ANCHE L'OVVIO E' IN BILICO (CARLOS)

venerdì 28 dicembre 2007

Peace, Love & Soul


La democrazia non trova pace,
ha sempre bisogno della guerra per esistere.
Spesso non trova vita ma il lutto,
come per Benazir Bhutto.

(Coperton Buick)

My friend Gino

Gino ha un debole per l’amicizia, e ne è spesso l’ultimo anello.
Debole perché Gino è all’antica, uno di quelli che cavalca slogan quali, meglio tre caffè che una cena, pur di vedere qualcuno.
Quattro castagne e mezzo bicchiere di vino sono, per lui, poco impegnativi e l’occasione o la scusa per ritrovarsi con qualche amico a parlare e divertirsi.
Gino, per quello che è, non si permette grandi filosofie, ha poca sensibilità artistica, ma è persona generosa ed allegra.
Qualche tempo fa però, qualcuno gli ha aperto gli occhi e chiuso il cuore,
dicendogli che è un retrogrado, un romantico, un perdente senza attenuanti, che il suo atteggiamento, questo suo vivere è out, fuori dal nuovo tempo , la tecnologia ha cambiato i sistemi, i rapporti e soprattutto la comunicazione.
Resosi conto che i suoi dogmi l’hanno isolato, vuoi per le castagne che non sono quelle d’un tempo, il vino che non trovi buono nemmeno sul collio, decide un giorno di visitare il centro commerciale e di stare nel centro del centro pur di scoprire le ultime novità.
Tra Ram, memorie e Gigabyte, compra tutto il possibile, spendendo più del dovuto, ma contento di essere al top dell’hi_tec.
Scopre così un mondo nuovo, il nuovo mondo, l’unico disponibile e possibile, quello della grande tecnologia.
Gino, non senza fatica, comincia ad usare un nuovo linguaggio, poco consono alla sua umanità, ma ricco di novità e stimoli.
Per uno statico come lui, abituato solo alla retromarcia, fare quel salto è stato difficile.
Ha soffiato la sua esile voce nella rete, e il miracolo della comunicazione ha compiuto la sua parabola.
Sua maestà il link, il collegamento con migliaia di mani tese, pronte a stringere le sue, un posto di nessuno ma di tutti, una enorme comunità di utenti pronti ad ascoltare, scrivere, parlare, scambiare, scaricare, mutare ogni identità a proprio piacimento; milioni di occhi che non vedi, ma che vedono te, pronti a compiacerti e coccolarti.
Ogni cosa a portata di click, un mondo per quanto virtuale sia, senza muri e confini, liberi di vagare nel grande etere alla ricerca di qualcosa o di qualcuno da comprare, vendere, amare o odiare.
Anche per Gino, abituato a fraternizzare a tavola, con castagne e vin novello, musetto e brovada o montasio e noci, è arrivato il tempo di gettare il passato nei rifiuti, prepararsi al accogliere nuovi e numerosi compagni di viaggio.
Tecnologia quindi, novità e progresso, fiducia e benessere, velocità, alta velocità, banda larga, sempre più larga, più prestante, capiente, sensuale e vogliosa di bit.
Non c’è più bisogno d’incontrarsi, d’una pacca sulla spalla, d’un bacio affettuoso.
Non c’è più bisogno d’un pugno sulla tavola per spiegare un’idea, vedersi con le nostre facce strane, spettinati e barbe incolte, sentire l’odore delle emozioni che fanno sudare.
Non è più tempo di guardarsi, capirsi, confrontarsi, è solo tempo di abbandonare il tempo, il modo e lo spazio che conosciamo.
Ora capisco che la tecnologia è, oltre che la libertà, la vera democrazia, l’inno della comunione tra scienza ed etica, il solo e vero mezzo di comunicazione tra popoli.
Certe espressioni quali, una volta, un tempo, c’era una volta, dovrebbero essere abolite per legge, comprese tutte quelle fregnacce di favole che umiliano ed offendono i nostri figli.
Quel povero cristo di Gino s’è costruito una casa di paglia, mentre in parte sorgeva un grattacielo di cristallo.
Domenica scorsa, spinto da chissà quale rigurgito, sono andato a trovarlo.
Al suono del campanello, la porta s’apre d’una fessura così sottile che non riesco a capire chi è, nemmeno da dentro immagino che qualcuno possa vedermi, quando sento un sussurro che m’invita ad entrare velocemente.
Che ci fai qui, esclama Gino con voce tremante, speriamo che nessuno t’abbia visto o seguito.
Dopo alcuni brevi momenti di confusione, decidiamo per la nostra incolumità, di uscire ed avviarci, in macchina, verso la montagna.
Parcheggio nella piccola piazza del paese, prendo una borsa dall’auto, e c’incamminiamo lungo il sentiero verso la collina.
Mentre tiro fuori la solita bottiglia di rosso, Gino mi dice che sono il solito stronzo, che s’ostina a rifugiarsi nel bacco.
Marciando, però, quella bottiglia, come Coppi e Bartali qualche decennio prima, ce la passiamo sorseggiando a canna come facevamo da ragazzini, quando aspettavamo il treno per tirargli contro il vuoto, che esplodeva come pioggia di diamanti.
I nostri respiri pesanti decidono la pausa, mentre i nostri sguardi s’incrociano, e noto i suoi occhi tagliati da crepe di sangue, a descriverne un sussulto, un momento d’emozione.
Provo vergogna ad aver trasgredito alle nuove regole, non è giusto ferire un amico anche se ha fatto altre scelte, non si può riportarlo indietro, quando lui ha deciso di andare avanti.
Non c’è peggior delitto che tradire l’amicizia, bisogna essere disposti alla sconfitta, accettare che il mondo cambia e noi con lui, senza bruciarsi troppo, concedendo qualcosa e difendere a denti stretti quello che conta.
Un amico perso è un cuore che rallenta, che perde i pezzi in una carcassa da rottamare.
E così lo riporto a casa, con un cenno del capo ci salutiamo e mi riavvio anch’io sconsolato in macchina.
Maledetta l’amicizia, non la puoi estirpare, sradicare, puoi ogni tanto tagliare, ma lei ricresce, respira, vive con te, per te se la vuoi.
La tecnologia è politicamente corretta, un file indesiderato è pane per il cestino, da svuotare poi come un posacenere.
Gino mi diceva che, era meglio tenersi in tasca sempre cinque centesimi di sentimenti, si sa mai quanto possa essere fredda la notte.
Torno a casa, gli farò una mail per scusarmi, forse no, mi verrà a cercare lui nella rete, tanto non ci sono segreti, è tutto alla luce del sole, sarò due di quei milioni di occhi che lo guardano e lo proteggono, da quelli fuori gioco come me, con nel cuore una ferita e due sogni nel cassetto.
Addio fratello, forse ci ritroveremo nel mondo che non abbiamo cercato, ma che ci ha inghiottito come marinai nella peggior tempesta.

(Coperton Buick)

giovedì 27 dicembre 2007


Neve

Neve,
neve ovunque,
scricchiola sotto gli scarponi,
lascio orme per il ritorno,
se non sarà già buio.

Neve che attende,
riposa sui rami d’abete,
prima di franare,
al mio passaggio.

Impronte d’animali,
che riempio con le mie,
il sentiero sotto la coltre,
non mi aiuta.

Neve fredda,
respiro il suo odore,
soffio nuvole di fiato,
che perdo dietro me.

Luce bianca,
che disegna la valle,
la baita in alto,
aspetta il mio riposo.

Cammino senza estro,
nella bellezza che vedo,
della mia barba bianca,
che non mi stanca della neve,
la neve ovunque.

(Coperton Buick)

lunedì 24 dicembre 2007

BUONE FESTE DAI BUICK

Nel giorno di Natale di trent'anni fa scompare Charles Chaplin, il genio, colui che Fellini definì "l'Adamo del Cinema".
Con questo ricordo auguriamo Buone Feste a tutti i nostri milioni e milioni di fan, alla nostra Borgomeduna, alla E Backstage Band;
Buone Feste ad amici, figli, ferrotranvieri, magazzinieri, ai roadie ed a tutto il personale ausiliario; Buone Feste ad uomini e topi, ai nostri vignaioli di fiducia ed alle donne che ormai ci hanno sfiduciato.
Buone feste. Peace, Love and Soul.

THE BUICK BROTHERS
Gingol Bel
(canson tradisional)

Gingol Bel
Gingol Bel

Nadàl le sempre quel,
in giro tanti stornei,
e i regali su ibei.

Gingol Bel
Gingol Bel

Cavei tirai col gel,
e siore co diamanti e anei.

Gingol Bel
Gingol Bel

Eleganti co cravata
e capel,
el pranzo coi miei
e auguri co la meil.

Gingol Bel
Gingol Bel

Inpugnen forcheta
e coltel,
le tecie sui fornei
co polenta e osei.

Gingol Bel
Gingol Bel

A genaio se
copa el porsél,
scorte de museti
e figadei,
adìo tredicesima
ie finii tuti i schei

Gingol Bel
Gingol Bel

(Coperton Buick)

giovedì 20 dicembre 2007

Ode al Vinile

Non è stato infantile
il tempo dell’amor nel fienile,
del Jack Daniels nel barile.

Le serate d’estate sul pontile,
le corse in Bravo verso Sacile,
le bevute all’osteria del campanile.

Non servivano pile
nel fisico più virile,
erano gli anni del vinile.

(Coperton Buick)

mercoledì 19 dicembre 2007

Once upon a time the CD

Dal Quartier Generale della Federal Reserve
ci scrive il Governatore in persona.



Carissimi Stock e Coperton virgola
mi piacerebbe vedere sul vs blog virgola molto accattivante virgola questo articolo di
Ernesto Assante pubblicato su Repubblica di oggi punto

Si potrebbe prendere spunto per un sondaggio o per parlane semplicemente un pò punto punto punto a capo riga

(Il vs Chief64)

LA PROPOSTA
Cari discografici, ridateci il vinile
Tramonta anche il Cd: non vogliamo più bene ai "supporti". Ed è un errore
di ERNESTO ASSANTE

Cari discografici
chi vi scrive è stato ed è un grande appassionato di musica, un forte consumatore di musica, una persona che per merito del mercato discografico ha potuto conoscere ed amare migliaia, decine di migliaia, di dischi e di artisti. Ed è con grande malinconia, tristezza, che osservo il declino, costante e apparentemente ineluttabile, del mercato discografico odierno, il declino del cd. Ormai non fa più nemmeno notizia. 10 per cento in meno, 20 per cento in meno, il calo costante delle vendite, i licenziamenti, le ristrutturazioni, si susseguono con tale rapidità da lasciare ormai indifferenti gli spettatori, che già immaginano come andrà a finire.

La colpa? è del cd, del compact disc. O meglio, la colpa è nostra, degli appassionati, dei consumatori, che si sono disaffezionati al supporto, che non vogliono bene al cd. No, non vi meravigli il termine "voler bene". Chi ama la musica ama anche gli oggetti che hanno saputo contenerla. Il pubblico, i consumatori, hanno amato profondamente i dischi nelle loro successive incarnazioni, dal 78 giri al 45, dall'Lp alla cassetta, fino al cd e all'iPod. Ma la battaglia tra questi ultimi due, il compact disc e l'iPod sembra la stia vincendo il secondo.
Il motivo, mi sembra, è semplice: voi discografici avete perso il dominio della copia, che è passato completamente nelle nostre mani, quelle dei consumatori. Da quando la musica è diventata digitale non siete più voi gli unici a poter fabbricare dischi. Con i nostri computer e i masterizzatori siamo in grado di copiare la musica su cd fatti in casa, di produrre compilation, di rimescolare i dischi più celebri, di riprodurre gli album originali, e queste operazioni sono talmente poco costose da farci dubitare del valore di un cd originale. Non solo: mentre fino a qualche anno fa le copie che compravamo dai pirati erano su cassetta, qualitativamente inferiori agli originali su vinile, oggi le copie del mercato pirata sono perfettamente eguali ai cd che si trovano nei negozi.

Certo, non ci sono le indicazioni sui dischi, le copertine sono a dir poco raffazzonate, magari anche le masterizzazioni non sono tra le migliori, ma il risultato è soddisfacente per chi spende i 5 euro (spesso anche meno) richiesti dai venditori di strada. Vi siete mai chiesti il perché? Perché delle copertine dei cd la gente non sa che farsene, perché di quello che c'è scritto sui dischi, stampato in corpo 5, con caratteri illegibili per un occhio normale, nessuno ha notizia. Perché il cd pirata lo si mette in macchina, senza copertina, buttato tra un fazzoletto per il naso e una cartina stradale. Perché il cd non vale più di cinque euro, anche quand'è originale. E non è un oggetto al quale gli appassionati di musica si sono affezionati, non sono oggetti che un appassionato di musica vuole conservare, proprio perché non hanno copertine, non hanno immagini da vedere, cose da leggere, non rappresentano gli artisti e le loro idee, sono solo supporti, non sono la musica. Poi è arrivato l'iPod e i lettori mp3.
Per un appassionato di musica è come portarsi in tasca l'Eden, tutta la musica che voglio, che amo, che posso ascoltare come e quando voglio. Mi viene in mente un brano, uno qualsiasi, lo scarico e lo ascolto. E pago. Perché quell'euro a canzone è un prezzo che mi sembra equo, vista la comodità del poterlo portare in tasca e, se voglio, metterlo su un cd. Ho un iPod pieno di musica e lo continuerò a riempire, ma non è questo il modo in cui voglio conservare la musica che amo.

Abbiamo, dunque, una modesta proposta da fare.
Ridateci il vinile.

Ma come, improvvisamente si vuole tornare indietro? Nel bel mezzo della rivoluzione digitale si pensa a tornare al prodotto analogico? No, non preoccupatevi, non è così. O meglio, non è solo così. Nel senso che i modi in cui la gente acquisterà musica nel prossimo futuro potrebbero, dovrebbero, essere tre: tramite file, per chi vuole ascoltare musica con i lettori mp3 o con i cellulari, per chi vuole masterizzare i propri dischi; tramite cd, per chi non vuole fare la fatica di scaricare la musica attraverso i computer o i telefonini, e non vuole perdere tempo con i cd "fai da te", o semplicemente non ama gli mp3 e preferisce tenere centinaia di cd in macchina; con il vinile, per chi vuole conservare i dischi, per chi ama le opere degli artisti e vuole essere legato a queste da un filo emotivo che è tenuto dall'oggetto stesso.

Il disco in vinile non è un "supporto" ma è l'opera. Dark side of the moon, o Stg. Pepper, o Highway 61, non sono collezioni di canzoni, sono "dischi". Così come i Promessi Sposi non sono uno scritto ma un libro. Il libro non è un supporto cartaceo, è l'opera stessa. Che non può essere copiata se non in qualcosa che libro non è. E il vinile non può essere copiato se non su cassetta o cd, il dominio della copia in vinile non è mai passato nelle mani di noi consumatori e appassionati. E il disco in vinile si rovina, si graffia, s'impolvera, se io voglio bene al disco voglio e debbo conservarlo. Il disco in vinile ha una copertina che è parte integrante del disco stesso, identifica l'opera, la illustra, in qualche caso la spiega. Ed è un oggetto come questo che gli appassionati di musica vogliono avere, vogliono conservare. Non il cd, che invece è piccolo, portatile, comodo, adatto ad essere messo in auto o portato in giro. Cd che posso perdere o che si può anche rovinare, perché al massimo ne posso masterizzare un altro, perfettamente identico al primo.

Ridateci il vinile, ridateci la possibilità di avere dischi che durano trenta, quaranta minuti, fatti di canzoni e brani che gli artisti hanno voluto metterci, senza inutili e insulsi riempitivi. Ridateci il vinile, ridateci un oggetto che magari si sente peggio, che non è portatile, che è grande e scomodo, ma che rappresenta la musica quanto la musica che contiene. Ridateci il vinile, che ha un valore intrinseco che nessun cd riuscirà mai ad avere. Ridateci il vinile, assieme ai file mp3 e ai compact disc, utili ognuno per un motivo diverso. Certo, magari guadagnerete meno, magari i clamorosi fatturati che l'industria discografica ha fatto da quando è arrivato il compact disc non li vedrete più, ma di sicuro non perderete l'anima e il lavoro. Il lavoro lo state già perdendo, l'anima la state per perdere, trasformandovi in venditori di magliette, poster, gadget, venditori di diritti televisivi e radiofonici, produttori di concerti e di dvd, di certo non più "discografici". Ridateci il vinile e provate a salvare il vostro, nostro, mercato della musica, abbandonando l'idea di vendere pezzi di plastica e tornando a vendere dischi.

19 dicembre 2007 - repubblica.it




Gettare la spugna

Le maglie si sono allentate,
sciolte e rilassate come i tessuti del culo d’una novantenne,
lo zoccolo è duro quanto le gomme di 100.000 km,
da sembrare nuove ma alla prima frenata ti fottono.
La difesa fa acqua ovunque, gli avversari entrano nel burro,
lo spalmano e se lo mangiano con noi dentro.
L’ammaina bandiera, la resa dei conti,
l’oste che presenta il conto a uno che non conta più niente.

Gettare la spugna…

Moderare la velocità, rallentare, frenare, fermarsi.
Sedersi, sdraiarsi, stendersi sul divano,
davanti la televisione,
un breve sonno e arriva la pensione.
Scendere dalla bici e salire sull’ammiraglia,
cadere e non rialzarsi, arrancare.
Rinunciare piuttosto che provare,
rallentare invece di accelerare,
subire piuttosto che agire.
E’ più semplice cliccare enter,
piuttosto che entrare,
meglio salvare un file,
che la propria vita.

Gettare la spugna…

Cala il desiderio, la voglia, il coraggio,
prevalgono i se e ma sull’entusiasmo di ieri,
quando i sogni s’inseguivano fino a raggiungerli.
È il punto di non ritorno, senza andata,
fermarsi ed attendere che gli eventi ci travolgano.
I ricordi potevano essere il trampolino di lancio per ripartire,
per rimettersi in gioco,
provare al nostro spirito di esserci ancora.
Non rimane che la panchina, o ancor peggio la tribuna,
l’oblio.

Gettare la spugna….

Poveri noi, figli di adozioni a distanza, di madre rete,
parola che fino a ieri, erano i goal di Rossi, Tardelli e Altobelli.
L’I.N.P.S. ha già confermato il primo accredito,
Casa Serena, grazie al prezioso lavoro del Presidente,
ha preparato la stanza, carina e spaziosa, dove per quel che rimarrà,
sarà tutto bello, con quella grande finestra con veduta sul Noncello

(We made a promise we swore we'd always remember
No retreat, believe me, no surrender)

(Coperton Buick)

sabato 15 dicembre 2007

L'Angelo e l'albero di Natale

Era un inverno difficile: le renne avevano la dissenteria e Babbo Natale aveva dovuto pulire tutta la stalla, metà degli Gnomi erano a letto con l'influenza e gli Elfi scioperavano per solidarietà con i tacchini.
Come se non bastasse si era rotta la slitta e Babbo Natale si era appena maciullato un dito per aggiustarla, quando entrò un angioletto e disse:
'Auguri vecchio! Dove metto l'abete?!?'

Fu così che nacque la tradizione dell'angelo in cima all'albero di Natale!!!

(Maurizio Siddharta)
Balle vere


Le balle a fin di bene,
sembrano verità,
anche se hanno le gambe corte,
basta muoverle rapidamente.
I nodi vengono al pettine,
se non hai cappelli niente nodi,
se li hai non pettinarli.

(Coperton Buick)

venerdì 14 dicembre 2007

Flash/News

Un’altra testa pensante vittima della censura televisiva, è quella di Daniele Luttazzi (ancora lui), con il suo Decameron su “La7”.
La redazione dei Buick è fortemente preoccupata.

Nel prossimo gennaio sarà aperta la nuova sede parigina dei Buick, in Rue Mantaigne de la Fregne.

Sarà “Tracanàr” l’hit dei Buick che nella prossima edizione di Sanremo, verrà interpretato dal trio Paolo Conte-Vinicio Capossela-Paolo Rossi.

In occasione dei festeggiamenti della scuola “De Amicis “, sarà esposta nella hall dell’istituto la bicicletta di Plinio, noto e indimenticato dirigente dell’Aurora degli anni 70.

(Coperton Buick)
Arte

Sono letteralmente,
musicalmente,
e cinematograficamente commosso,
quando vivo l’emozione artistica.

(Coperton Buick)

mercoledì 12 dicembre 2007

Città di Maniago
Assessorato alla Cultura
con la collaborazione di
Cineforum maniaghese
La Cineteca del Friuli
presentano:
ANTONIO CENTA. DA MANIAGO A CINECITTÀ

Nato a Maniago il 10 agosto 1907 Antonio Centa ha avuto una grande popolarità nel cinema italiano degli anni Quaranta. Alcuni dei personaggi più incisivi del decennio cinematografico 1936-1946, appartengono alla sua galleria.
I suoi inizi sono stati particolarmente duri e tipici della gente friulana di allora: ventenne era già negli Stati Uniti lavorando come terrazziere nelle ville dei ricchi americani. Quando tornò in Italia arrivò al cinema per caso, ma ebbe la fortuna di lavorare con alcuni dei più celebrati registi del tempo: Gustav Machaty, Augusto Genina, Alessandro Blasetti, Camillo Mastrocinque, Mario Soldati, Dino Risi… partecipando ad oltre quaranta film.
Quando si concluse il suo decennio più fortunato, rimase nell'ambiente cinematografico come produttore e talent-scout. Solo in età matura si allontanò del tutto dal mondo del cinema. Morì il 19 aprile 1979 a Rovigo in un incidente stradale. Nel centenario della nascita dell'attore, l'Amministrazione Comunale ne ha voluto ricordare il percorso artistico e umano. Da oggi il ridotto del Verdi, del cinema cioè, che tanti film di Antonio Centa ha ospitato, porterà il suo nome. Qui è stato allestito anche un piccolo omaggio fotografico che ripercorre attraverso alcune immagini, tra le tante dell'archivio del nipote Massimo Centa, la carriera di un maniaghese a Cinecittà.

Acrobazie del cervello

Sneocdo uno sdtiuo dlel'Untisverià di Cadmbrige, non irmptoa cmoe snoo sctrite le plaroe, tutte le letetre posnsoo esesre al pstoo sbgalaito, É ipmtortane sloo che la prmia e l'umltia letrtea saino al ptoso gtsiuo, il rteso non ctona. Il cerlvelo É comquune semrpe in gdrao di decraifre tttuo qtueso coas, pcherÊ non lgege ongi silngoa ltetrea, ma lgege la palroa nel suo insmiee .......
hai vstio?

(Maurizio Siddharta)

Sicurezza sul lavoro

Un addetto del palco al seguito del tour di Bruce Springsteen è stato accoltellato in Danimarca. L'uomo del crew aveva da poco terminato di montare il set per il concerto che il Boss si apprestava a tenere al Forum di Copenaghen quando, con un altro uomo, pare un collega, ha chiamato un taxi per farsi riportare in albergo. All'arrivo dell'auto pubblica si sono fatti però avanti altri due uomini che avevano urgente bisogno del taxi; i quattro si sono messi d'accordo per dividere il costo della corsa e sono partiti. Durante la corsa però si è verificato un battibecco, con le due parti a litigare sull'importo. Giunti all'albergo i due statunitensi sono scesi, ma uno degli altri due passeggeri si è loro avvicinato senza farsi vedere e, alle spalle, ha inferto una coltellata alla coscia del roadie di Springsteen. L'operaio è stato ricoverato presso un ospedale della capitale danese, ma non è grave. La polizia ha arrestato l'assalitore.

(C.B.)

martedì 11 dicembre 2007

La mitica elementare compie 100 anni

La scuola elementare di Borgomeduna, la mitica De Amicis, compie 100 anni. Costruita dall'impresa del Signor Moretti fu inaugurata in Pompa Magna nel dicembre del 1907. L'edificio uscì purtroppo malconcio dai bombardamenti delle due guerre mondiali e nel 1947 fu necessariamente "medicato" dalle ferite. Fu la scuola dei Buick e di una generazione irripetibile di luminari. Questa scuola (ancora funzionante) formò tra il '70 ed il '75 la créme de la créme dell'intellighentia Borgomedunense. Come non ricordare infatti i migliori allievi del '900 italiano, coloro che caratterizzarono, insieme ai Buick, una stagione indimenticabile per la scuola contemporanea e per tutto il movimento scolastico europeo. Chi non ricorda, tra gli altri, il Corai, il Gasparotto, il Paier, il Miatto, il Lunardelli, il Principe, il Campagna, l'Aldo, il Brusadin, tutta gente da scena muta, piccoli geni che inventarono un nuovo modo di ronfare sui banchi, di attaccare la gomma sotto la sedia e di trasformare le cartelle (non c'erano ancora gli zaini) nei primi avanguardistici compost per la raccolta differenziata della frutta portata da casa e di altre materie organiche. Non si dimentichi inoltre che anche il gioco dei pili visse, grazie a quella generazione modello, la sua migliore stagione.

(Stock Buick)

Destra, sinistra o...

In questo paese, o sei di destra, di sinistra o stai con Massimo Del Papa, noto giornalista e scrittore Rock, uno che non ha e non da speranza, che brucia intorno a se l’ossigeno ancor prima di respirarlo, che non vede mai il sole perchè gli gira sempre le spalle, uno che non annaffierebbe mai una piantina perchè non potrebbe crescere visto che l’acqua è inquinata, come l’aria e la terra nella quale sorge.
Uno che si mastica i vari Grillo e Travaglio e li sputa poi come pallini per cerbottane.
Usuali frequentatori dei salotti buoni, denudati, ispezionati ai raggi x, smontati e rimontati come mobili Ikea.
Vede più spettri che persone, più buio che luce, una carezza per lui, se data con passione, diventa uno schiaffo.
Il mondo intorno è una giostra che gira per inerzia e scricchiola, puzza di ruggine, ognuno che sale la rallenta, va avanti sempre nello stesso senso ma senza senso e meta.
Ma come dargli torto, in un’Italia dove nove cose su dieci non funzionano, e quella che va’ se la mangiano i soliti pochi eletti (non dal popolo).
Devo riconoscere a Del Papa grande talento narrativo, il suo scrivere è in presa diretta, molto dal vivo, vive un senso di solitudine e disagio che condivido e traspare ogni volta che punta la penna sul foglio, ed infine una certa avversità a tutta questa tecnologia che schiaccia come mosche molti di noi, negando spazio a pensieri e sentimenti che esulino da madre rete.
Da quest’anno ho ricominciato a comprare il Mucchio, e il taglio dei suoi racconti m’hanno riportato indietro ai tempi del vecchio zambo (al secolo Mauro Zambellini), dove una sua recensione era un disco (vinile) da mettere in banca.
Del Papa ha scritto che vuol scendere qui, i Buick che vogliono star fuori, chissà se questo luogo immaginario è un posto comune e vicino dove trovarsi per due chiacchiere.
Forse l’unica soluzione, l’unica salvezza sia da riporre in una cenetta con i Buick, niente di impegnativo, musetto nella brovada, noci con formai imbriago, 2 bozze di Refosco anzi una cassa che siamo in tre, una fettina di gubana che fa scenografia e da intro alla grappa.
Se ha il palato difficile, la sacca del cotechino può toglierla, prima di mangiarla.
Chissà che il bacco ci trasporti in una dimensione diversa, dove il cielo sia meno grigio e le persone meno spente.
Come diceva mio nonno in friulano “Ce vites par tiapa vites”, ossia che vita per avere quale altra vita, la dice lunga su un malessere radicato e remoto.
Coraggio vecchio Max, nei giorni peggiori ricordati che, i Buick, hanno sempre il rosso in fresca.

(Coperton Buick)

lunedì 10 dicembre 2007

Nada

Di farsi terra e paese...

"Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perchè la sua carne valga e duri quanlcosa di più che un comune giro di stagione"

"A quei tempi non mi capacitavo di cosa fosse questo crescere, credevo fosse solamente fare delle cose difficili - come comprare una coppia di buoi, fare il prezzo dell'uva, manovrare la trebbiatrice. Non sapevo che crescere vuol dire andarsene, invecchiare, veder morire e ritrovare la Mora com'era adesso. [...] E fu così che cominciai a capire che non si parla solamente per parlare, per dire 'ho fatto questo, ho fatto quello', ma si parla per farsi un'idea, per capire come va questo mondo. Non ci avevo mai pensato prima."

Cesare Pavese - La luna e i falò - Einaudi
(S.B.)

venerdì 7 dicembre 2007

El somo poeta

El somo poeta
gira coa so careta,
trainà dal mus
che segue na cagneta.
Elegante coe ghete
e in testa a bombeta,
la camisa da festa
soto la jacheta.
Quando ’l passa el poeta
onori de bandiere e trombeta,
le femene coi fiori in man
i fioi che core drio’l can.
Invocà dal popolo sovran
che chiede un versetin,
el somo el taca
“Nel meso de nostro camin…..
arde le scorse de bagigi e nosele
magnae a festa co do putele,
ma su tut el vin
a trasformar la stansa in un casin”.

(Coperton Buick)

Giovanni Impastato a Borgomeduna

Martedì 11 dicembre 2007 alle ore 17.00 presso il Deposito Giordani, in via Prasecco 13, a Borgomeduna (Pordenone), sarà presente per un incontro con giovani, insegnanti ed operatori dei Centri di Aggregazione della Provincia, Giovanni Impastato, fratello di Peppino, al quale è dedicato il Centro di produzione musicale del Progetto Giovani del Comune di Pordenone.
L'incontro vuol essere l'occasione per la riflessione sull'importanza della promozione della legalità presso i giovani, uno dei temi centrali delle attività del Progetto Giovani, trattato in particolare quest'anno con le scuole superiori della Provincia all'interno del progetto "Meeting".
Nel 2004 il Comune di Pordenone ha voluto dedicare il centro di produzione musicale presso il Deposito Giordani, inaugurato con la presenza di Luigi Locascio ed altri attori del film "I Cento Passi", che raccontava la storia di Peppino, giovane fondatore di una delle prime radio libere in Italia (Radio Aut), eliminato dalla mafia per le sue posizioni a favore della legalità e contro il potere mafioso.
La visita di Giovanni Impastato, che non ha potuto essere presente all'inaugurazione del 2004, è molto importante sia come riconoscimento del lavoro fatto in questi anni con i giovani, sia per il tema, sempre attuale, che affronta.

(S.B.)

giovedì 6 dicembre 2007

Comunicato della redazione

Il contatore web è stato attivato alle ore 22.00 del 06/12/07. Il numero di visite rilevato decorre perciò dal momento dell'attivazione e non dal 01/12.
(The Buick Brothers Agent Press).
Nastassja Kinski - Paris Texas (1984), Wim Wenders - Palma d'Oro Festival di Cannes.

Tuttotruffa

Io truffo, tu truffi, egli truffa,
noi truffiamo, voi truffate, essi truffano.
Truffami che ti truffo,
e se non mi truffi tu ti truffo io.
Truffare, truffare, truffare….
Truffiamoci tutti,
tuffiamoci nelle truffe,
truffiamoci a tuffi.
Truffa il tuo prossimo,
come lui truffa te.
Oh popolo di poeti e navigatori,
ma soprattutto di truffatori,
uniamoci alla truffaldina.
Truffami amor,
che godo del tuo truffar,
truffami proprio lì,
che a me piace così.
Giuriamo di truffarci per sempre,
nelle salute e nella malattia,
finché truffa non finisce.
Non indugiamo ma truffiamo,
perchè noi che italiani siamo,
truffiamo, truffiamo, truffiamo.

(Coperton Buick)

mercoledì 5 dicembre 2007

Stai cercando o stai cercando di cercare? Non hai più gli anni della rivoluzione, a dir il vero non li hai mai avuti…siediti che è meglio, siediti e pensa…pensa a tutto il tempo che potresti perdere e a tutto quello che perdi pensando di trovare…eppoi, trovare cosa vecchio ignorante…hai portato a pisciare il cane stamattina? Hai sperato che qualcuna si fermasse e ti dicesse “che bello, come si chiama, posso accarezzarlo?...certo che lo hai sperato, come tutti i santi giorni vecchio ignorante…sei lì che invochi il miracolo, il miracolo di tremare vicino a qualcuna ti accarezzi il cane…e invece niente, nulla, merda…e sei lì che pensi di cambiare il cane, vorresti cambiare il cane perché quello che hai gli vuoi bene ma non funziona, non trova, non attira…un testone di cane…si può voler bene anche ai testoni...ma alle donne Amilcare piacciono i cani da cerca o da scovo…alle donne piace essere scovate vecchio ignorante…cosa vuoi che gliene freghi alle donne di accarezzare quel crucco del tuo bracco da ferma, con quella puzza di cagnone che si porta addosso tutto l’anno…prenditi un cocker, il cocker è sempre stato un formidabile cane da scovo, vedrai che funziona…te la scova il cocker la donna…alle donne piacciono i cocker…non vedi che le case sono piene di cocker…siediti e pensa vecchio pastrano e intanto manda in vasca il bracco…

(Stock Buick)

martedì 4 dicembre 2007

Great Ermanno


Della serie quando le parole fanno strada...L'home page del sito ufficiale di Bruce ospita la recensione di Ermanno Labianca dei recenti concerti di Madrid e Bilbao.
Caro Ermanno è proprio una Beautiful Reward...

(Stock Buick)


sabato 1 dicembre 2007

Nel Bosco

Voglio andare nel bosco
e bermi un litro di Refosco,
cacciare un bel coniglio
e farmelo arrosto.

Voglio scappare da questo posto
e starmene lì nascosto,
portarmi carta e inchiostro
e aspettare agosto.

Anche se ha un costo
come il Merlot o il Mosto,
non mi sposto
e non cercarmi che non ti riconosco.

(Coperton Buick)

venerdì 30 novembre 2007

«E così esausta a lato parlottando
tra le cartilagini d'un vento
- le unghie spezzate dalla nebbia -
inverosimile ammetti che la vita
non ha il senso d'una riva, ma più
d'un guado, raffermo, d'uno stagno.
Inverosimile ammetti che anche Dio
può essere triste quanto un uomo».

di Alessandro Canzian

dialoghi@lastampa.it
(C.B.)

Reason to believe


Ciao ragazzi, provo a scrivervi per la prima volta e spero di continuare altre volte...
Ieri sera ero al forum, suono spettacolare, e grande carica rock, pubblico in delirio, ma non so come mai, aleggiava un senso di tristezza e di precarietà..voglio solo pensare sia stata la mancanza e la malattia di Danny...e nemmeno clarence se la passa molto bene...alta energia quindi per nascondere le lacrime e i cattivi pensieri, forse ora non è tempo di gioia e di corse lungo il palco, forse è tempo di far parlare solo la musica, e quella funziona sempre, ti riporta in alto, ti fa pensare che non tutto è perduto, che alla fine il sogno può essere alimentato...purtroppo come nota poco felice si conferma anche dal vivo la scarsa qualità e spessore di certe canzoni di magic...ma tant'è,,,, di magico c'è stato ancora molto ieri sera....people got some reason to believe e il forum è esploso.
A presto
Valter Fiorin

giovedì 29 novembre 2007

Set list


Performance straordinaria per Bruce Springsteen nell'unica data Italiana

ASSAGO (Milano) - Un solo grido: "Bruuuce!!!". Stasera (28 novembre), ancora una volta in Italia Springsteen ha dato il meglio di sé in oltre due ore di musica ed emozioni, per quello che è ancora il migliore live set in circolazione sul pianeta.

Cultura e Spettacolo: Musica
del 28/11/2007 di Paolo Ceragioli

Nell’aria il profumo del rito pagano, della sanguigna sacralità che emana dal rock.
Antonio Lodetti (Il Giornale)

Un’epica cavalcata da lasciare senza fiato. Trionfo.
(La Stampa)

Chiusura affidata ad American Land, la canzone ispirata a una poesia scritta da un minatore slovacco emigrato negli Stati Uniti, già musicata e incisa a suo tempo da Pete Seeger. Splendidi l'arrangiamento in chiave celtica, con la E Street Band a rivaleggiare con i Pogues dei tempi migliori, e il nuovo testo scritto da Springsteen, le cui parole scorrevano sui maxischermi: "I negri, gli irlandesi, gli italiani, i tedeschi e gli ebrei/hanno attraversato l'oceano, mille miglia da casa/con le pance vuote ma col fuoco nel cuore/le braccia che hanno costruito il paese che ha sempre cercato di opprimerle".
Bruce Springsteen tornerà presto in Italia per esibirsi, il prossimo 25 giugno, allo stadio di San Siro, già teatro della sua prima data italiana in assoluto (era il 1985) e di un bis nel 2003. I biglietti saranno messi in vendita poco prima di Natale.
(Maurizio Zoja - Del Rock.it)

November 28, 2007
Milan, Italy


Radio Nowhere

The Ties That Bind
Lonesome Day
Gypsy Biker
Magic
Reason To Believe
Adam Raised A Cain
She's The One
Livin' In The Future
The Promised Land
I'll Work For Your Love
Incident on 57th street
The e-street shuffle
Devil's Arcade
The Rising
Last To Die
Long Walk Home
Badlands

Girls In Their Summer Clothes
Tenth avenue freez out
Thunder road
Born To Run
Dancing In The Dark
American Land

Datch Forum - 28/11/07 - ore 21.00

Com’era prevedibile, Springsteen non ce l’ha fatta.
Dopo aver pronunciato “Semo cresui…”, l’artista è scoppiato in un pianto incontenibile, ammutolendo i 12.000 presenti, consapevoli di ciò che stava accadendo.
Complice il mega schermo, che proiettava alcuni momenti d’una rovente notte d’estate, dove i Buick intrattenevano sulla panchina di Lignano alcune migliaia di fan, scollandosi un paio di bottiglie di Coca button.
A nulla è servito il pronto intervento di Jon Landau e c. per attenuare la disperazione del rocker.
L’entourage manifesta la volontà di sospendere il tour.

(Coperton Buick)

mercoledì 28 novembre 2007

Il Capo ritorna il 25 giugno a S. Siro


Preso atto dell'assenza, questa sera, di alcuni discepoli prediletti, il Capo ha annunciato che per essi e solo per essi ritornerà al Tempio del rock per celebrare funzione solenne.

Inchinati ed ossequiosi baciamo umilmente il plettro misericordioso.

(S.B.)

Scorsese: un film su Springsteen

Roma - ''Ho in mente di girare un film su Bruce Springsteen''. Lo ha annunciato il regista Martin Scorsese dopo aver assistito domenica sera a Madrid al primo concerto della tournee europea del Boss, che questa sera sarà al Datch Forum di Milano Assago con la sua E Street Band. Secondo il quotidiano Il Giornale, che ha interpellato il regista premio Oscar proprio al concerto di Madrid, Scorsese sarebbe interessato a realizzare con il Boss ciò che in passato ha fatto con Bob Dylan nel docufilm No direction home e, da poco, con i Rolling Stones in Shine a light che è già stato terminato ma sarà presentato al pubblico solo nel prossimo aprile. (Adnkronos)

martedì 27 novembre 2007

Flash/News

Il clan di “Amici miei” è stato inserito nella R’N’R’ Hall of fame.

Nelle prossime olimpiadi cinesi del 2008, inserite 2 nuove discipline quali, il “giuoco dei pili” e “ Mus al pal”.

Conclusa la sceneggiatura dell’ultimo attesissimo film di Wim Wenders incentrato sulla vita dei Buick B.
Le riprese, che cominceranno nella prossima primavera, si svolgeranno tra Berlino, Borgo Meduna e Asbury Park.

Visibilmente provato Springsteen all’arrivo all’aeroporto di Milano Linate ha rilasciato queste brevi ma intense dichiarazioni:
«Sono molto, molto triste, non riesco ancora a crederci, questa mattina il management dei Buick mi ha confermato l’assenza dei Rocker di Borgo Meduna e di Dorigo.
Sono devastato, ho il cuore a pezzi, non riesco a farmene una ragione».
Domani sera, prima del concerto, ci sarà un’ora di silenzio per ricordare questa tragedia umana, lo show poi inizierà e finirà con “Semo sente de Borgo Meduna”.

(Coperton Buick)

domenica 25 novembre 2007

Moving Pictures










Tempi e luoghi scandiscono la mostra fotografica «Wim e Donata Wenders - Still Images of Moving Pictures», che il regista ha inaugurato ieri alla Fondazione Merz di Torino, preambolo «per immagini» della retrospettiva cinematografica completa che il Film Festival dedica al maestro tedesco. E hanno scandito la giornata di ieri: al mattino a Roma, lui unico straniero, per ricevere il premio Vittorio De Sica 2007 dalle mani del presidente Napolitano, che lo ha definito «quasi italiano» visto che il nostro paese lo frequenta e lo conosce bene. Sicilia soprattutto, dove Wenders ha appena finito di girare The Palermo Shooting, thriller romantico con Giovanna Mezzogiorno. E la sera a Torino, a raccontare con la bella moglie Donata, fotografa, che lui ha abbracciato per tutto il tempo con tenerezza, una mostra che altro non è se non un lungo diario dei suoi viaggi alla ricerca di location per i film, dei suoi personaggi, delle loro storie.
(La Stampa)

venerdì 23 novembre 2007

Tutti mi vogliono,
tutti mi acclamano,
automobilisti fermi in mezzo alla strada,
per chiedermi quando torno.
Teatri e cinema, luoghi tradizionalmente frequentati dalla sinistra,
tutti ad applaudirmi, quando entro.
Nei ristoranti, tutti in piedi ad invocarmi,
non riesco neanche più a pagare il conto……..

Silvio Berlusconi

giovedì 22 novembre 2007

Siamo invecchiati per capire cosa…nulla, vecchio ignorante…nulla…noi che della vida ci pareva di aver capito abbastanza, invece, nulla… non scegliamo più nulla…parole narcise, solo parole narcise ci rimbombano addosso…parole narcise Amilcare…valangate di parole narcise…non trebbiamo più nulla…carichiamo di tutto per non caricare nulla…e il nulla c’ingolfa…da una parte il grano dall’altra la paglia…così dovrebbe andare…il grano da una parte, la paglia dall’altra…cogliere e raccogliere…è sempre più dura Amilcare sedersi a tavola, dividere un viaggio…

(Stock Buick)
Il Necchi, il Melandri, il Perozzi, il Sassaroli, il Mascetti.

mercoledì 21 novembre 2007

“Perché quello avrà dieci dischi al massimo”.
“E questo fa di lui un mostro, vero?”
“A mio modo di vedere, sì. Barry, Dick e io abbiamo deciso che non puoi essere una persona seria se hai…”
“Meno di cinquecento dischi. Sì, lo so. Me l’hai già detto un mucchio di volte (…)”.

(Nick Hornby, Alta Fedeltà, Guanda)
Cose nostre
(Coperton Buick)

La macchina da scrivere,
il cinema muto,
le canzoni a manovella.

Il fuoco per scaldarsi,
i filari del vigneto,
il bianco e nero.

La puntina sul vinile,
il Mucchio selvaggio,
la cicca con cartina e tabacco.

Polenta tagliata con il filo,
la scarpetta con il dito,
il lardo fritto sul pane.

I salami appesi in cantina,
il fiasco di vino in paglia,
la grappa per pulire il caffé.
Vecchio Babbu, avanti sempre.

martedì 20 novembre 2007

Stanlio: "Come mi trovi?"
Ollio: "Oh! non sei cambiato affatto"
Stanlio: "Anche tu sei lo stesso... se non ti avessi visto non ti avrei riconosciuto!"

Homo consumens: il nuovo libro di Bauman






Homo Consumens
Erickson, Gardolo (Trento) 2007
pagine 112, euro 10,00




Lo sciame inquieto dei consumatori e la miseria degli esclusi

La dote più preziosa di Bauman è quella di riuscire a penetrare la scorza del mondo sociale, che appare nella sua naturale ovvietà, per mostrarci significati difficili da cogliere proprio perché così quotidiani e evidenti. Nella società dei consumi della modernità liquida, lo sciame tende a sostituire il gruppo. Lo sciame non ha leader né gerarchie perché il consumo è un'attività solitaria, anche quando avviene in compagnia. La società dei consumatori aspira alla gratificazione dei desideri più di qualsiasi altra società del passato ma, paradossalmente, tale gratificazione deve rimanere una promessa e i bisogni non devono aver fine, perché la piena soddisfazione sfocerebbe nella stagnazione economica. Il contraltare dell'homo consumens è l'homo sacer, il povero che, per carenza di risorse, è stato estromesso dal gioco in quanto consumatore difettoso o "avariato". La miseria degli esclusi non è più considerata un'ingiustizia da sanare, ma il risultato di una colpa individuale: così, le prigioni si sostituiscono alle istituzioni del welfare. Il contributo che Bauman offre con questa analisi critica è quello di riproporre il tema dell'agire morale: un agire intrinsecamente libero, e quindi sempre a rischio di venir meno, ma che pure costituisce una caratteristica originaria dell'essere umano, alla base della sua socialità e, in ultima istanza, della sua sopravvivenza come specie.
(libreriauniversitaria.it)

sabato 17 novembre 2007

A proposito di...giovani teste di cazzo

I giovani non sono abituati a capire il mondo,
sono cresciuti per essere dei consumatori,
non hanno sviluppato una coscienza critica,
galleggiano sul fiume come idioti.

(Vivienne Westwood, dal Mucchio Selvaggio nov. 07)

(C.B.)

giovedì 15 novembre 2007

A proposito di teste di cazzo

Riprendendo il commento del Governatore al post sulle teste di cazzo.

Proprio così caro Governatore. Il problema delle teste di cazzo non è solo dentro ed intorno ai campi di calcio. Una studentessa ieri muore sotto la corriera ed alcuni compagni la riprendono con il telefonino e la danno immediatamente in pasto a You Tube. Il tutto a Modena...
Viaggia a velocità sempre più alta (altro che TAV) l'inarrestabile processo di abbruttimento della specie umana. Ha ragione il Preside dell'Istituto d'Arte (la scuola della ragazza) quando afferma che è in atto "un'agghiacciante degenerazione delle relazioni umane". Proprio così. L'agghiacciante degenerazione delle relazioni umane è oggi una pandemia indebellabile. E' vero, nel mondo ci sono milioni di persone in gamba. Ma è come dire che Mussolini ha fatto anche cose buone o che a Cuba sono tutti laureati...

(S.B.)
Finalmente i loosers di Athens hanno sfornato il loro primo album ufficiale dal vivo.
Dopo Springsteeen qualche mese fa, anche i R.E.M., al “The point”, hanno registrato il loro evento live.
Dublino dunque centro strategico delle Rock performance, motivo legato forse al verde, all’aria buona, al Soul, alla birra o alla tranquilla passione degli irlandesi.
Il tour è quello del 2005 (le date italiane sono Milano e Bolzano con sottotitoli in tedesco), che fa seguito ad “Around the sun”, non particolarmente brillante ed ispirato, ma sul palco Stipe e soci, trasformano in oro anche i sassi del Piave.
Con una maschera alla Zorro dipinta intorno agli occhi, Michael appare sul palco, bussa sul microfono per tastarne la resa, e si parte in modo aggressivo con “I took your name” da Monster.
La scaletta è micidiale, s’alternano i pezzi di “Automatic for the people”, “Monster”,”Up” e appunto “Around the sun”.
Brividi lungo la schiena per alcuni episodi quali, Everybody hurts , Orange crush (Green), What’s the frequency Kenneth?, e la conclusiva e coinvolgente Man on the moon.
Il nostro Michelino Clovis, clown e giullare del palco, ha la solita voce grintosa, potente, graffiante che arriva ovunque, gira e piroetta intorno al suo asse, elegante in giacca, cravatta e cappello, che smette con il passare dei pezzi, per ritrovarsi in maglietta, libero di volteggiare e snodarsi come un abile contorsionista.
Il suo viso sembra sempre più, vedi la recente visita da Fazio Fabio, al malato terminale di Tom Hanks in Philadelfia di Demme J.
Scavato, rugato e provato, ma la vitalità si nasconde sotto la pelle, basta accendere la miccia, caricarlo come il coniglio di Duracell, e lui salta, rimbalza, mima, vola leggero come la sua anima.
Il resto della band accompagna, ispira, flirta con il pubblico, mentre la chitarra di Peter Buck è il motore sempre tirato a pieni giri, il ritmo cambia le tonalità della scenografia che passano dal bianco e nero, al verde acido fino al blu elettrico.
Ritengo i R.E.M., a quasi trent’anni dall’esordio, con una carriera ricca di episodi importanti e poche sbavature, una specie da proteggere.
Prima dell’estinzione, speriamo ci regalino ancora momenti di grande tensione emotiva, come questo ultimo dvd.
Il tutto poi, a mio modesto parere, si racchiude in due parole, che sono per noi fans il senso della nostra presenza e passione, ovvero entusiasmo ed emozione.

(Coperton Buick)

mercoledì 14 novembre 2007


Antonio Caponi: Giovanotto, carta, calamaio e penna, su! Scriviamo!...dunque, hai scritto?
Peppino Caponi: Eh, un momento, no?
Antonio Caponi: E comincia, su!
Peppino Caponi: [Fra sé e se'] Carta, calamari e penna...
Antonio Caponi: OOOHHHH.... [Inizia a dettare] Signorina!...Signorina!
Peppino Caponi: [Si gira verso la porta] Dove sta?
Antonio Caponi: Chi è?
Peppino Caponi: La signorina.
Antonio Caponi: Quale signorina?
Peppino Caponi: Hai detto "Signorina?".
Antonio Caponi: È entrata la signorina?!?
Peppino Caponi: [Di nuovo verso la porta] Avanti!
Antonio Caponi: ...Animale! "Signorina" è l'intestazione autonoma...della lettera...oh! Signorina! [Peppino cambia il foglio] Non era buona quella signorina là?
Peppino Caponi: è macchiata...
Antonio Caponi: Signorina!...veniamo...veniamo... [Peppino nel frattempo fa' da coro continuando a dettare a se stesso, per le prossime battute]...veniamo noi con questa mia addirvi.
Peppino Caponi: Addirvi...
Antonio Caponi: Addirvi, una parola: addirvi!
Peppino Caponi: Addirvi una parola...
Antonio Caponi: [Alzando la voce] Che!
Peppino Caponi: Che!
Antonio Caponi: Che è?
Peppino Caponi: Che è?
Antonio Caponi: Che è?
Peppino Caponi: Uno, quanti?
Antonio Caponi: Che è...
Peppino Caponi: Uno che!
Antonio Caponi: Uno che! Che è...
Peppino Caponi: Che è! eh..
Antonio Caponi: Scusate se sono poche...
Peppino Caponi: Che.
Antonio Caponi: Che è? Scusate se sono poche, ma SETTECENTOMILA [scandendo la cifra] lire, punto e virgola, noi.
Peppino Caponi: Noi...
Antonio Caponi: Ci fanno...specie che quest'anno, una parola, questanno...c'è stato una grande moria delle vacche [Peppino ripete, scrivendo], come voi ben sapete! Punto! Due punti!...ma sì, fai vedere che abbondiamo...abbondandis'id abbondandum...questa moneta servono, questa moneta servono...questa moneta servono acchè voi vi consolate...aho, scrivi presto!
Peppino Caponi: Conninsalate...
Antonio Caponi: Che voi vi consolate...
Peppino Caponi: Ah, avevo capito con l'insalata.
Antonio Caponi: Voi vi consolate, non mi fa' perdere il filo che ce l'ho tutta qui!
Peppino Caponi: Avevo capito coll'insalata!
Antonio Caponi: Dai dispiacere, dai dispiacere che avreta...che avreta...che avreta. Eh già, è femmina, è femminile. Che avreta perché...perché? io non so...
Peppino Caponi: Perché che cosa?
Antonio Caponi: Perché che? ohhhh, perché! Dai dispiacere che avreta perché! è aggettivo qualificativo, no?
Peppino Caponi: [Sottovoce] Io scrivo...
Antonio Caponi: Perché! Dovete lasciare...nostro nipote...che gli zii, che siamo noi medesimo di persona... [Peppino si tampona la fronte]...ma che stai facendo 'na faticata, si asciuga il sudore... [Peppino sospira]...Che siamo noi medesimo di persona, vi mandano questo. [Mostrando la scatola contenente i soldi]
Peppino Caponi: Questo.
Antonio Caponi: Perché il giovanotto è studente che studia, che si deve prendere una laura...
Peppino Caponi: Laura.
Antonio Caponi: Laura...che deve tenere la testa al solito posto, cioè...sul collo. Punto, punto e virgola. Punto e un punto e virgola.
Peppino Caponi: Troppa roba..
Antonio Caponi: Salutà..lascia fare..dicono che noi siamo provinciali, siamo tirati. Salutandovi indistintamente. Salutandovi indistintamente...sbrigati!...salutandovi indistintamente, i fratelli Caponi, che siamo noi...questa, apri una parente...apri una parente, dici: che siamo noi, i fratelli Caponi.
Peppino Caponi: Caponi...
Antonio Caponi: Hai aperto la parente? [Peppino annuisce] Chiudila!


martedì 13 novembre 2007



Star fuori

Star fuori,
voglio star fuori dal mondo,
e da tutti i suoi casini.
Non ci sono più campi ne alberi,
non c’è più cielo ed ossigeno per tutti.
Ci sono quei miserabili e minuscoli esseri,
che alzano le braccia, le mani, gli uni sugli altri,
le loro voci, le une sulle altre,
gridano, urlano, senza mai dire nulla.
Voglio stare fuori,
seduto su un vecchio ceppo,
con le gambe accavallate,
il gomito sul ginocchio,
il palmo della mano a sorreggermi,
e direzionare gli occhi dall’altra parte.
Vorrei vedere il mare per calmarmi un po’,
spero ci sia,
anche qui fuori dal mondo.
Credo che un uomo abbia il diritto di guardare il mare.

(Coperton Buick)

domenica 11 novembre 2007

La Prugna


La Prugna imprugna il mondo
cola piano sul girotondo
La Prugna profuma la vita
appena la sfiori con le dita

La Prugna muove il mare
è come miele sopra il sale
La Prugna scalda l'osso con la polpa
e poco importa se non è colta

(Stock Buick)

venerdì 9 novembre 2007

Steve on Magic

"Anyway, I finally heard the record. It's called “Magic” and it's great. Now, that's a qualified “great.” It's not “Born To Run” or “Greetings From Asbury Park, New Jersey.” It's a rare moment when an artist can make music 25 years into his career that stands up with his best work (I'm thinking maybe Dylan, Neil Young[I], Muddy Waters and…well, have you listened to “Here Come The Miracles” lately?) But I will go on record as saying that this album is the best thing Springsteen has done since “Tunnel Of Love” and that “Girls In Their Summer Clothes” is one of his best tracks ever.”

Steve Wynn

(S.B.)

giovedì 8 novembre 2007

__________________________________________________
(S.B.)


Giorno di lavoro
(Factory revisited)

Ogni mattina,
dalla finestra della camera,
vedo mio padre che scende giù nel viale,
con il mantello grigio come i suoi cappelli,
la borsa di pelle consumata dal vento,
che penzola lungo il braccio come un morto appeso.

Cammina verso la fermata dell’autobus,
e verso una giornata di lavoro in fabbrica,
in quella maledetta fabbrica come la chiama lui.

Lavora alla pressa,
ha un tic agli occhi,
che va’ d’accordo con il ritmo della macchina.
Ogni minuto, per otto ore, prende una lamiera,
e la mette sul pianale,
ci pensa il bisonte d’acciaio a fare il resto.

La sera,
rientra a casa,
curvo dagli anni e dalla sua borsa,
che come lui,
non ne può più.
Sembra abbia lasciato la spina dorsale,
in fabbrica.

Mentre lo guardo,
penso alla sua gioventù,
ai suoi sogni e speranze,
a prospettive diverse.
Ma la famiglia ti prende qualcosa,
e devi dargli da vivere,
lavorando in fabbrica,
solo in fabbrica,
in ogni giorno di lavoro,
in fabbrica.

“...Men walk through these gates with death in their eyes. And you just better believe, boy, somebody's gonna get hurt tonight, It's the working, the working, just the working life.”


(Liberamente ispirato dalla canzone Factory
Darkness on the edge of town” di Bruce Springsteen)

(Coperton Buick)

mercoledì 7 novembre 2007


Tu mi voti, ti do il lavoro!

Non mi voti? 'ngulo a te a tutta la famigghia!

(Cetto La Qualunque)

lunedì 5 novembre 2007


Ottovolanti arrugginiti, giostrai claudicanti, scioperanti in sciopero…l’involuzione del pensiero antropomorfico risplende sopra le future generazioni…passa il vento e passa la bufera…non c’è sorriso che tenga, non c’è pioggia che lavi, non c’è porta che porti…la mandria passa lenta sotto l’occhio del bue padrone, passa lenta e attenta, lenta e attenta…comandanti comandati studiano gli ordini di carriera…la scuderia del capo necessita di scudi migliori…in Vaticano sono iniziati i lavori di controsoffittatura in cartongesso della basilica di S. Pietro…da sempre Dio è per il risparmio energetico e per un amore fotovoltaico…finalmente il galateo ritrova il suo splendore tra le cosce della patria...anche la puzza di piedi negli uffici pubblici è pagata con i soldi dei contribuenti…oggi più di ieri la piazza spiazza…happy hour, happy happy ieh.

(S.B.)
BUON VIAGGIO
BARONE



La Felicità

Cerchemo la felicità
in zorni staordenari:
‘na pataca che no riva,
‘na femena che manca,
‘na staion che sbalia.
Cussì, da ‘na verta
a st’altra, consumemo
el tempo a morsegoni
come el pan co l’è poc.
Po’ da veci se acorzemo
che la felicità spetada
no gera altro che viver,
cussì, ogni zorno un toc.

Romano Pascutto
(S.Stino di Livenza)

(C.B.)

sabato 3 novembre 2007

«In un'aia di fango e melma,
schiacciati come grossi capponi
ci becchiamo senza speranza
perché la morte non ci basta».

Francesco Patrucco

dialoghi@lastampa.it

(fonte: Tuttolibri, in edicola sabato 03 Novembre)

mercoledì 31 ottobre 2007

La Leggenda














La formazione dei 110 anni secondo Gianni Mura di Repubblica:

Zoff
Cannavaro
Thuram
Scirea
Cabrini
Furino
Tardelli
Boniperti
Platini
Bettega
Sivori

(Coperton Buick)
Fonte:La Stampa
Cuanta Pasión
Paolo Conte
(Live Arena di Verona 2005)

Ma sì, sarà il carattere
o la malinconia
che sta dietro al carattere
come una gelosia
sarà il pensiero vergine
che ha la fantasia
vissuta dal carattere
come la frenesia

Cuanta pasiòn en la vida
cuanta pasiòn
es una historia infinita
cuanta pasiòn
una illusiòn temeraria
un indiscreto final
ay, que pasiòn visionaria
y teatral!

Le vigne stanno immobili
nel vento forsennato
il luogo sembra arido
e a gerbido lasciato
ma il vino spara fulmini
e barbariche orazioni
che fan sentire il gusto
delle alte perfezioni

Cuanta pasiòn en la vida
cuanta pasiòn
es una historia infinita
cuanta pasiòn
una illusiòn temeraria
un indiscreto final
ay, que vision pasionaria
trascendental!

Più son pallide e languide
le donne nell' andare
e meglio sanno esprimere
il morbido sbandare
che arriva dai vulcani antichi
e dalle onde del mare
che sulle terre tiepide
si sporgono a danzare

Cuanta pasiòn en la vida
cuanta pasiòn
es una historia infinita
cuanta pasiòn
una illusiòn temeraria
un indiscreto final
ay, que pasiòn visionaria
y teatral!

Le musiche difficili
son spiriti dannati
che dal naufragio invocano
interpreti spietati
ma, dato che contengono
occulte persuasioni,
ti strappano anche l' anima
insieme ai pantaloni

Cuanta pasiòn en la vida
cuanta pasiòn
es una historia infinita
cuanta pasiòn
una illusiòn temeraria
un indiscreto final
ay, que vision pasionaria
trascendental!

giovedì 25 ottobre 2007

Mostra fotografica all'Università di Borgomeduna

Il 6 e 9 agosto 1945 due bombe atomiche distrussero le città di Hiroshima e Nagasaki
spegnendo in un solo attimo oltre 210.000 vite umane.
Oggi, dopo 62 anni, gli "Hibakusha", i sopravvissuti di quel giorno,
ed i loro discendenti soffrono ancora dei devastanti effetti della contaminazione radioattiva.
Sono 250.000 le persone che ancora oggi patiscono seri danni alla salute a causa delle due esplosioni.

Le città di Hiroshima e Nagasaki non hanno mai cessato di dichiarare al mondo
l'inumana crudeltà delle bombe atomiche
e hanno sempre insistito sulla necessità di un totale disarmo nucleare.

Da quell’impegno nasce anche la mostra fotografica che il Comune di Pordenone e il Consorzio per l’Università di Pordenone in collaborazione con le Università giapponesi di Nagoya, Koachi e Ritsumeikan e con il patrocinio del Consolato generale del Giappone in Italia propongono alla città.

Inaugurazione della mostra fotografica

MAI PIU’
HIROSHIMA/NAGASAKI


lunedì 29 ottobre 2007, alle ore 15.30
nella sede del Consorzio Universitario di Pordenone
in via Prasecco 3

La mostra rimarrà aperta fino al 10 novembre 2007
tutti giorni dalle ore 8.30 alle ore 20.00