Ricordo di un politico popolare
Quando nei primi anni settanta del secolo scorso i giovani delle Acli organizzarono un dibattito politico nell’allora aula magna del Centro Studi, invitarono per la sinistra Mario Bettoli allora, se non ricordo male, Consigliere Regionale. La scelta cadde su di lui perché era un profondo conoscitore della realtà operaia pordenonese .
Quella sera di fronte ad una sala stracolma di giovani appartenenti ad una Chiesa ancora in ebollizione dopo il Concilio e forse condizionato dalla presenza degli altri relatori, si intestardì tra i mugugni dell’auditorio, su argomentazioni e citazioni “confezionate” .
Nel secondo giro di interventi, forse guardando gli occhi perplessi e delusi di quei “putei” che frequentavano con uguale naturalezza le canoniche e le piazze , mise da parte le carte scritte e parlando a braccio, finì l’intervento tra gli applausi .
Di lui i vecchi operai ricordavano che durante i duri scioperi al Cotonificio Veneziano del ’54 aveva instaurato buoni rapporti anche con i cappellani di San Marco impegnati concretamente nella solidarietà verso agli operai che rischiavano di perdere il posto di lavoro . Un mattino Mario dovette recarsi alla casa canonica per chiamare uno di loro al capezzale del padre morente. Usciti che faceva ancora buoi, presero a piedi la strada di San Giuliano per raggiungere le case del Tinti dove la famiglia Bettoli abitava.
Si accorsero così, come ricorda don Franco allora giovane cappellano, di essere pedinati da due figuri che si rivelarono essere poliziotti in borghese che avevano il compito di tenere d’occhio i movimenti del sindacalista e del prete perché sospettati di organizzare insieme gli scioperi.
In quel cortile delle case del Tinti la solidarietà era naturale e i figli dei scioperanti non pativano la fame perché, come ha ricordato Mario Bettoli in un’intervista, venivano accuditi dalle altre famiglie.
Così per lui occuparsi della condizione operaia divenne naturale tanto da dilatare con convinzione il suo impegno personale al campo sindacale e politico.
Dopo la militanza sindacale fu infatti eletto al Parlamento della repubblica Italiana nelle file del Partito Socialista, diventando il più giovane deputato della legislatura.
La sua divenne una militanza politica popolare nel senso che era rivolta al popolo non come entità astratta o da manovrare ma come insieme di persone che aspiravano ad uscire da una condizione di insufficienza materiale e di diritti .
Mario Bettoli vestiva sempre con tradizionale formalità specchio di un ordine interiore frutto probabilmente dell’educazione famigliare . Si racconta infatti che durante una riunione di partito inframmezzasse il suo intervento con colorite espressioni mutuate dal gergo operaio.
La sorella presente lo apostrofò dicendoli “Mario , se ti sentisse la mamma…!”
Mario si bloccò e non riuscì a proseguire oltre .
Mario Bettoli ci ha lasciati in questo fine novembre 2012 all’età di 87 anni .
Questa volta non ha potuto partecipare alla commemorazione delle fucilazioni del Maggiore Franco Martelli e di altri giovani partigiani avvenuta, per mano dei nazifascisti nel novembre 1944, contro il muro di cinta dell’ultima caserma di via Montereale, verso la “comina”. Si era battuto perché quel luogo diventasse un luogo della memoria .
Anche lui, meno che ventenne, era stato partigiano. Catturato e condannato a morte ebbe salva la vita grazie ad uno scambio di prigionieri.
Il suo antifascismo era risoluto e inequivocabile, così come era autentico il suo senso della democrazia.
Ricordo un suo intervento al Consiglio comunale di Pordenone negli anni in cui il Movimento Sociale di Almirante cercava di movimentare provocatoriamente le piazze italiane. Anche a Pordenone era stato contrastato ed al consigliere comunale Parigi che si lamentava di non aver potuto tenere il comizio rammentò con fermezza che in una assemblea elettiva qual’era il consiglio comunale di Pordenone avrebbe potuto parlare liberamente, ma che non gli sarebbe stato concesso di fare apologia del fascismo sulle piazze .
Mario Bettoli è stato un uomo politico leale, dai modi di fare seri ed onesti che a confronto con l’attuale esercizio della politica rischia per davvero di sembrare d’altri tempi, ma non per questo superato.
Benvenuto Sist
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