Vista dall’alto sembra un lungo serpentone grigio diviso a metà dalla linea bianca, che si snoda da Caneva fino a Marsure, la statale pedemontana.
È una linea di confine che divide la zona prepedemontana da quella delle colline e a salire verso i monti.
Questa borderline è uno spartiacque tra civiltà, quella vicina alle grandi zone urbane e quella delle comunità montane.
Percorrendola in auto da Ovest verso Est e viceversa, si attraversa un paesaggio di zona franca, una striscia neutrale che ti porta alle estremità, a meno che non si decida di sterzare verso la town oppure verso la montagna.
La città ti attira come una prostituta in attesa dell’ultimo cliente, mentre il monte è la fuga da quella realtà, è come la corsa verso il confine del Canada che annulla ogni tuo debito e pendenza con la legge.
Quando la meta è Coltura, Mezzomonte o Dardago, scegli una dimensione ben precisa, è il viaggio di sola andata, senza pernottamento, verso il posto più simile al tuo spirito.
L’andar per questi paesi stimola i principi basilari della convivenza civile, l’educazione a rispettare l’aria che respiri, a non degradare le bellezze circostanti.
Nel silenzio ritrovi quel po’ di pace e voglia di rimettersi a pensare con sollievo e leggerezza, alle pesantezze del vivere.
Se capita poi di sconfinare a piedi come il sottoscritto, di corsa, nel senso molto Einsteiniano, ovvero relativamente di corsa, il mondo si presenta di una veste diversa.
Le piazzette ecologiche sono fatte d’erba, muschio, alberi, uccelli(non in gabbia),
cagate di cane, quelle urbane sono un catasto d’immondizia che fuoriesce da campane di plastica prese d’assalto da mosche, zanzare del tipo tigre e animali vari a quattro e due zampe, che depositano escrementi vari, in faccia alla vil umanità.
Il clima in questo periodo offre le garanzie per vivere bene, senza che ogni cosa nei d’intorni del tuo corpo s’incolli allo stesso.
Raramente si vedono appesi sotto i tetti delle case quei mostri di plastica e ferro, muniti di ventolone chiamati climatizzatori, che sembrano delle flebo giganti per alimentare d’ossigeno i suoi abitanti.
Le comunità montane sono popolate per la maggior parte da persone anziane, che quando t’incontrano, ti salutano, cioè ti augurano di godere di buona salute.
È un piccolo miracolo pensare che una persona possa riconoscere in te bonta’ed amicizia, non si è abituati a guardarsi negli occhi e ancor meno lasciarsi andare ad un sorriso sereno, senza ironia e malizia.
Il saluto è anche il compiacimento di condividere in quel momento la bellezza del luogo in cui ci si trova, di complimentarsi per la scelta fatta.
Questo fugace ma sincero contatto umano è il doping che ti farà stare meno solo quando lo sarai.
Perchè poi quando si sale, lasci tutto e tutti alle spalle e ci vogliono gambe buone e vogliose per seguire la strada che s’impenna verso il cielo, mentre la temperatura del corpo s’alza e quella esterna scende, ma l’aria diventa più leggera quando il sole s’addormenta dietro la montagna.
Ma le gambe, come i bambini, non sempre obbediscono e quindi si vira al giro di boa, per affrontare poi la discesa che non sarà meno impegnativa.
Lo scollinamento, pericoloso come l’ultimo sbadiglio che ti porta al sonno, rilassa anche i pensieri.
Lo sguardo che si perde nella grande vallata riporta tutto alla linea di partenza, l’erta appena lasciata ha dato nuova linfa alla testa e abbondante acido lattico nelle gambe.
L’ultimo saluto è quello di un “vecio” che, al tuo passaggio, si toglie il cappello e tira un sorriso a 2 denti che gli spara indietro le rughe fino alle orecchie.
Vai “ragasso”, per lui puoi avere anche cinquant’anni ma sei sempre un ragazzino che corre al limite del coprifuoco verso casa.
La spia della riserva è accesa da un po’, quando mi volto per l’ultimo sguardo verso la montagna che s’è fatta piccola dalla lontananza, lungo il percorso ho perso mezzo chilo di suole e sudore che mi aiuteranno, come i sassi di Pollicino, a ritornare verso quel posto dove ho lasciato qualcosa di me, che presto andrò a riprendermi.
Coperton BuickUn grazie particolare a:
Rilevatori cronometrici: Campanili di Ranzano, Budoia e Dardago (andata e ritorno)
Cardio frequenzimetro: 4x4 by_pass con chiusura centralizzata e server assistito.
Intergiro: Vecia osteria da Bepi (Budoia), venerdì pesce, menù fisso 10 euro.