo, sussulti che per un po', non ti fanno pensare alle solite rotture di coglioni.
La serata finisce, mentre la notte fuori ci attende umida, siamo in piena zona industriale e fra qualche ora, cassa integrazione permettendo, operai ed impiegati riprenderanno i loro posti, sostituiranno i signori della notte, il giorno rimettera' in moto la produzione, il P.i.l., le macchine delle fabbriche sostituiranno le chitarre che hanno tenuto accesa la notte.
Nemmeno questo ci renderà più giovani, ma il duello con il tempo, almeno per questa sera, è rinviato a data da destinarsi.
Coperton Buick