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lunedì 7 febbraio 2011

Wenders

News
07/02/2011 -

Wenders: "Il 3D? Pessimo,
tranne il mio"

Il regista Wim Wenders con gli occhiali 3D

Il regista Wim Wenders con gli occhiali 3D durante la presentazione del suo film "Il volo" il 19 marzo 2010 a Roma


In anteprima alla Berlinale il suo omaggio a Pina Bausch
ALESSANDRO ALVIANI
BERLINO
La nuova era del cinema tridimensionale si è aperta e chiusa con «Avatar»: tutte le pellicole in 3 D venute dopo sono solo «robaccia». Parola di Wim Wenders, che alza così l'asticella delle aspettative per la sua ultima fatica, che è stata girata proprio in 3 D e sarà presentata domenica prossima al Festival del cinema di Berlino.

In un'intervista all'edizione domenicale della «Bild» il regista de «Il cielo sopra Berlino» e «Buena Vista Social Club» non si mostra del tutto tenero neanche con James Cameron e il suo «Avatar»: l'idea è «mozzafiato», ma «la sceneggiatura riprende una ricetta vecchia». Anzi, a guardare bene si scopre che il film che ha riportato il 3 D nelle sale è «incredibilmente poco preciso quando compaiono in scena degli uomini: al posto di due gambe uno ne ha quattro». Eppure, se paragonato ai suoi successori, Avatar è un «capolavoro» inarrivabile. I film tridimensionali lanciati dopo «sono rimasti ben al di sotto del suo livello: fanno venire il mal di testa e provocano sensazioni fisiche sgradevoli, non si capisce proprio perché siano stati girati in 3 D». Una bocciatura che il regista riassume così: «dopo il primo capolavoro c'è stata solo robaccia».

Nell'intervista Wenders si racconta a 360 gradi: ammette di aver avuto un infarto («ero ancora uno studente universitario e senza saperlo ho avuto un'overdose di droghe con dei biscotti all'hashish»), affibbia a Mel Gibson la colpa dell'insuccesso di critica di «The Million Dollar Hotel» («lo riteneva noioso e, siccome aveva i diritti mondiali per la distribuzione, lo ha strangolato»). Ma, soprattutto, attacca la diffusione esasperata del 3 D, anche fuori dalle sale: «Chi vuole vedere il calcio in 3 D è meglio che lo faccia allo stadio» e non in tv, spiega. Non appena si usano i teleobiettivi la tecnica non funziona più: «ne escono fuori dei burattini». L'effetto? «Scheiße»: una merda.

Alla Berlinale, che si apre giovedì, Wenders porterà un suo omaggio in 3 D alla coreografa tedesca Pina Bausch, morta nel giugno del 2009, due giorni prima dell'inizio delle riprese. Il regista tedesco rivela di aver pensato al progetto per vent' anni, ma di non aver saputo come tradurlo in forma cinematografica fino al 2007, quando arrivò al Festival di Cannes «U2 3 D». «L'ho capito subito: ecco come bisogna farlo, quello che mi mancava era lo spazio». L'avrà anche ispirato, ma Wenders non risparmia neanche il film-concerto di Bono & C. in tre dimensioni: «tutto si muoveva ancora a scatti». Vedremo ora lui.

La Stampa.it

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