... buon viaggio anache al mitico Roberto Bortoluzzi ( tutto il calcio minuto per minuto alla radio un mitoooo) e a Enzo Biagi ( non penso servano parole!)
(AGM-DS) - 06/11/2007 12.54.28 - (AGM-DS) - Milano, 6 novembre - Sul piano personale, per chiunque l’abbia conosciuto, o anche solo frequentato, Roberto Bortoluzzi e’ un Signore. Un cordiale e affabile signore napoletano. Infatti e’ nato a Portici e ha sempre fatto il tifo per il Napoli, ma solo in privato, perche` sul lavoro glielo impediva la sua imprescindibile correttezza professionale. Come tanti veri signori napoletani, l’avresti detto un gentleman inglese, sempre composto, anche nelle situazioni piu` confuse o critiche, spesso sottilmente ironico, ma solo se la circostanza lo consentiva. Raramente sul lavoro il suo dissenso si manifestava in modo plateale e pubblico. Piu` spesso invece, in privato o in ristretta cerchia, il garbato consiglio o la critica precisa, anche dura, ma aperta e circostanziata.
Era dunque un piacere lavorare con lui, che sul lavoro non aveva antagonisti, ma solo colleghi, e da colleghi sapeva trattare tutti, anche i piu` giovani e sprovveduti appena arrivati a quel suo stesso mestiere che lui padroneggiava da maestro. Piacevole e a conti fatti anche facile lavorare con tanto mostro. Bastava sapersi adeguare al suo unico imperativo, espresso sempre affabilmente, seppur in triplice copia, soprattutto ai piu` giovani collaboratori: ”Verificare, verificare e ancora verificare!” A intendere che ogni frase lanciata ai microfoni deve basarsi su notizia certa “perche`, ragazzi, chi vuole ascoltar storie va a teatro, ma chi accende la radio vuole fatti certi, verificati con scrupolo e magari anche detti con chiarezza…”.
Tutto cio` a prescindere dall’argomento, che poteva essere il piu` serio e drammatico o il piu` frivolo e leggero. A maggior ragione questo imperativo valeva per “Tutto il Calcio minuto per minuto”, visto che a quei tempi milioni di italiani andavano alla partita con la radiolina all’orecchio e qualsiasi annuncio di gol fatto o subi`to su un campo si rifletteva immediatamente, con un boato pressoche` sincrono su tutti gli altri campi di gioco. Quell’imperativo verbale, insieme etico e pratico, era il pilastro del suo modo d’intendere il giornalismo, la qualita` del suo lavoro scaturiva da due altre componenti essenziali: rigore e buon gusto nella scelta della parole, ritmo nel proporle in frasi sempre articolate per logica e mai per colore o enfasi.
Non a caso il suo esordio ai microfoni nel ’44, quando la Rai si chiamava ancora Eiar, era stato come speaker dei Giornali Radio. Proprio nello stesso palazzo di corso Sempione in cui il nome Bortoluzzi quello noto era quello di suo padre, ingegnere e progettista, con Gio’ Ponti, della sede Eiar di Milano. Qui il giovane Roberto, schivando le tentazioni di una carriera da ufficiale di Marina, divento` poi giornalista Rai, nei Giornali Radio e alla radio rimase sempre. In televisione fu visto solo poche volte, ospite in trasmissioni altrui.
Alla radio mi sento di casa, amava ripetere a tanti che gli chiedevano perche` non avesse mai fatto, come tanti altri colleghi, il gran salto nel piccolo schermo e ancora confessa che non gli e’ mai dispiaciuta quella scelta, che a tanti poteva apparire restrittiva che lui viveva invece come liberatoria dagli impicci e dai lacci che la notorieta` televisiva comunque impone. “Se vado al bar ,in una qualsiasi citta`, e il caffe’ voglio prendermelo in santa pace - amava ripetere - lo ordino sottovoce. Se mi distraggo e parlo ad alta voce, subito qualcuno mi riconosce…e addio pace”. Era il suo modo di tendere sempre e comunque a quell’essere sottotraccia che distingue tanti veri signori, anche napoletani e che un vero signore chiama piu` semplicemente “discrezione” .
Ma se alla radio Bortoluzzi si sentiva di casa, e` stato in realta` anche uno stupendo padrone di casa il pomeriggio di ogni domenica di campionato, quando dallo Studio 6, al quinto piano di corso Sempione, apriva le porte del “Tutto il Calcio minuto per minuto”, 28 anni di conduzione ininterrotta di una trasmissione straordinaria per seguito e popolarita`, ideata non a caso da giornalisti straordinari come Guglielmo Moretti, Sergio Zavoli e lo stesso Roberto Bortoluzzi.
Ma sbaglierebbe chi volesse ridurre Bortoluzzi alla sola epopea di “Tutto il Calcio minuto per minuto”. Roberto Bortoluzzi e’ stato anche cronista di razza e narratore magistrale di Olimpiadi e Campionati del mondo, appassionato ed esperto di sport diversissimi dal calcio, come l’automobilismo altrettanto popolare in tempi di Millemiglia. Ma di tutto questo era raro sentirlo parlare.
Cosi come e’ oramai impossibile che in un bar qualsiasi di una qualsiasi citta` sentire ordinare un caffe’ ad alta voce…. Voltarsi e vivere la magia della voce che annunciava emozioni continue ogni domenica e che generazioni di appassionati e non hanno amato ed apprezzato.
A cura di Bruno Talamonti e Sergio Chiesa, per una volta ancora nello Studio Centrale ad assistere la conduzione impeccabile di Roberto con in bocca il suo immancabile sigaro. (R. Datasport, DTS)
BIAGI: GIULIETTI, SI VERGOGNI CHI GLI HA IMPEDITO DI ANDARE TV
(AGI) - Milano, 6 nov. - "Di Biagi ho un ricordo come un maestro di liberta' e di ironia, come persona piu' portata a dare che a chiedere". Cosi' il parlamentare del Partito democratico Giuseppe Giulietti ricorda Enzo Biagi, scomparso questa mattina alla clinica Capitanio di Milano. Giulietti si e' recato alla camera ardente e si e' augurato "che coloro che gli hanno impedito di averlo in Tv per un po' di anni, trovassero un po' di vergogna
1 commento:
... buon viaggio anache al mitico Roberto Bortoluzzi ( tutto il calcio minuto per minuto alla radio un mitoooo) e a Enzo Biagi ( non penso servano parole!)
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(AGM-DS) - 06/11/2007 12.54.28 - (AGM-DS) - Milano, 6 novembre - Sul piano personale, per chiunque l’abbia conosciuto, o anche solo frequentato, Roberto Bortoluzzi e’ un Signore. Un cordiale e affabile signore napoletano. Infatti e’ nato a Portici e ha sempre fatto il tifo per il Napoli, ma solo in privato, perche` sul lavoro glielo impediva la sua imprescindibile correttezza professionale.
Come tanti veri signori napoletani, l’avresti detto un gentleman inglese, sempre composto, anche nelle situazioni piu` confuse o critiche, spesso sottilmente ironico, ma solo se la circostanza lo consentiva. Raramente sul lavoro il suo dissenso si manifestava in modo plateale e pubblico. Piu` spesso invece, in privato o in ristretta cerchia, il garbato consiglio o la critica precisa, anche dura, ma aperta e circostanziata.
Era dunque un piacere lavorare con lui, che sul lavoro non aveva antagonisti, ma solo colleghi, e da colleghi sapeva trattare tutti, anche i piu` giovani e sprovveduti appena arrivati a quel suo stesso mestiere che lui padroneggiava da maestro. Piacevole e a conti fatti anche facile lavorare con tanto mostro. Bastava sapersi adeguare al suo unico imperativo, espresso sempre affabilmente, seppur in triplice copia, soprattutto ai piu` giovani collaboratori: ”Verificare, verificare e ancora verificare!”
A intendere che ogni frase lanciata ai microfoni deve basarsi su notizia certa “perche`, ragazzi, chi vuole ascoltar storie va a teatro, ma chi accende la radio vuole fatti certi, verificati con scrupolo e magari anche detti con chiarezza…”.
Tutto cio` a prescindere dall’argomento, che poteva essere il piu` serio e drammatico o il piu` frivolo e leggero. A maggior ragione questo imperativo valeva per “Tutto il Calcio minuto per minuto”, visto che a quei tempi milioni di italiani andavano alla partita con la radiolina all’orecchio e qualsiasi annuncio di gol fatto o subi`to su un campo si rifletteva immediatamente, con un boato pressoche` sincrono su tutti gli altri campi di gioco.
Quell’imperativo verbale, insieme etico e pratico, era il pilastro del suo modo d’intendere il giornalismo, la qualita` del suo lavoro scaturiva da due altre componenti essenziali: rigore e buon gusto nella scelta della parole, ritmo nel proporle in frasi sempre articolate per logica e mai per colore o enfasi.
Non a caso il suo esordio ai microfoni nel ’44, quando la Rai si chiamava ancora Eiar, era stato come speaker dei Giornali Radio. Proprio nello stesso palazzo di corso Sempione in cui il nome Bortoluzzi quello noto era quello di suo padre, ingegnere e progettista, con Gio’ Ponti, della sede Eiar di Milano. Qui il giovane Roberto, schivando le tentazioni di una carriera da ufficiale di Marina, divento` poi giornalista Rai, nei Giornali Radio e alla radio rimase sempre. In televisione fu visto solo poche volte, ospite in trasmissioni altrui.
Alla radio mi sento di casa, amava ripetere a tanti che gli chiedevano perche` non avesse mai fatto, come tanti altri colleghi, il gran salto nel piccolo schermo e ancora confessa che non gli e’ mai dispiaciuta quella scelta, che a tanti poteva apparire restrittiva che lui viveva invece come liberatoria dagli impicci e dai lacci che la notorieta` televisiva comunque impone.
“Se vado al bar ,in una qualsiasi citta`, e il caffe’ voglio prendermelo in santa pace - amava ripetere - lo ordino sottovoce. Se mi distraggo e parlo ad alta voce, subito qualcuno mi riconosce…e addio pace”.
Era il suo modo di tendere sempre e comunque a quell’essere sottotraccia che distingue tanti veri signori, anche napoletani e che un vero signore chiama piu` semplicemente “discrezione” .
Ma se alla radio Bortoluzzi si sentiva di casa, e` stato in realta` anche uno stupendo padrone di casa il pomeriggio di ogni domenica di campionato, quando dallo Studio 6, al quinto piano di corso Sempione, apriva le porte del “Tutto il Calcio minuto per minuto”, 28 anni di conduzione ininterrotta di una trasmissione straordinaria per seguito e popolarita`, ideata non a caso da giornalisti straordinari come Guglielmo Moretti, Sergio Zavoli e lo stesso Roberto Bortoluzzi.
Ma sbaglierebbe chi volesse ridurre Bortoluzzi alla sola epopea di “Tutto il Calcio minuto per minuto”. Roberto Bortoluzzi e’ stato anche cronista di razza e narratore magistrale di Olimpiadi e Campionati del mondo, appassionato ed esperto di sport diversissimi dal calcio, come l’automobilismo altrettanto popolare in tempi di Millemiglia. Ma di tutto questo era raro sentirlo parlare.
Cosi come e’ oramai impossibile che in un bar qualsiasi di una qualsiasi citta` sentire ordinare un caffe’ ad alta voce…. Voltarsi e vivere la magia della voce che annunciava emozioni continue ogni domenica e che generazioni di appassionati e non hanno amato ed apprezzato.
A cura di Bruno Talamonti e Sergio Chiesa, per una volta ancora nello Studio Centrale ad assistere la conduzione impeccabile di Roberto con in bocca il suo immancabile sigaro.
(R. Datasport, DTS)
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BIAGI: GIULIETTI, SI VERGOGNI CHI GLI HA IMPEDITO DI ANDARE TV
(AGI) - Milano, 6 nov. - "Di Biagi ho un ricordo come un maestro di liberta' e di ironia, come persona piu' portata a dare che a chiedere". Cosi' il parlamentare del Partito democratico Giuseppe Giulietti ricorda Enzo Biagi, scomparso questa mattina alla clinica Capitanio di Milano. Giulietti si e' recato alla camera ardente e si e' augurato "che coloro che gli hanno impedito di averlo in Tv per un po' di anni, trovassero un po' di vergogna
(R. Datasport, DTS
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