di Arduino e Vittorino Marseghelot
A: Co sta crisi, i lavoratori ie’ a meso servisio.
V: Dopo el part-time, inventera’ la mesa stagion.
Coperton Buick
ANCHE L'OVVIO E' IN BILICO (CARLOS)
lunedì 29 giugno 2009
giovedì 25 giugno 2009
Punto e virgola
di Arduino e Vittorino Marseghelot
A: Cos’elo el Futurismo.
V: Roba de na volta.
Coperton Buick
A: Cos’elo el Futurismo.
V: Roba de na volta.
Coperton Buick
martedì 23 giugno 2009
EMERGENZA DEMOCRATICA
Vergogna
per il direttore del tg1
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA RAI, PAOLO GALIMBERTI
di Giulietto Chiesa
FIRMA L'APPELLO LANCIATO DA PANDORA TV
La vicenda delle feste private a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa oltre a mettere alla berlina la particolare condotta privata del Presidente del Consiglio, ha messo in evidenza ancora una volta il deterioramento progressivo e inarrestabile dell’informazione italiana.
La stragrande maggioranza dei cittadini, che ancora apprende le notizie dalla televisione, non è stata informata sulla scandalosa agenda proposta dai telegiornali delle reti principali.
In particolare il Tg1 ha continuato per giorni a nascondere o camuffare l’inchiesta di Bari e a dedicare alla notizia solo uno spazio irrilevante, che certo non rende merito alla gravità di una situazione che suscita invece grande interesse sui media di tutto il mondo.
Quello del direttore del Tg1 Augusto Minzolini è un comportamento da censurare, quello sì, e che pone di nuovo il problema del rispetto del codice deontologico oltre a quello annoso delle nomine politiche dei vertici dell’informazione del servizio pubblico.
Per questo, i firmatari di questo appello chiedono al presidente della Rai Paolo Garimberti il licenziamento del neodirettore del Tg della rete ammiraglia, Augusto Minzolini. Sarebbe un gesto di riparazione nei confronti dei cittadini italiani e un piccolo simbolico passo verso il ristabilimento della decenza nel nostro paese.
____________________________________________
Per il Minzolin calza a pennello un sonetto di Pasolini:
Sei cosi ipocrita che quando l’ipocrisia ti avrà ucciso
andrai all’inferno e ti crederai in paradiso.
stock buick -
per il direttore del tg1
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA RAI, PAOLO GALIMBERTI
di Giulietto Chiesa
Egregio Presidente, lo scandalo di un Presidente del Consiglio “utilizzatore finale” è già mondiale. A questo si aggiunge lo scandalo del telegiornale di RAI Uno e del suo direttore Minzolini, che è riuscito a oscurare completamente, per giorni e giorni, ogni notizia al riguardo.
Siamo di fronte a palese incompetenza professionale, a palese violazione del codice deontologico del giornalismo, a palese disprezzo dell'impegno preso all'assunzione dell'incarico di una informazione completa e imparziale. Ce n'è quanto basta per un licenziamento in tronco per giuste e concomitanti cause. Lo mandi a casa, Presidente. Non resterà comunque disoccupato.
Giulietto Chiesa
Siamo di fronte a palese incompetenza professionale, a palese violazione del codice deontologico del giornalismo, a palese disprezzo dell'impegno preso all'assunzione dell'incarico di una informazione completa e imparziale. Ce n'è quanto basta per un licenziamento in tronco per giuste e concomitanti cause. Lo mandi a casa, Presidente. Non resterà comunque disoccupato.
Giulietto Chiesa
FIRMA L'APPELLO LANCIATO DA PANDORA TV
La vicenda delle feste private a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa oltre a mettere alla berlina la particolare condotta privata del Presidente del Consiglio, ha messo in evidenza ancora una volta il deterioramento progressivo e inarrestabile dell’informazione italiana.
La stragrande maggioranza dei cittadini, che ancora apprende le notizie dalla televisione, non è stata informata sulla scandalosa agenda proposta dai telegiornali delle reti principali.
In particolare il Tg1 ha continuato per giorni a nascondere o camuffare l’inchiesta di Bari e a dedicare alla notizia solo uno spazio irrilevante, che certo non rende merito alla gravità di una situazione che suscita invece grande interesse sui media di tutto il mondo.
Quello del direttore del Tg1 Augusto Minzolini è un comportamento da censurare, quello sì, e che pone di nuovo il problema del rispetto del codice deontologico oltre a quello annoso delle nomine politiche dei vertici dell’informazione del servizio pubblico.
Per questo, i firmatari di questo appello chiedono al presidente della Rai Paolo Garimberti il licenziamento del neodirettore del Tg della rete ammiraglia, Augusto Minzolini. Sarebbe un gesto di riparazione nei confronti dei cittadini italiani e un piccolo simbolico passo verso il ristabilimento della decenza nel nostro paese.
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Per il Minzolin calza a pennello un sonetto di Pasolini:
Sei cosi ipocrita che quando l’ipocrisia ti avrà ucciso
andrai all’inferno e ti crederai in paradiso.
stock buick -
Gnocca continua
Gnocca continua
Non gliene va bene una, alle Eve Braun che si accalcano nel bunker del fuhrerino da fureria. Denunciano il complotto di D’Alema, poi si scopre che il pm barese Pino Scelsi che indaga su Puttanopoli è lo stesso che indagò su una mazzettina a D’Alema (prescrizione). Allora ecco un altro scoop del Giornale: «È cresciuto in Lotta continua il pm che insegue il premier». Panico negli altri house organ: erano in Lotta continua anche Marcenaro e Panella del Foglio, Briglia della Mondadori, Capuozzo del Tg5, Liguori del Tgcom. Ora il Giornale è costretto a scrivere che la nota toga rossa indaga sull’assessorato alla Sanità della giunta Vendola e sulla frequentazione tra il vicepresidente Frisullo e il noto Tarantini, «utilizzatore iniziale» delle ragazze. E le due testimoni che inguaiano Reo Silvio sono forziste sfegatate: la “escort” Patrizia e la “ragazza immagine” Barbara, candidate nella lista Fitto («La Puglia prima di tutto»). Pare pure che nell’allegra brigata si sniffasse coca, si importassero ragazze dall’Est, si molestassero telefonicamente minorenni, si sfruttasse la prostituzione. Cioè si violassero contemporaneamente il pacchetto sicurezza Maroni per l’arresto dei clandestini, la Fini-Giovanardi per l’arresto dei tossici, la legge Carfagna per l’arresto di squillo e clienti, la legge Carfagna-2 per l’arresto degli “stalker”. Non vorremmo che Al Pappone finisse dentro per una legge fatta da lui. Per intanto Calderoli, che aveva proposto la castrazione fisica dei pedofili («un bel colpo di forbici, e zac!»), non lo fanno più entrare a Palazzo Grazioli. Non si sa mai.
Marco Travaglio
Non gliene va bene una, alle Eve Braun che si accalcano nel bunker del fuhrerino da fureria. Denunciano il complotto di D’Alema, poi si scopre che il pm barese Pino Scelsi che indaga su Puttanopoli è lo stesso che indagò su una mazzettina a D’Alema (prescrizione). Allora ecco un altro scoop del Giornale: «È cresciuto in Lotta continua il pm che insegue il premier». Panico negli altri house organ: erano in Lotta continua anche Marcenaro e Panella del Foglio, Briglia della Mondadori, Capuozzo del Tg5, Liguori del Tgcom. Ora il Giornale è costretto a scrivere che la nota toga rossa indaga sull’assessorato alla Sanità della giunta Vendola e sulla frequentazione tra il vicepresidente Frisullo e il noto Tarantini, «utilizzatore iniziale» delle ragazze. E le due testimoni che inguaiano Reo Silvio sono forziste sfegatate: la “escort” Patrizia e la “ragazza immagine” Barbara, candidate nella lista Fitto («La Puglia prima di tutto»). Pare pure che nell’allegra brigata si sniffasse coca, si importassero ragazze dall’Est, si molestassero telefonicamente minorenni, si sfruttasse la prostituzione. Cioè si violassero contemporaneamente il pacchetto sicurezza Maroni per l’arresto dei clandestini, la Fini-Giovanardi per l’arresto dei tossici, la legge Carfagna per l’arresto di squillo e clienti, la legge Carfagna-2 per l’arresto degli “stalker”. Non vorremmo che Al Pappone finisse dentro per una legge fatta da lui. Per intanto Calderoli, che aveva proposto la castrazione fisica dei pedofili («un bel colpo di forbici, e zac!»), non lo fanno più entrare a Palazzo Grazioli. Non si sa mai.
Marco Travaglio
Zio Mario
Zio Mario
La roda gira
ma la camera d’aria no tien,
su sta strada de buse
piena de letame e fien.
La bici fa’ fadiga
e mi ancora de piu’,
che son qua’ tut suda’
co la schena brusada dal sol.
Ho tira su’ le braghe al genocio
par no sporcarme co la caena,
e la borsa sora el manubrio
se ciapa dentro i raggi.
Go’ tutte ste medicine
da portar a me sio,
che ghe ne ciapa cusi’ tante
da no starghe drio.
Non so de cos che’l sia mala’
forse no i lo sa’ nianca lu’,
ma el dottor par no sbagliarse
ghe a dito che cusi’ el se tira su’.
Me sio Mario
vecio operaio della zanussi,
l’unico trofeo che’l ga’ porta casa
le la so tuta blu,
i la tien come na reliquia
da esibir in salotto,
in occasion de qualche visita parenti.
In vita sua el ga’ monta’ oblo’ par lavatrici
el ga’ quindi na vision tonda delle robe,
i so colleghi i lo ciamava
el copernico de Porcia.
Quaranta ani de linea
quaranta de mensa,
quaranta de macchineta del caffe’,
quaranta de timbradora e
quaranta de postura a 90 gradi.
Con la liquidasion le’ anda’ in Canada
a trovar so fradel Venansio,
trenta giorni a meno trenta gradi,
l’unico volta che le usio par cior la posta
se ga’ frattura’ un polso.
All’aeroporto i voleva segarghe el ges
par veder sel portava droga,
na volta rimes pie’ in Italia
nol se ga’ piu’ mos da Topaligo.
E mi son qua’ che ghe porto su e so’ ste medicine
par el cuor, par la pression, par el diabete
e par tut el resto.
Questo le’ me sio Mario
un dei tanti che ga’ fat na vita da median,
i amici del bar i l’ha sempre scoiona’
disendo che la vita le na roda che gira
che’l cerchio poi se chiude.
Ma lu’ de suo invese,
pensa che la vita
sia come i oblo’ che’l ga’ monta’,
chi ga’ da serarse ,
sempre che la guarnision sia messa ben.
Coperton Buick
La roda gira
ma la camera d’aria no tien,
su sta strada de buse
piena de letame e fien.
La bici fa’ fadiga
e mi ancora de piu’,
che son qua’ tut suda’
co la schena brusada dal sol.
Ho tira su’ le braghe al genocio
par no sporcarme co la caena,
e la borsa sora el manubrio
se ciapa dentro i raggi.
Go’ tutte ste medicine
da portar a me sio,
che ghe ne ciapa cusi’ tante
da no starghe drio.
Non so de cos che’l sia mala’
forse no i lo sa’ nianca lu’,
ma el dottor par no sbagliarse
ghe a dito che cusi’ el se tira su’.
Me sio Mario
vecio operaio della zanussi,
l’unico trofeo che’l ga’ porta casa
le la so tuta blu,
i la tien come na reliquia
da esibir in salotto,
in occasion de qualche visita parenti.
In vita sua el ga’ monta’ oblo’ par lavatrici
el ga’ quindi na vision tonda delle robe,
i so colleghi i lo ciamava
el copernico de Porcia.
Quaranta ani de linea
quaranta de mensa,
quaranta de macchineta del caffe’,
quaranta de timbradora e
quaranta de postura a 90 gradi.
Con la liquidasion le’ anda’ in Canada
a trovar so fradel Venansio,
trenta giorni a meno trenta gradi,
l’unico volta che le usio par cior la posta
se ga’ frattura’ un polso.
All’aeroporto i voleva segarghe el ges
par veder sel portava droga,
na volta rimes pie’ in Italia
nol se ga’ piu’ mos da Topaligo.
E mi son qua’ che ghe porto su e so’ ste medicine
par el cuor, par la pression, par el diabete
e par tut el resto.
Questo le’ me sio Mario
un dei tanti che ga’ fat na vita da median,
i amici del bar i l’ha sempre scoiona’
disendo che la vita le na roda che gira
che’l cerchio poi se chiude.
Ma lu’ de suo invese,
pensa che la vita
sia come i oblo’ che’l ga’ monta’,
chi ga’ da serarse ,
sempre che la guarnision sia messa ben.
Coperton Buick
domenica 21 giugno 2009
Punto e virgola
di Arduino e Vittorino Marseghelot
A: Mi go’ paura della morte.
V: Se proprio toca, speren de ripeter l’esperiensa almanco do volte.
Coperton Buick
A: Mi go’ paura della morte.
V: Se proprio toca, speren de ripeter l’esperiensa almanco do volte.
Coperton Buick
giovedì 18 giugno 2009
Punto e virgola
di Arduino e Vittorino Marseghelot
A: Certo che te ga’ la barba mesa bianca e mesa nera.
V: Son in quela fase, dove non so’ se tingerla tutta d’un color o dell’altro.
Coperton Buick
A: Certo che te ga’ la barba mesa bianca e mesa nera.
V: Son in quela fase, dove non so’ se tingerla tutta d’un color o dell’altro.
Coperton Buick
sabato 13 giugno 2009
Salvezza
C’e’ chi trova salvezza
nella Bibbia,
chi nello scrivere
altri nel recitare o predicare.
Ognuno si ancora
da qualche parte,
sul punto che ha scelto
o in cui e’ arrivato.
La salvezza
da qualche parte c’e’,
ma e’ difficile orientarsi
nel gioco bendati.
Salvarsi da chi o cosa
non importa,
la fuga e’ l’azione
che permette la possibilita’.
Tutti a ritagliarsi
un pezzo di mondo,
ogni granellino di sabbia
ha il suo senso.
Nel grande catino
il vento fa’ la sua parte,
cadono le foglie
insieme alla volonta’.
Spesso la tempesta
rimescola tutto,
il faro a riva
si vede a fatica.
Salvarsi l’anima costa,
perdersi ancor di piu’,
e’ il cammino
lungo e necessario
verso il proprio lido.
nella Bibbia,
chi nello scrivere
altri nel recitare o predicare.
Ognuno si ancora
da qualche parte,
sul punto che ha scelto
o in cui e’ arrivato.
La salvezza
da qualche parte c’e’,
ma e’ difficile orientarsi
nel gioco bendati.
Salvarsi da chi o cosa
non importa,
la fuga e’ l’azione
che permette la possibilita’.
Tutti a ritagliarsi
un pezzo di mondo,
ogni granellino di sabbia
ha il suo senso.
Nel grande catino
il vento fa’ la sua parte,
cadono le foglie
insieme alla volonta’.
Spesso la tempesta
rimescola tutto,
il faro a riva
si vede a fatica.
Salvarsi l’anima costa,
perdersi ancor di piu’,
e’ il cammino
lungo e necessario
verso il proprio lido.
(Coperton Buick)
venerdì 12 giugno 2009
Salviamoci la pelle
“Storie e pensieri del Conte Racelio Fighessa di Milano Marittima”
La politica elegge il popolo come sovrano,
il popolo gregge poi,
purtroppo,
elegge il suo sovrano.
Coperton Buick
La politica elegge il popolo come sovrano,
il popolo gregge poi,
purtroppo,
elegge il suo sovrano.
Coperton Buick
lunedì 8 giugno 2009
sabato 6 giugno 2009
Ma vattene fuori dai coglioni!!!
Perchè El País ha deciso di pubblicare le foto
Il quotidiano spagnolo El País spiega in un editoriale la decisione di pubblicare sull’edizione cartacea e online le foto di Silvio Berlusconi a Villa Certosa: “A scanso di equivoci per Berlusconi: è la stampa democratica quella che rispetta la sua intimità ed è lui quello che continua a cercare di censurarla. Pubblicando le foto delle sue feste private, infatti, non vogliamo giudicare la sua morale di cittadino, ma dimostrare che Berlusconi, come presidente del consiglio, sta cercando di trasformare lo spazio della politica democratica in un semplice prolungamento delle sue relazioni di amicizia e dei suoi divertimenti. Perché è quello che ha fatto – secondo le sue stesse dichiarazioni – quando è stato il momento di compilare le liste elettorali del suo partito o perfino di assegnare gli incarichi di governo”.
“Se finora le uscite fuori luogo di Berlusconi erano state prese come comportamenti scherzosi”, prosegue El País, “oggi esistono nuove e consistenti ragioni per pensare che il primo ministro sta mettendo in gioco il futuro stesso dell’Italia come stato di diritto. E un’Italia in caduta libera è un motivo di preoccupazione per tutti gli europei, non solo per gli italiani”.
L'Internazionale
s.b.
Berlusconi no es mì presidente
Italiani scatenati su El Paìs: «Berlusconi no es mì presidente»
Italiani scatenati su El Paìs: dopo che il quotidiano spagnolo ha pubblicato stamattina alcune delle foto scandalo scattate a Villa Certosa, incorrendo nella denuncia del legale del premier Niccolò Ghedini, i nostri compaesani hanno affollato la pagina dei commenti del primo quotidiano iberico per lamentarsi e dire la loro sulle immagini che ritraggono il premier e alcune giovani donne nella sua residenza sarda.
Il commento degli italiani sul Paìs è unanime: «Grazie - dice Alessandro - el Paìs è l'unico quotidiano libero italiano». E il mantra è sempre lo stesso: «Berlusconi no es mì presidente». Ma gli spagnoli obiettano: "Cosa succede in Italia? Perché - chiede Ana - quest'uomo vince le elezioni? Se sono tanti a criticarlo, ma allora chi è che lo ha votato"?
L'Unità
sb
Italiani scatenati su El Paìs: dopo che il quotidiano spagnolo ha pubblicato stamattina alcune delle foto scandalo scattate a Villa Certosa, incorrendo nella denuncia del legale del premier Niccolò Ghedini, i nostri compaesani hanno affollato la pagina dei commenti del primo quotidiano iberico per lamentarsi e dire la loro sulle immagini che ritraggono il premier e alcune giovani donne nella sua residenza sarda.
Il commento degli italiani sul Paìs è unanime: «Grazie - dice Alessandro - el Paìs è l'unico quotidiano libero italiano». E il mantra è sempre lo stesso: «Berlusconi no es mì presidente». Ma gli spagnoli obiettano: "Cosa succede in Italia? Perché - chiede Ana - quest'uomo vince le elezioni? Se sono tanti a criticarlo, ma allora chi è che lo ha votato"?
L'Unità
sb
venerdì 5 giugno 2009
IL DISCORSO DEL PRESIDENTE OBAMA AL CAIRO
«È il momento di un nuovo inizio
Come dice il Corano, Dio ci guarda»
«Il "sogno americano" è vivo anche per i sette milioni
di musulmani che vivono nel nostro Paese»
(traduzione di Rita Baldassarre)
05 giugno 2009
sb
Come dice il Corano, Dio ci guarda»
«Il "sogno americano" è vivo anche per i sette milioni
di musulmani che vivono nel nostro Paese»
Sono onorato di trovarmi nell’antichissima città del Cairo, ospite di due illustri istituzioni. Da un millennio Al-Azhar rappresenta un faro di cultura islamica e da oltre un secolo l’università del Cairo è fonte e stimolo di progresso per l’intero Egitto. Insieme, queste due istituzioni incarnano un sodalizio tra sviluppo e tradizione. Vi ringrazio della vostra ospitalità, e dell’accoglienza del popolo egiziano. Sono inoltre fiero di portare con me la buona volontà del popolo americano e un saluto di pace da parte delle comunità musulmane del mio paese: Assalaamu alaykum! («Che la pace sia con voi», ndr).
Il nostro incontro avviene in un periodo di tensione tra gli Stati Uniti e i musulmani del mondo intero, una tensione generata da forze storiche che travalicano l’attuale dibattito politico. Le relazioni tra Islam e Occidente si basano su secoli di coesistenza e cooperazione, ma anche su conflitti e guerre di religione. In tempi recenti, le tensioni sono state attizzate dal colonialismo, che negava diritti legittimi e opportunità a molti musulmani, e dalla Guerra fredda, nel corso della quale i Paesi a maggioranza musulmana troppo spesso sono stati trattati come semplici pedine, senza tener conto delle loro aspirazioni. Inoltre, i cambiamenti profondi avviati dalla modernizzazione e dalla globalizzazione hanno spinto non pochi musulmani a vedere nell’Occidente un nemico delle tradizioni dell’Islam. La violenza estremista ha sfruttato queste tensioni all’interno di piccole ma potenti minoranze musulmane. Gli attacchi dell’11 settembre del 2001, e le ripetute azioni sanguinose di questi estremisti contro la popolazione civile, hanno spinto una parte del mio paese a considerare l’Islam come inesorabilmente ostile non solo all’America e ai paesi occidentali, ma anche ai diritti umani. Di qui sono scaturite nuove paure e diffidenze.
Fintanto che i nostri rapporti saranno fondati su divergenze, daremo mano libera a coloro che vogliono seminare odio, anziché pace. (...) Sono venuto qui da voi per gettare le basi di un nuovo inizio tra gli Stati Uniti e i musulmani di tutto il mondo; un nuovo rapporto fondato sul reciproco rispetto e su interessi comuni; e basato su questa verità, che l’America e l’Islam non si escludono a vicenda e non sono in competizione. Anzi, i nostri paesi hanno in comune molti principi, i principi della giustizia e del progresso, della tolleranza e della dignità di tutti gli esseri umani. Voglio affermare questa verità, pur sapendo che i cambiamenti non avvengono dall’oggi al domani(...) Occorre fare uno sforzo sostenuto per ascoltarci a vicenda; per imparare gli uni dagli altri; per rispettarci e cercare un terreno d’intesa. Come dice il Corano «Dio ti guarda, di’ sempre la verità». Sono cristiano, ma mio padre veniva da una famiglia kenyota che vanta generazioni di musulmani. Da bambino, negli anni passati in Indonesia, ascoltavo l’invocazione dell’azaan all’alba e al tramonto. Da giovane, ho lavorato nelle comunità di Chicago dove molti avevano trovato pace e dignità nella fede islamica. Lo studio della storia mi ha insegnato quanto è grande il debito della nostra civiltà verso l’Islam (...)
Ho conosciuto l’Islam in tre continenti prima di metter piede nella regione che ne è stata la culla. E l’esperienza mi dice che la collaborazione tra l’America e l’Islam dovrà essere impostata su quello che l'Islam è, non su quello che non è. Sarà mia responsabilità, quale presidente degli Stati Uniti, combattere gli stereotipi negativi dell’Islam dovunque essi si manifestino. Lo stesso principio, tuttavia, dovrà ispirare la percezione dell'America tra i musulmani. Proprio come i musulmani mal si attagliano a un vile stereotipo, l’America non incarna il vile stereotipo di un impero egoista (...) Ha fatto molto discutere il fatto che un afro-americano, di nome Barack Hussein Obama, sia stato eletto presidente. Ma la mia storia personale non è poi così eccezionale. Se il sogno americano non si è avverato per tutti in America, quella promessa esiste sempre per coloro che approdano ai nostri lidi, compresi i quasi sette milioni di musulmani americani che oggi vivono nel nostro Paese e possono vantare un reddito e un’istruzione superiori alla media. Inoltre, la libertà in America è inscindibile dalla libertà di praticare la propria fede religiosa.
Per questo motivo c’è una moschea in ogni stato della nostra Unione, per un totale di oltre 1.200 luoghi di culto musulmani. E il governo americano è arrivato fino alla Corte Suprema per proteggere i diritti di donne e ragazze che vogliono portare l’hijab, condannando coloro che vorrebbero negarlo. Infine, è venuto il momento di spazzar via ogni dubbio: l’Islam fa parte dell’America. Animato da questo spirito, desidero perciò esprimermi con semplicità e chiarezza su specifiche questioni che dovremo finalmente affrontare insieme. Il primo argomento è la violenza estremista in tutte le sue forme. Ad Ankara ho ribadito che l’America non è — e non sarà mai — in guerra con l’Islam. Siamo pronti tuttavia a combattere senza mezzi termini gli estremisti che mettono a repentaglio la nostra sicurezza. Perché anche noi respingiamo quello che tutte le religioni respingono: l’uccisione di uomini, donne e bambini innocenti. E il mio primo dovere, come Presidente, è proteggere il popolo americano.
La situazione in Afghanistan dimostra quali sono gli obiettivi dell’America e la necessità di lavorare assieme. Più di sette anni fa, gli Stati Uniti sono intervenuti contro Al Qaeda e i Talebani con un forte appoggio internazionale. Non siamo andati in Afghanistan per nostra scelta, ma per necessità. So bene che alcuni mettono in dubbio o addirittura giustificano gli eventi dell’11 settembre. Ma lo ripeto con fermezza: quel giorno Al Qaeda ha ucciso quasi tremilapersone. Nonvoglioesserefrainteso: non abbiamo alcuna intenzione di mantenere le nostre truppe in Afghanistan. Non vogliamo insediare basi militari. L’America vive nell’angoscia di veder cadere i suoi ragazzi. (...) Saremmo felicissimi di riportare a casa tutti i nostri soldati se fossimo certi che in Afghanistan e in Pakistan non ci sono più estremisti decisi a sterminare quanti più americani possibile. Ma le cose non stanno ancora così. È per questo motivo che siamo affiancati da una coalizione di 46 Paesi. E malgrado gli ingenti costi, l’impegno americano non verrà meno.
Vorrei toccare anche il tema dell’Iraq. A differenza dell’Afghanistan, la guerra in Iraq è stata una scelta che ha scatenato fortissime polemiche nel mio Paese e in tutto il mondo. Sebbene sia convinto che, tutto sommato, gli iracheni non rimpiangono affatto la tirannia di Saddam Hussein, credo tuttavia che gli eventi in Iraq abbiano fatto capire all’America che per risolvere i nostri problemi occorre rivolgersi alla diplomazia e costruire il consenso internazionale laddove possibile (...) Ho esplicitamente proibito l’uso della tortura negli Stati Uniti e ordinato la chiusura della prigione di Guantánamo nei primi mesi del prossimo anno. (...) La seconda, importante causa di tensione da discutere è la situazione tra israeliani, palestinesi e il mondo arabo. I forti legami che uniscono l’America e Israele sono ben noti. È un nodo indissolubile, fondato su vincoli storici e culturali e sulla consapevolezza che l’aspirazione a una patria ebraica affonda le radici in eventi tragici e incontestabili. Il popolo ebraico è stato perseguitato per secoli in tutto il mondo e in Europa l’antisemitismo è sfociato in un Olocausto senza precedenti.
Sei milioni di ebrei sono stati sterminati, più dell’intera popolazione di Israele ai nostri giorni. Negare questi fatti è un atto di viltà, di ignoranza e di odio. D’altro canto, è innegabile che il popolo palestinese — cristiani e musulmani — abbia sofferto a sua volta alla ricerca di una patria. Da più di sessant’anni non conosce la tutela di uno Stato. I palestinesi sono soggetti a umiliazioni quotidiane — grandi e piccole — che derivano dall’occupazione. Lo ribadisco con forza: la situazione del popolo palestinese è intollerabile. L’America non volterà le spalle davanti alle legittime aspirazioni dei palestinesi di vivere dignitosamente in uno Stato proprio. L’unica soluzione è quella di far convergere le aspirazioni di entrambi i popoli con la creazione di due Stati, in cui israeliani e palestinesi vivranno in pace e sicurezza.(...) La terza causa di tensione è il nostro comune interesse per i diritti e le responsabilità delle nazioni per quel che riguarda gli armamenti nucleari, che tante divergenze ha sollevato tra gli Stati Uniti e la Repubblica islamica dell’Iran. Tutti i Paesi - anche l’Iran - hanno il diritto di accedere all’energia nucleare a scopo pacifico, se accettano le proprie responsabilità sotto il trattato di Non proliferazione nucleare.
Il quarto argomento che intendo affrontare riguarda la democrazia. Negli ultimi anni, non poche controversie hanno circondato il concetto di diffusione della democrazia, specie a proposito della guerra in Iraq. In questa sede pertanto vorrei ribadire che nessuna nazione può permettersi di imporre a un’altra un qualsivoglia sistema di governo. L’America è pronta ad ascoltare tutte le voci pacifiche e rispettose della legalità che vogliono farsi sentire nel mondo, anche se siamo in disaccordo. E noi accogliamo tutti i governi pacifici ed eletti dal popolo, purché siano rispettosi dei loro cittadini. Il quinto tema da affrontare insieme è la liberà di religione. La libertà di religione è un concetto fondamentale per garantire la convivenza pacifica dei popoli e dovremo fare molta attenzione nel tutelarla.
Il sesto argomento riguarda i diritti delle donne. Respingo quanto si sostiene talvolta in Occidente, che la donna che decide di coprirsi il capo si consideri in un certo senso inferiore. Sono fermamente convinto, invece, che negare l’istruzione alle donne significa negar loro il diritto all’uguaglianza. Non è una coincidenza che i Paesi dove le donne godono di elevati livelli di istruzione hanno maggiori possibilità di sviluppo. (..) Questo è il mondo che vogliamo, ma potremo realizzarlo soltanto con l’impegno di tutti. Sta a noi decidere, ma solo se avremo il coraggio di impostare un nuovo inizio, tenendo a mente le Scritture. Dice il Corano: «Umanità, ti abbiamo creato maschio e femmina e moltiplicato in nazioni e tribù per farvi conoscere». Dice il Talmud: «La Torah intera ha lo scopo di promuovere la pace ». Dice la Bibbia: «Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio». I popoli del mondo sanno vivere assieme pacificamente. Sappiamo che è questa la volontà di Dio. E questo sarà il nostro compito sulla Terra. Grazie, e che la pace del Signore sia con voi.
Barak ObamaIl nostro incontro avviene in un periodo di tensione tra gli Stati Uniti e i musulmani del mondo intero, una tensione generata da forze storiche che travalicano l’attuale dibattito politico. Le relazioni tra Islam e Occidente si basano su secoli di coesistenza e cooperazione, ma anche su conflitti e guerre di religione. In tempi recenti, le tensioni sono state attizzate dal colonialismo, che negava diritti legittimi e opportunità a molti musulmani, e dalla Guerra fredda, nel corso della quale i Paesi a maggioranza musulmana troppo spesso sono stati trattati come semplici pedine, senza tener conto delle loro aspirazioni. Inoltre, i cambiamenti profondi avviati dalla modernizzazione e dalla globalizzazione hanno spinto non pochi musulmani a vedere nell’Occidente un nemico delle tradizioni dell’Islam. La violenza estremista ha sfruttato queste tensioni all’interno di piccole ma potenti minoranze musulmane. Gli attacchi dell’11 settembre del 2001, e le ripetute azioni sanguinose di questi estremisti contro la popolazione civile, hanno spinto una parte del mio paese a considerare l’Islam come inesorabilmente ostile non solo all’America e ai paesi occidentali, ma anche ai diritti umani. Di qui sono scaturite nuove paure e diffidenze.
Fintanto che i nostri rapporti saranno fondati su divergenze, daremo mano libera a coloro che vogliono seminare odio, anziché pace. (...) Sono venuto qui da voi per gettare le basi di un nuovo inizio tra gli Stati Uniti e i musulmani di tutto il mondo; un nuovo rapporto fondato sul reciproco rispetto e su interessi comuni; e basato su questa verità, che l’America e l’Islam non si escludono a vicenda e non sono in competizione. Anzi, i nostri paesi hanno in comune molti principi, i principi della giustizia e del progresso, della tolleranza e della dignità di tutti gli esseri umani. Voglio affermare questa verità, pur sapendo che i cambiamenti non avvengono dall’oggi al domani(...) Occorre fare uno sforzo sostenuto per ascoltarci a vicenda; per imparare gli uni dagli altri; per rispettarci e cercare un terreno d’intesa. Come dice il Corano «Dio ti guarda, di’ sempre la verità». Sono cristiano, ma mio padre veniva da una famiglia kenyota che vanta generazioni di musulmani. Da bambino, negli anni passati in Indonesia, ascoltavo l’invocazione dell’azaan all’alba e al tramonto. Da giovane, ho lavorato nelle comunità di Chicago dove molti avevano trovato pace e dignità nella fede islamica. Lo studio della storia mi ha insegnato quanto è grande il debito della nostra civiltà verso l’Islam (...)
Ho conosciuto l’Islam in tre continenti prima di metter piede nella regione che ne è stata la culla. E l’esperienza mi dice che la collaborazione tra l’America e l’Islam dovrà essere impostata su quello che l'Islam è, non su quello che non è. Sarà mia responsabilità, quale presidente degli Stati Uniti, combattere gli stereotipi negativi dell’Islam dovunque essi si manifestino. Lo stesso principio, tuttavia, dovrà ispirare la percezione dell'America tra i musulmani. Proprio come i musulmani mal si attagliano a un vile stereotipo, l’America non incarna il vile stereotipo di un impero egoista (...) Ha fatto molto discutere il fatto che un afro-americano, di nome Barack Hussein Obama, sia stato eletto presidente. Ma la mia storia personale non è poi così eccezionale. Se il sogno americano non si è avverato per tutti in America, quella promessa esiste sempre per coloro che approdano ai nostri lidi, compresi i quasi sette milioni di musulmani americani che oggi vivono nel nostro Paese e possono vantare un reddito e un’istruzione superiori alla media. Inoltre, la libertà in America è inscindibile dalla libertà di praticare la propria fede religiosa.
Per questo motivo c’è una moschea in ogni stato della nostra Unione, per un totale di oltre 1.200 luoghi di culto musulmani. E il governo americano è arrivato fino alla Corte Suprema per proteggere i diritti di donne e ragazze che vogliono portare l’hijab, condannando coloro che vorrebbero negarlo. Infine, è venuto il momento di spazzar via ogni dubbio: l’Islam fa parte dell’America. Animato da questo spirito, desidero perciò esprimermi con semplicità e chiarezza su specifiche questioni che dovremo finalmente affrontare insieme. Il primo argomento è la violenza estremista in tutte le sue forme. Ad Ankara ho ribadito che l’America non è — e non sarà mai — in guerra con l’Islam. Siamo pronti tuttavia a combattere senza mezzi termini gli estremisti che mettono a repentaglio la nostra sicurezza. Perché anche noi respingiamo quello che tutte le religioni respingono: l’uccisione di uomini, donne e bambini innocenti. E il mio primo dovere, come Presidente, è proteggere il popolo americano.
La situazione in Afghanistan dimostra quali sono gli obiettivi dell’America e la necessità di lavorare assieme. Più di sette anni fa, gli Stati Uniti sono intervenuti contro Al Qaeda e i Talebani con un forte appoggio internazionale. Non siamo andati in Afghanistan per nostra scelta, ma per necessità. So bene che alcuni mettono in dubbio o addirittura giustificano gli eventi dell’11 settembre. Ma lo ripeto con fermezza: quel giorno Al Qaeda ha ucciso quasi tremilapersone. Nonvoglioesserefrainteso: non abbiamo alcuna intenzione di mantenere le nostre truppe in Afghanistan. Non vogliamo insediare basi militari. L’America vive nell’angoscia di veder cadere i suoi ragazzi. (...) Saremmo felicissimi di riportare a casa tutti i nostri soldati se fossimo certi che in Afghanistan e in Pakistan non ci sono più estremisti decisi a sterminare quanti più americani possibile. Ma le cose non stanno ancora così. È per questo motivo che siamo affiancati da una coalizione di 46 Paesi. E malgrado gli ingenti costi, l’impegno americano non verrà meno.
Vorrei toccare anche il tema dell’Iraq. A differenza dell’Afghanistan, la guerra in Iraq è stata una scelta che ha scatenato fortissime polemiche nel mio Paese e in tutto il mondo. Sebbene sia convinto che, tutto sommato, gli iracheni non rimpiangono affatto la tirannia di Saddam Hussein, credo tuttavia che gli eventi in Iraq abbiano fatto capire all’America che per risolvere i nostri problemi occorre rivolgersi alla diplomazia e costruire il consenso internazionale laddove possibile (...) Ho esplicitamente proibito l’uso della tortura negli Stati Uniti e ordinato la chiusura della prigione di Guantánamo nei primi mesi del prossimo anno. (...) La seconda, importante causa di tensione da discutere è la situazione tra israeliani, palestinesi e il mondo arabo. I forti legami che uniscono l’America e Israele sono ben noti. È un nodo indissolubile, fondato su vincoli storici e culturali e sulla consapevolezza che l’aspirazione a una patria ebraica affonda le radici in eventi tragici e incontestabili. Il popolo ebraico è stato perseguitato per secoli in tutto il mondo e in Europa l’antisemitismo è sfociato in un Olocausto senza precedenti.
Sei milioni di ebrei sono stati sterminati, più dell’intera popolazione di Israele ai nostri giorni. Negare questi fatti è un atto di viltà, di ignoranza e di odio. D’altro canto, è innegabile che il popolo palestinese — cristiani e musulmani — abbia sofferto a sua volta alla ricerca di una patria. Da più di sessant’anni non conosce la tutela di uno Stato. I palestinesi sono soggetti a umiliazioni quotidiane — grandi e piccole — che derivano dall’occupazione. Lo ribadisco con forza: la situazione del popolo palestinese è intollerabile. L’America non volterà le spalle davanti alle legittime aspirazioni dei palestinesi di vivere dignitosamente in uno Stato proprio. L’unica soluzione è quella di far convergere le aspirazioni di entrambi i popoli con la creazione di due Stati, in cui israeliani e palestinesi vivranno in pace e sicurezza.(...) La terza causa di tensione è il nostro comune interesse per i diritti e le responsabilità delle nazioni per quel che riguarda gli armamenti nucleari, che tante divergenze ha sollevato tra gli Stati Uniti e la Repubblica islamica dell’Iran. Tutti i Paesi - anche l’Iran - hanno il diritto di accedere all’energia nucleare a scopo pacifico, se accettano le proprie responsabilità sotto il trattato di Non proliferazione nucleare.
Il quarto argomento che intendo affrontare riguarda la democrazia. Negli ultimi anni, non poche controversie hanno circondato il concetto di diffusione della democrazia, specie a proposito della guerra in Iraq. In questa sede pertanto vorrei ribadire che nessuna nazione può permettersi di imporre a un’altra un qualsivoglia sistema di governo. L’America è pronta ad ascoltare tutte le voci pacifiche e rispettose della legalità che vogliono farsi sentire nel mondo, anche se siamo in disaccordo. E noi accogliamo tutti i governi pacifici ed eletti dal popolo, purché siano rispettosi dei loro cittadini. Il quinto tema da affrontare insieme è la liberà di religione. La libertà di religione è un concetto fondamentale per garantire la convivenza pacifica dei popoli e dovremo fare molta attenzione nel tutelarla.
Il sesto argomento riguarda i diritti delle donne. Respingo quanto si sostiene talvolta in Occidente, che la donna che decide di coprirsi il capo si consideri in un certo senso inferiore. Sono fermamente convinto, invece, che negare l’istruzione alle donne significa negar loro il diritto all’uguaglianza. Non è una coincidenza che i Paesi dove le donne godono di elevati livelli di istruzione hanno maggiori possibilità di sviluppo. (..) Questo è il mondo che vogliamo, ma potremo realizzarlo soltanto con l’impegno di tutti. Sta a noi decidere, ma solo se avremo il coraggio di impostare un nuovo inizio, tenendo a mente le Scritture. Dice il Corano: «Umanità, ti abbiamo creato maschio e femmina e moltiplicato in nazioni e tribù per farvi conoscere». Dice il Talmud: «La Torah intera ha lo scopo di promuovere la pace ». Dice la Bibbia: «Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio». I popoli del mondo sanno vivere assieme pacificamente. Sappiamo che è questa la volontà di Dio. E questo sarà il nostro compito sulla Terra. Grazie, e che la pace del Signore sia con voi.
(traduzione di Rita Baldassarre)
05 giugno 2009
sb
Salviamoci la pelle
Storie e pensieri del Conte Racelio Fighessa di Milano Marittima
Da bambini spesso giravamo a piedi nudi, un po’ perche’ ci piaceva, e soprattutto perche’ non avevamo scarpe.
Oggi regalano delle scarpine ai neonati ancor prima che camminino, i tempi cambiano senza un senso preciso, ma dettati dalla banale rincorsa al futile per giustificare l’inutile.
Coperton Buick
Da bambini spesso giravamo a piedi nudi, un po’ perche’ ci piaceva, e soprattutto perche’ non avevamo scarpe.
Oggi regalano delle scarpine ai neonati ancor prima che camminino, i tempi cambiano senza un senso preciso, ma dettati dalla banale rincorsa al futile per giustificare l’inutile.
Coperton Buick
Ma vattene fuori dai coglioni!!!
Tenetelo e teniamolo sotto una pressione mediatica fortissima. E' l'unico metodo per farlo saltare. Non resiste alla pressione mediatica avversa, sta già scricchiolando non poco. Ricordiamoci bene che se la sinistra purtroppo non ha un leader, il PDL senza lui implode nel giro di una settimana. E soprattutto andiamo tutti a votare, è fondamentale la non astensione, e se poi riusciamo a dare un voto alla democrazia tanto meglio.
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Il numero smisurato di bugie, di menzogne, di falsificazioni che sono state dette per coprire un comportamento non solo fuori dagli schemi della rappresentanza istituzionale ma dal comportamento che ad ogni essere umano è richiesto, sta danneggiando gravemente il nostro paese, la nostra immagine, la nostra economia e la nostra credibilità. Se Milano, a detta del Premier sembra l'Africa - anche se non so a quale africa si riferisca vista la pulizia e il rigore di molte delle città Africane - ponendosi sullo stesso qualunquista modello, Villa Certosa sembra la Thailandia.
Commenti a Repubblica
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Il numero smisurato di bugie, di menzogne, di falsificazioni che sono state dette per coprire un comportamento non solo fuori dagli schemi della rappresentanza istituzionale ma dal comportamento che ad ogni essere umano è richiesto, sta danneggiando gravemente il nostro paese, la nostra immagine, la nostra economia e la nostra credibilità. Se Milano, a detta del Premier sembra l'Africa - anche se non so a quale africa si riferisca vista la pulizia e il rigore di molte delle città Africane - ponendosi sullo stesso qualunquista modello, Villa Certosa sembra la Thailandia.
Commenti a Repubblica
giovedì 4 giugno 2009
Punto e virgola
di Arduino e Vittorino Marseghelot
A: A Fontanafredda, la campagna elettorale lè na sfida a grigliate.
V: Prima i te fa sercar la carne, dopo le elesion te ciuci i oss.
Coperton Buick
A: A Fontanafredda, la campagna elettorale lè na sfida a grigliate.
V: Prima i te fa sercar la carne, dopo le elesion te ciuci i oss.
Coperton Buick
martedì 2 giugno 2009
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