La magnificenza dello Steinway & Son gran coda, diffonde nella stanza vuota un suono intimo, mentre fuori piove, nevica, tira vento, c’e’ la nebbia o il sole, o forse il caldo torrido, ma poco importa, anzi non conta proprio nulla.
Vinicio Capossela sempre piu’ da solo, sempre piu’ fra noi, insieme nel viaggio dentro e fuori le anime perse, sparse, ritrovate e pagate come saldi di fine stagione.
Vinicio sempre piu’ clandestino e burattino alla Spessotto che si e’ rotto con il suo giubbotto del settantotto, sempre più orfano o figlio illegittimo, delegittimato, insabbiato ed imbucato nel bucato del paradiso dei calzini.
Vinicio sempre piu’ gigante e mago, nano e profano, virtuoso e sinuoso, sempre piu’ narratore di storie sussurrate, respirate e spirate con l’ultimo soffio, spinto dalla forza della parola.
Vinicio sempre piu’ da giornata perfetta, con la bicicletta e la borsetta, senza fretta e senza fetta, con la scarpetta di pomodoro e pancetta.
Vinicio tra sacro e profano, tra santi e mendicanti, tra venditori ed impostori, tra silenzio ed imbarazzo, tra sacrificio e perdono, sulla terra nuda come la dea che ti trasforma in marmo se la guardi.
Vinicio sempre piu’ soldato, piccolo e armato, sincero e bugiardo, falso ed intrigante, sempre piu’ inquieto sotto il cielo che gronda, suda, gocciola e piange.
Vinicio che si ferma prima del filo spinato, evita il cemento armato, nel grande boato di brandelli che schiantano sui vetri appannati d’America.
Vinicio dall’altra parte della sera e bel tempo si spera, in accordo con il cielo ma in disaccordo con tutto il resto, con quel che resta del tempo e quello che resta di se’.
Un viaggio attraverso gli occhi e le gambe d’un bambino, alla ricerca del mistero che avvolge i sentimenti, imbevuti del dolore che il tempo ha lasciato.
Ringraziamo gli dei che, in collaborazione con Vinicio, ci hanno regalato un pezzo di letteratura contemporanea.
Lunga vita al menestrello con la bacchetta, bombetta, ombrello, paletta e secchiello.
“ E io sono quello a cui
fai accendere sigarette,
e sono quello
per cui le hai accese tu”
(Orfani ora)
P.s.: “Orfani ora” e’ una di quelle canzoni che raramente capita di scrivere.
(Coperton Buick)